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Votanti, non votanti e astenuti

Si sono svolte le elezioni europee.
Nessun cosiddetto partito antisistema è riuscito a passare lo sbarramento.
Come è logico che sia, sono tutti piuttosto delusi e arrabbiati.
Così salgono tutti in cattedra per “spiegare” ai non votanti le motivazioni per cui non li hanno votati.
Nessuno di loro ha l’umiltà, e soprattutto l’intelligenza, di chiedere a chi non li ha votati le loro motivazioni, macché, tutti a insultare dandogli dei poveri stupidi che si sono fatti abbindolare dal sistema che non vuole che la gente voti.
Niente di più falso.
Il sistema vuole l’esatto contrario.
Invita la gente a votare proprio perché questo serve a legittimare il loro dominio.
Tutti i partiti dicono: “andate a votare, non importa per chi votate ma votate”.
Questo sembra ben diverso dall’invitare all’astensionismo.
Usano frasi che fanno presa sulle menti semplici per convincere la gente a votare:

  • chi non vota poi non ha il diritto di lamentarsi
  • il voto è l’arma più potente che abbiamo per cambiare le cose
  • chi non vota lascia che siano gli altri a decidere per lui
  • dobbiamo combattere il sistema dall’interno
  • dobbiamo battere le destre (o viceversa ma questo si sente meno spesso)
  • il voto è un dovere civico oltre che un diritto
  • tanti sono morti per darci la possibilità di votare

Una delle teorie maggiormente in voga è che chi non vota è un povero ebete che se ne sta comodamente seduto sul divano e non “lotta”, come se lottare significasse mandare qualcuno a scaldare una poltrona profumatamente pagato, e si fa fregare dai pifferai magici che gli raccontano che se non vota, allora il parlamento viene delegittimato e arriva la rivoluzione.
Poi però non succede nulla di tutto ciò e, come sarebbe logico aspettarsi, tutti questi “creduloni”, la volta successiva dovrebbero correre in masse alle urne perché si sono resi conto di essere stati truffati.
Tutto nasce dalla pochezza intellettuale di questi “fini analisti”.
Il parlamento per essere legittimato, ha bisogno di essere eletto.
Questo è verissimo, l’errore sta nel credere che sia valido anche il contrario, e cioè: se non voto sto delegittimando il parlamento.
Ma non funziona così.
Le leggi elettorali sono state fatte da chi detiene il potere, è ovvio che sono state fatte per favorire loro e non il popolo.
Lo sanno anche i bambini che basta che votino i parenti per far si che il parlamento sia legittimato.
La teoria del “se non voto allora delegittimo” l’hanno inventata i fanatici del voto per screditare i non votanti.
Proprio come i fanatici dei sieri magici si erano inventati il fatto che chi poneva dubbi, fosse in realtà un complottista convinto che stessero inoculando il 5G.
Chi veramente era critico nei confronti di quei sieri sperimentali, non ha mai parlato di 5G.
La propaganda è anche questo: inventarsi cose fingendo di essere coloro che in realtà si vogliono screditare.

Dopo qualche anno arrivano nuove elezioni e, stranamente, i non votanti aumentano anziché diminuire.
O pofferbacco, come è possibile tutto ciò?
I fini analisti che ci avevano spiegato che i non votanti erano dei poveri imbecilli si faranno qualche domanda?
Macché, continueranno imperterriti a “spiegarci” che non sono loro gli idioti che non hanno ancora capito un cazzo ma bensì chi non li vota.

Un primo appunto che sarebbe necessario fare è il pressapochismo con cui i fanatici del voto giudicano chiunque non sia come loro.
Non sono neppure in grado di distinguere la differenza fra “non votanti” e “astensionisti”.
Nonostante entrambi non votino, sono comunque categorie ben diverse.
Senza pretendere di entrare troppo nel dettaglio, possiamo identificare gli astensionisti, almeno alcuni di loro, come gente delusa da voti precedenti, come aver votato i grillini, oppure che non trovano rappresentanti degni ma che continuano a credere nella bontà del voto.
Discorso ben diverso bisognerebbe fare per i “non votanti”.
Questi, di solito, non credono nel voto come mezzo per risolvere i problemi.
Non credono che delegando qualcuno si possa cambiare ciò che non funziona.
Non credono nella “democraziah” elettiva.

Ma ora proviamo ad analizzare le “teorie” dei fanatici del voto punto per punto.
“chi non vota poi non ha il diritto di lamentarsi”.
Semmai è l’esatto contrario.
Chi vota delega qualcuno a parlare al posto suo e quindi, da quel momento in poi, perde ogni diritto di parlare.
Proprio il contrario del non votante il quale, non avendo delegato nessuno, continua a mantenere per se tale diritto.

“il voto è l’arma più potente che abbiamo per cambiare le cose”.
A qualcuno risulta che tramite il voto sia mai cambiato qualcosa?
Società a regime capitalistico sono forse diventate socialiste, o comuniste, proprio grazie al voto?
I regimi si cambiano con rivoluzioni radicali, non votando.

“chi non vota lascia che siano gli altri a decidere per lui”.
Anche qui è vero l’esatto contrario.
Chi vota delega un altro a decidere al posto suo.
Chi non vota non consente che siano altri a decidere per lui.

