Accadde molto tempo fa nelle selve antistanti le caverne di Utumno, luoghi inviolati dalle più flebili manifestazioni di oscurità, presenze possenti sul lato sinistro della Spirale.
Ero un Lerthn contento di poter essere al centro di un sistema composto da tre stelle che gravitavano in matematico equilibrio attorno al mondo di Era. Inoltre ero aspirante al posto di guardiano delle Porte, incarico ambito da ogni giovane abitante di Asthar.
Le varie entità che popolavano le luminescenti terre Eriane mi ossequiavano, le strade si raddrizzavano al mio passaggio, le fanciulle mi sorridevano, nulla osava intralciare il mio cammino, tranne quel suono, quel battito d’ali che mi costringeva ad alzare ogni tanto lo sguardo verso la luce nella speranza di scoprire un mutamento nel corso degli eventi.
Tuttavia il tempo trascorse placido, sino al momento in cui giunse finalmente il periodo delle cariche, ed io fui elevato al rango di Guardiano Occidentale delle Porte, signore incontrastato di un esercito Betelghiano, padrone assoluto del Mazzo di Chiavi.
Quale era la mia gioia nel disporre di tanto prestigio fiero del mio portamento nell’uniforme dei Guardiani, potevo disporre del mio passo a piacimento, potevo aprire ogni porta mi fosse frapposta, potevo disporre della gente per ogni mio desiderio, potevo entrare nel bosco di confine, ed e’ ciò che feci.
Non crediate che io apprezzi particolarmente descrivere questo momento ma ritengo sia necessario alla comprensione degli eventi che diedero origine alla nascita degli Dei.
Giunse una notte, all’improvviso,
il vento vantava la propria presenza
al seguito delle possenti ali
della Sorte Imperiale.
È difficile stabilire con precisione quando cominciò, ma durante lo scorrere incessante del tempo nacquero le prime sensazioni di oppressione, momenti liberatori si ergevano con esuberanza sulle definizioni eteree di staticità complementare.
Non so se avete mai provato il Kimbstis verde nelle Selve della Luce che circondavano Utumno; io lo provai nel giorno della promozione, era la stessa gioia, lo stesso mormorio, la stessa leggerezza di pensiero ed azione.
Eppure quella volta era un essere vivente a provocarlo.
Cosa avrebbe potuto farmi supporre una mera presenza di stonatura nell’armonia della Musica?
Stonatura,
quale tetra parola nell’armonia totale.
Sembrava che un colore più intenso
rendesse maggiormente onore al mosaico,
chi poteva supporre
che quel rosso era troppo intenso
che quel verde non fosse il mare
o che quel muro fosse irreale.
Chi, nelle mie condizioni avrebbe potuto supporre
che quella notte si sarebbero aperte
le porte secolari di Utumno?
Dalle “Comunicazioni al Consiglio Centrale della Settima Era”
Archivio Universale Unificato – ISTHENRUTH – 3CPN8D