Etievant

Aspetterò domani, dopodomani e magari cent’anni ancora finché la signora Libertà e la signorina Anarchia saranno considerate dalla maggioranza dei miei simili come la migliore forma possibile di convivenza civile, non dimenticando che in Europa, ancora verso la metà del Settecento, le istituzioni repubblicane erano considerate utopie.

Processo ad Etievant

Presidente – Un falegname che guadagna più di un consigliere di prefettura non ha ragione né diritto di lagnarsi.
Bricou – Neanche d’accorgersi che milioni di esseri come lui gli cadono all’intorno convulsi dall’inedia, distrutti dalla fame? Il mondo comincia e finisce dunque nel nostro ventre o nella nostra saccoccia? Al di là il diluvio!.
Presidente – Io sono un magistrato e posso parlarvi stando seduto.
Etievant – Ebbene, io sono l’accusato e non mi alzo.
Presidente – E così sia. Ditemi come vi chiamate.
Etievant – Non credo sia cosa che vi riguardi: vi ho forse chiesto il vostro nome?
Presidente – Voi rivelate nei vostri atti e nelle vostre parole un’innegabile educazione ed una certa cultura; dove siete stato a scuola?
Faugoux – Non risponderò. Non debbo nulla alla vostra società, non ebbi maestri, il poco che so l’ho imparato da solo.

AVE ATQUE SALVE

Noi siamo domani e voi siete ieri.
Ed è in potere di nessuno l’impedire al minuto che passa di avvicinarci a domani e allontanarci da ieri.
Ieri ha sempre voluto impedire la via a domani e sempre egli è stato vinto nella sua stessa vittoria, perché il tempo che ha impiegato a vincere l’ha avvicinato alla sua disfatta.
E’ lui che ha fatto bere la cicuta a Socrate, che ha fatto ritrattare Galileo con la tortura, che ha bruciato Jean Huss, Etienne Dolet, Guglielmo di Praga, Giordano Bruno, che ha ghigliottinato Hèbert, Babeuf, che ha avvelenato Banqui, che ha fucilato Flourens e Ferrè.
Come si chiamavano i giudici di Socrate e quelli di Galileo, quelli di Jean Huss, quelli di Guglielmo di Praga, quelli di Giordano Bruno, quelli di Etienne Dolet …? Nessuno lo sa.
Essi sono il passato, essi erano già morti quando vivevano.
Essi non hanno avuto neanche la gloria di Erostrato, mentre Socrate è eterno, Galileo e ancora vivo…Giordano Bruno, Dolet, Hèbert, Babeuf….vivono.
Perciò noi saremo felici nella nostra sventura, trionfanti nella nostra miseria, vincitori nella nostra disfatta.
Noi saremo felici qualunque cosa accada, perché noi siamo certi che al soffio dell’idea rinnovatrice altri esseri giungeranno alla verità, alti uomini riprenderanno il nostro compito interrotto e lo condurranno a buon fine; per ultimo siamo convinti che verrà il giorno in cui l’astro che indora le messi, brillerà sull’umanità senza eserciti, senza cannoni, senza frontiere, senza barriere, senza prigioni, senza magistrature, senza polizia, senza leggi e senza Dei. Liberi intellettualmente e fisicamente, e riconciliati con la natura e con loro stessi, gli uomini potranno finalmente spegnere la loro sete di giustizia nell’armonia universale… l’enigma moderno: libertà, uguaglianza, fratellanza, posto dalla sfinge della rivoluzione, essendo risolto, sarà l’ANARCHIA.

Dichiarazione di
Claude Francois Etievant
alla Assise di Versailles
Udienza del 27 luglio 1892