KAMASUTRA
Kamasutra
MALLANAGA VATSYAYANA
KAMASUTRA
CODICE INDIANO DELL’AMORE
PARTE PRIMA
I. SALUTO A DHARMA, ARTHA E KAMA
Dall’inizio il Signore degli Esseri creò gli uomini e le donne, e, sotto forma di comandamenti, stabilì in centomila capitoli le regole della loro vita in rapporto a Dharma [1], Artha [2] e Kama [3]. Alcuni di questi comandamenti furono scritti separatamente da Swayambhù Manù, che tracciò quelli che trattano del Dharma, mentre quelli riguardanti Artha furono compilati da Brihaspati, e quelli riferentisi a Kama furono dettati in mille capitoli da Nandi, discepolo di Mahadeva.
In seguito questi Kamasutra (Aforismi sull’Amore) scritti da Nandi in mille capitoli, furono riprodotti da Shvetaketu, figlio di Uddvalaka, sotto forma di riassunto, in cinquecento capitoli, e sotto forma ancora più concisa, in centocinquanta capitoli, da Babhravya, della regione Punsciala (a sud di Delhi). Questi centocinquanta capitoli sono raggruppati sotto i sette titoli seguenti:
1) Sadharna (problemi generali).
2) Samprayogira (amplessi, ecc.).
3) Kanya Sampayuktaka (unione tra il maschio e la femmina).
4) Bharyadhikarika (della propria sposa).
5) Paradarika (delle mogli altrui).
6) Vaisika (delle cortigiane).
7) Opamishadika (delle arti della seduzione, delle medicine toniche, ecc.).
La sesta parte di quest’opera fu pubblicata separatamente da Dattaka su richiesta delle donne pubbliche di Pataliputra (Patna), e così anche la prima parte di Sciarayana. Le altre parti furono separatamente dettate da:
Suvarnanabha (seconda parte). Ghotakamukha (terza parte). Gonardiya (quarta parte). Gonikaputra (quinta parte). Kusciumara (settima parte).
Pubblicata così in parti separate e da autori diversi, è quasi impossibile ritrovare l’opera intera: e poiché le parti edite da Dattaka e dagli altri trattavano ciascuna un determinato soggetto, e d’altra parte l’opera originale di Babhravya era difficile da studiare per l’eccessiva mole, Vatsyayana compose quest’opera di modeste proporzioni, quale riassunto di tutti i lavori dei suddetti autori.
II DELLA CONQUISTA DI DHARMA, ARTHA E KAMA
L’uomo, la cui vita dura cento anni, deve praticare Dharma, Artha e Kama in differenti tempi, e in modo tale che essi possano armonizzare fra loro senza il più piccolo disaccordo. Nell’infanzia deve prima d’ogni altra cosa istruirsi; durante la gioventù e l’età matura si occuperà di Artha e di Kama, e in vecchiaia tenterà di conquistare Dharma, sforzandosi in tal modo di guadagnare Moksha, con cui si evita un’ulteriore trasmigrazione. Ed essendo molto incerta la vita, tali tre cose dovrà praticarle nei periodi che gli saranno specificati.
Una sola cosa è da notare particolarmente, ed è che fino a quando non abbia terminato la sua educazione deve condurre la vita di uno studente religioso.
Dharma è l’obbedienza ai comandamenti dei Shastra, che sono la Sacra Scrittura degli Indù; è l’obbligo di compiere alcune cose, quali ad esempio certi sacrifici, che in generale si trascurano perché non appartenenti a questo mondo e non d’effetto visibile; ed è anche l’obbligo di non compierne altre, per esempio mangiare carne, ciò che invece si fa spesso, perché è di questo mondo ed ha un effetto visibile.
Dharma è insegnato dallo Shruti (Sacra Scrittura) e da coloro che lo spiegano.
Artha è la conquista delle arti, dell’oro, della terra, del bestiame, della ricchezza, della servitù e degli amici. Consiste, inoltre, anche nella protezione di tutto ciò che si è conquistato, e nell’accrescimento di ciò che si possiede.
Artha è insegnato dagli ufficiali del Re, e dai negozianti dediti al commercio.
Kama è il godimento mediante i cinque sensi, udito, tatto, vista, gusto, odorato od olfatto, assistiti dallo spirito in unione con l’anima. La parte essenziale di tutto ciò consiste in un contatto speciale fra l’organo del senso e l’oggetto e la coscienza del piacere che ne risulta si chiama Kama.