“dobbiamo combattere il sistema dall’interno”.
Avete mai visto qualcuno che, dopo aver ottenuto un impiego che consiste nello scaldare una poltrona e fare qualche saltuariamente qualche inutile proclama, giusto per continuare a far credere a chi lo ha eletto che fosse la cosa migliore da fare, cercare di far cessare ciò che ha duramente conquistato per tornare a fare la vita che faceva prima?
Se la vita precedente era così bella, come mai ha tanto lottato per farsi eleggere in un parlamento che dice di voler distruggere?
Fatevela una domanda ogni tanto.

“dobbiamo battere le destre (o viceversa ma questo si sente un po’ meno spesso)”.
È una frase chiarissima, il loro obiettivo è solo ed esclusivamente la conquista del potere.
Non dicono mai “dobbiamo vincere le elezioni per migliorare le condizioni di vita del popolo”.
Del popolo non gliene frega nulla, l’importante è la conquista dell’agognata poltrona da riscaldare.

“il voto è un dovere civico oltre che un diritto”
Questa è la classica bufala dei gate keeper, fanatici del voto senza se e senza ma.
“Art. 48 Costituzione: il voto non è un diritto ma un dovere civico”
Che cosa significa “Dovere civico”?
Trattasi in realtà di diritto di voto, esercitabile come facoltà liberamente attuabile dal cittadino; rimane libera la determinazione di chi volesse diversamente astenersi senza esprimere preferenza alcuna.
Nell’idea base dei costituenti era infatti ancora vivo il ricordo del diritto di voto come una conquista di civiltà, che costò molti sacrifici in termini umani e di lotte sociali.
Non trattandosi di dovere, nel 1993 si è pensato di abrogare l’art. 115 del T.U. del 1957 che comminava sanzioni per chi non si fosse recato al voto.

“tanti sono morti per darci la possibilità di votare”.
Nessuno nega che ci siano state persone morte per le loro idee ma erano appunto le “loro idee”, non quelle degli altri.
Combattevano per ciò in cui loro credevano ma questo non è un motivo valido per cui tutti dovrebbero credere nella stessa ideologia.
Altrimenti dovremmo diventare tutti sostenitori del terrorismo israeliano, in quanto alcuni di loro muoiono per difendere il loro “diritto” di essere il “popolo eletto” che può sterminare chiunque non si prostri ai loro piedi.
Vi sembra un argomento sensato?

Gli astensionisti non si convincono insultandoli e tanto meno si convincono i non votanti usando lo stesso metodo.
Come diceva Gaber:
“La libertà
non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione”

Solo che per i cosiddetti antisistema, la “partecipazione” corrisponderebbe a mandare soldi in modo che loro possano continuare a fare i loro filmatini da pubblicare sui vari social di sistema (combattono il sistema stando dentro al sistema…), oppure iscrivendosi al loro partito facendo i peones che applaudono i capoccia che dal palco gli spiegano cosa pensare.
In sostanza esattamente la stessa cosa che fanno tutti i partiti tradizionali.

Se si vuole davvero costruire un’alternativa, non ci si può presentare addobbati come tutti gli altri, bisogna trovare strade diverse.
I grillini all’inizio avevano portato avanti un loro piano di cambiamento con il discorso del “uno vale uno” ma poi si sono impantanati nel sistema e sono diventati i “5 stelle”, tradendo così tutti i loro intenti “rivoluzionari”.
Chi si presenta pretendendo di farsi votare dai non votanti o dagli astensionisti usando i classici schemi di tutti gli latri, non sono una vera alternativa antisistema, sono molto più semplicemente un nuovo partito che nasce da alcune persone che, per vari motivi, fuoriescono da altri partiti.
Certamente presentano anche visioni diverse ma con radici sempre ben radicate nello stesso terreno.
È un discorso che abbiamo già visto con il vecchio PCI.
I comunisti, almeno quelli italiani, non volevano realmente proporre un nuovo modello di società.
Quella che c’era andava benissimo, volevano semplicemente sostituire chi era al vertice di quella società.
Il popolo non era quindi il fine ma il mezzo per andare al potere.
La gente questo ha iniziato a comprenderlo e sono sempre di più quelli che decidono di non partecipare alla farsa del voto.

Se davvero si vuole offrire qualcosa di alternativo, bisogna uscire dalla vecchia logica: “dirigenti e peones”.
Per fare ciò è necessario iniziare a pensare a una diversa forma di governo.
Smettere di credere che la “democrazia occidentale” sia la migliore forma di governo possibile.
La si è talmente esaltata che ha cessato la sua funzione naturale, ovvero quella di essere al servizio del popolo, è il popolo che è diventato il servitore della democrazia.
La stessa cosa è successa all’economia.
Si è passati dall’economia che deve servire a migliorare le condizioni di vita delle persone, alle persone che debbono fare di tutto per sostenere l’economia.
Economia e democrazia sono strettamente collegate e non si può pensare di cambiare una delle due, senza necessariamente cambiare anche l’altra.
Quelle che si autoproclamano “democrazie del mondo libero basato sulle regole” (definizione peraltro estremamente falsa), definiscono autocrazie paesi come Cina e Russia ma è una definizione totalmente errata.
Se osserviamo la definizione di “democrazia”, anche Cina e Russia possono essere definite tali.
Ciò che non piace al mondo occidentale è che questi due Paesi hanno regole economiche diverse e questo fa si con non vengano riconosciuti come democratici.
Non basta dichiararsi antisistema, bisogna anche avere il coraggio di uscire dagli schemi classici.

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