In un articolo del 2003 intitolato It Doesn’t matter Nicholas Carr, non ancora acclamato autore di libri di tecnologia, spiegava l’irrilevanza dell’innovazione tecnologica nella competitività di un’azienda. Il discorso di Carr era semplice: nel 2003 la disponibilità delle tecnologie IT era così standardizzata e diffusa che queste si stavano trasformando da potenziali risorse strategiche in commodity: “come il telefono o il motore a combustione – era il cuore del suo discorso –, quando una nuova tecnologia cresce e diventa ubiqua diventa una commodity e, da un punto di vista strategico, diventa invisibile e non ha più importanza: è quello che sta succedendo oggi all’information technology”. L’articolo provocò enorme reazioni nel mondo dell’informatica e un lungo dibattito in cui intervennero rappresentati delle più grandi aziende tecnologiche dell’epoca. Il CEO di Intel, Craig Barrett, fu il più duro definendo le tesi di Carr “pseudo-populismo”, mentre aziende che avevano investito centinaia di migliaia di dollari per costruire datacenter e altrettanti per gestirli e manutenerli caddero nello sconforto.
Lo scenario che Carr aveva delineato, tuttavia, emerse con chiarezza alcuni anni più tardi. Carr è infatti anche l’autore di The Big Switch, libro del 2008 in cui, cinque anni dopo aver demolito l’idea dell’IT come traino dell’innovazione, tornava sull’argomento per spiegare l’evoluzione del modello tecnologico e mostrare la portata rivoluzionaria del cloud computing. In questa seconda puntata, quello che era stato considerato il “nemico numero uno dell’IT”, spiegò il valore che la diffusione del Cloud ha introdotto nelle aziende: di fronte all’avanzare delle tecnologie cloud, “le aziende stanno ripensando il modo di comprare e usare le risorse informatiche. Piuttosto che investire grandi quantità di denaro in computer e software, stanno cominciando a ‘connettersi’ alla rete. Questo cambiamento non solo cambierà la natura dell’IT aziendale, ma sconvolgerà l’intera industria del computing”.
Carr aveva dunque compreso come il cloud computing sarebbe diventata un’onda lunghissima di innovazione che avrebbe ridefinito dalle basi il modo di intendere l’information technology. Questa ridefinizione del panorama porta con sé due semplici conseguenze: da un lato, grazie a questa nuova ondata di innovazioni, l’IT si sta trasformando di nuovo, da semplice commodity, in uno strumento di evoluzione e innovazione per le imprese. Dall’altro, proprio perché non più una commodity, la tecnologia diventa uno dei più importanti segmenti della strategia globale di un’azienda. In altre parole: l’IT può fare di nuovo la differenza in termini di agilità nel rispondere alle sollecitazioni del mercato, capacità di attrarre nuovi talenti, qualità e consistenza degli investimenti. Un’azienda che tardi oggi nell’analizzare come il cloud computing possa entrare a far parte non solo delle sue scelte tecnologiche, ma dell’intero mix di strategie che la guidano, accumulerà inevitabilmente un forte ritardo competitivo. Detto in altro modo: il cloud computing, se ci è permesso usare una metafora, preme con insistenza alle porte dei datacenter delle nostre aziende chiedendo a gran voce un cambiamento nei modi di programmare, gestire e operare l’IT. E lo richiede oggi.