Kama è insegnato dai Kamasutra (Aforismi d’amore) e dalla pratica dei cittadini.
Quando tutti e tre, Dharma, Artha e Kama, sono riuniti in una persona, cioè Dharma è migliore di Artha, e Artha è migliore di Kama. Ma Artha deve sempre prevalere per il re, perché solo da Artha dipende la vita del popolo. Così le donne pubbliche debbono preferire Kama alle due altre qualità, poiché di Kama formano la loro unica occupazione. E queste sono le eccezioni alla regola generale.
Obiezione. Molti uomini sapienti affermano che, poiché Dharma concerne tutte le cose che non sono di questo mondo, esso può essere perfettamente esposto in un libro; e così pure Artha; osservando specialmente che la pratica di queste due qualità è solo possibile con l’applicazione di determinati metodi, di cui non si può aver conoscenza altro che per mezzo dello studio e dei libri. Invece per Kama, che è una cosa praticata anche dalla creazione bruta e che si osserva ovunque, non v’è per nulla bisogno di un libro per insegnarla.
Risposta. Non è vero. Essendo i rapporti sessuali un fatto dipendente dall’uomo e dalla donna, essi richiedono l’applicazione di alcune regole insegnate dai Kamasutra. La non applicazione di tali regole che osserviamo nella natura bruta è dovuta al fatto che gli animali non conoscono nessun freno; che le loro femmine sono pronte ai rapporti sessuali solo in determinate stagioni, senza eccezione; e infine al fatto che l’unione degli animali non è mai preceduta dal più lieve sintomo di pensiero.
Seconda obiezione. I Lokayatikas [4] affermano: “I comandamenti religiosi non debbono essere osservati in quanto non si sa che frutto daranno. Chi sarà mai così pazzo da abbandonare nelle mani di un altro ciò che ha nelle proprie? D’altra parte è preferibile avere un piccione oggi che un pavone domani; e una moneta di rame, di cui si abbia la certezza del possesso, è migliore di una moneta d’oro di cui il possesso è dubbio.
Risposta. Ma questo non è giusto:
1) La Sacra Scrittura, che comanda la pratica di Dharma, non permette nessun dubbio.
2) I sacrifici che si compiono per la distruzione dei nemici o per far cadere la pioggia, hanno un effetto visibile.
3) Il sole, la luna, le stelle, i pianeti e gli altri corpi celesti, ci fanno supporre che operino intenzionalmente per il bene del mondo
4) L’esistenza del mondo è accertata dall’osservazione delle regole riguardanti le quattro caste [5] degli uomini, e i quattro periodi della loro vita.
5) Noi osserviamo che si semina il grano nella terra con la speranza di un futuro raccolto.
Vatsyayana pensa dunque che occorre ubbidire ai comandamenti della religione.
Terza obiezione. Coloro che credono che il destino sia la causa prima di tutte le cose affermano: “Non dobbiamo affannarci a conquistare la ricchezza, perché mentre spesso non vi riusciamo nonostante i nostri sforzi, altre volte essa giunge a noi senza averla cercata. Quindi ogni cosa è in potere del destino che è padrone del guadagno e della perdita, del buon successo e della disgrazia, del piacere e della sofferenza. Così noi abbiamo veduto Bali [6] innalzato dal destino al trono d’Indra e poi rovesciato dalla stessa potenza; e solamente il destino può restaurare il suo regno.”
Risposta. Questo ragionamento non è giusto. Come il possesso di qualsiasi oggetto presuppone in ogni caso un determinato sforzo da parte dell’uomo, l’uso dei mezzi opportuni può essere considerata la causa di tutte le nostre conquiste, e poiché è necessario questo uso di mezzi convenienti (anche nel caso che una cosa debba fatalmente avvenire), la conseguenza è che chi non fa niente non riceverà nessuna felicità.
