Disimpegno Morale

Bandura e i meccanismi di disimpegno morale
Chi è Bandura? Albert Bandura (classe 1925) è uno psicologo canadese, celebre per il suo lavoro sulla teoria dell’apprendimento sociale. Tra gli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 ha analizzato i principali meccanismi di disimpegno morale. Questi meccanismi tendono a sviare il fulcro del discorso, per rendere il dialogo sostenibile anche quando si ha torto o mancano gli argomenti. Qualsiasi individuo voglia uscire da una discussione scomoda, probabilmente si appoggerà ad uno tra gli 8 meccanismi di Bandura.

Un esempio per capire al meglio!
Immagina di essere un giudice, convocato in tribunale per sentenziare su un reato. Il malvivente che devi giudicare ha commesso un brutto crimine: per poco non accoppava un tizio al bar. Inizia l’interrogatorio e gli domandi le motivazioni che lo hanno portato a compiere quel misfatto. Secondo te come ti risponderà? Pensaci un attimo senza leggere il seguito.

Fatto? Ebbene, è molto probabile che per difendersi utilizzerà una delle frasi che trovi qui sotto elencate (oppure molto molto simile). Il delinquente potrebbe rispondere con:

L’ho fatto per un buona causa!
Non l’ho davvero picchiato, forse un pugnetto!
Cosa potrà mai essere una rissa al bar, c’è chi si ammazza in guerra!
La colpa non è mia! Sono stati gli altri a dirmi di farlo!
Non l’ho picchiato da solo, eravamo un bel po’ a riempirlo di botte!
Tutto ciò è falso! Non sono stato io!
Quello non era un uomo: era un porco!
L’ha voluto lui quel pugno, è venuto a prenderselo!

8 Strategie che le persone utilizzano per giustificarsi quando non vogliono ammettere i propri errori!
Hai trovato qualche somiglianza tra la giustificazione al reato che avevi pensato e quelle elencate? Se sì è perché Bandura ha analizzato accuratamente quali siano i meccanismi che regolamenterebbero le condotte trasgressive e come la persona si giustifica quando ha torto, oppure non sa bene cosa rispondere alle domande.

Quindi, i principali meccanismi di disimpegno morale sono:

La giustificazione morale (“Me lo ha detto Dio”, “lo faccio per una buona causa”, “La patria me lo domanda!”);
L’etichettamento eufemistico (“Gli ho solo dato una carezza”);
Il confronto vantaggioso (“Cosa sarà mai un pugno, confronto a una fucilata!”);
Il dislocamento delle responsabilità (“Sono stati gli altri ad istigarmi…”);
La diffusione delle responsabilità (“Non ero da solo, è colpa di tutti!”);
La non considerazione o distorsione delle conseguenze (“Non è successo nulla”, “Non è andata così!”);
La deumanizzazione della vittima (“Ma quello è una bestia!);
L’attribuzione della colpa (“Se l’è cercata!”).


Albert Bandura è uno psicologo canadese, celebre per il suo lavoro sulla teoria dell’apprendimento sociale. Tra gli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 ha analizzato i principali meccanismi di disimpegno morale. Questi meccanismi tendono a sviare il fulcro del discorso, per rendere il dialogo sostenibile anche quando si ha torto o mancano gli argomenti. Qualsiasi individuo voglia uscire da una discussione scomoda, probabilmente si appoggerà a uno tra gli 8 meccanismi di Bandura.

  1. L’ho fatto per un buona causa!
  2. Non l’ho davvero picchiato, forse una sberla democratica!
  3. Cosa potrà mai essere un “coprifuoco democratico”, quello durante il “fassismo” era un vero coprifuoco!
  4. La colpa non è mia! Sono stati gli altri a dirmi di farlo!
  5. Non l’ho picchiato da solo, eravamo la “società civile” a riempirlo di botte!
  6. Tutto ciò è falso! Non sono stato io, è colpa degli altri!
  7. Quello non era un uomo: era un “fassista”, non merita nulla!
  8. L’ha voluto lui quel pugno, è venuto a prenderselo!

I principali meccanismi di disimpegno morale sono:

  1. La giustificazione morale (“Me lo ha detto Dio”, “lo faccio per una buona causa”, “La patria me lo domanda!”, “l’ideologia me lo impone”);
  2. L’etichettamento eufemistico (“Gli ho solo dato una carezza”);
  3. Il confronto vantaggioso (“Cosa sarà mai un pugno, confronto a una fucilata!”);
  4. Il dislocamento delle responsabilità (“Sono stati gli altri a provocarmi…”);
  5. La diffusione delle responsabilità (“Non ero da solo, è colpa di tutti!”);
  6. La non considerazione o distorsione delle conseguenze (“Non è successo nulla”, “Non è andata così!”);
  7. La de umanizzazione della vittima (“Ma quello è una bestia!);
  8. L’attribuzione della colpa (“Se l’è cercata!”).