Quarta obiezione. Coloro i quali sono inclini a pensare che Artha sia la prima qualità da conquistare, ragionano in tal modo: “Non occorre ricercare i piaceri, perché essi sono di ostacolo alla pratica di Dharma e di Artha, superiori ai piaceri stessi, e perché sono disprezzati da tutte le persone sagge. I piaceri conducono l’uomo alla miseria e lo mettono in contatto con gente volgare; l’inducono a commettere atti illeciti e lo rendono impuro, imprevidente, dissipato e leggero. È noto, d’altronde, che un gran numero d’uomini dediti ai piaceri si sono perduti insieme alle loro famiglie e ai loro amici. Così il re Dandakya della dinastia Rhola, che aveva con cattive intenzioni rapito la figlia di una bramino, fu ben presto rovinato e perse il suo regno. Indra, il quale aveva violato la casta Ahalaya, fu severamente punito. E così il potente Kisciaka il quale aveva tentato di sedurre Dropadi, e così Ravana, il quale aveva voluto abusare di Sita, furono puniti per i loro delitti. Questi uomini, come molti altri, furono vittime dei loro piaceri.
Risposta. Questa obiezione non può reggere, perché i piaceri sono necessari all’esistenza e al benessere del corpo al pari del nutrimento, e perciò sono legittimi. Non solo: essi sono il risultato di Dharma e di Artha. Però bisogna godere i piaceri con moderazione e con prudenza.
Dunque un uomo che pratichi Dharma, Artha e Kama, gode la felicità sia in questo mondo sia nel mondo futuro, e la gente per bene compie solo azioni per le quali non ha nessun timore per la vita futura e che non presentano nessun pericolo per il loro benessere. Ogni atto che porti alla pratica di Dharma, Artha e Kama, congiunti, o di due di essi, o anche di uno solo, deve essere eseguito; ma occorre astenersi da ogni atto che conduca alla pratica di una sola ditali doti a scapito delle altre due.
III. DELLE ARTI E DELLE SCIENZE DA STUDIARE
L’uomo deve studiare i Kamasutra e le arti e le scienze che a questi si riferiscono, ma contemporaneamente anche le scienze e le arti che si riferiscono a Dharma e Artha.
Le stesse ragazze debbono studiare i Kama Sutra, e tutte le arti e le scienze accessorie, prima del matrimonio, e in seguito proseguire questi studi col consenso del marito.
Vi sono tuttavia dei sapienti i quali in proposito affermano che le donne, a cui è proibito lo studio di ogni scienza, non debbono studiare neppure i Kamasutra. Ma Vatsyayana è del parere che tale obiezione non regga, perché le donne conoscono già la pratica dei Kamasutra, che deriva dai Kama Shastra, o dalla medesima scienza di Kama. Inoltre, non soltanto in questo particolare, ma anche in molti altri casi, avviene che, benché sia a tutti nota la pratica della scienza, solamente qualcuno conosce le regole e le leggi su cui la scienza è basata. Così gli Yadnikas, o sacrificatori, pur essendo spesso ignoranti della grammatica, sono in grado di usare parole bene appropriate, quando si dirigono alle varie Divinità, anche se non sanno neppure come si scrivono quelle parole. Così, ancora, altre persone compiono i loro doveri nel tale o nel tal altro giorno propizio fissato dall’astrologia, senza essere iniziati per nulla alla scienza astrologica.
E ancora i conducenti di cavalli e di elefanti guidano questi animali senza conoscere la scienza di guidare, ma unicamente per pratica. E così ancora il popolo delle province più lontane obbedisce alle leggi del regno per abitudine e perché hanno un re sopra di loro e non per altro. E noi sappiamo pure per esperienza che alcune donne, come le figlie dei principi e dei loro ministri, e le donne pubbliche, hanno veramente una particolare attitudine per i Kama Shastra.
Ne consegue che una donna deve imparare i Kama Shastra, o per lo meno una parte, studiandone la pratica sotto la direzione di qualche intima amica. Ella dovrà studiare da sé sola, nelle sue stanze private, le sessantaquattro pratiche appartenenti ai Kama Shastra. La sua istitutrice sarà una delle seguenti persone: la figlia della nutrice che sia cresciuta con lei e sia già sposata, un’amica degna della sua ampia confidenza, la sorella di sua madre, una vecchia domestica, una mendicante che abbia vissuto precedentemente nella famiglia, o la propria sorella, alla quale sempre potrà confidarsi.
Dovrà così studiare le seguenti arti, procedendo di pari passo coi Kamasutra:
1) Il canto.
2) La musica strumentale.
3) La danza.
4) L’unione del canto, della danza e della musica strumentale.
5) La scrittura e il disegno.
6) Il tatuaggio.
7) L’abbigliamento e l’adornamento di un idolo con piante di riso e fiori.
8) La disposizione e la preparazione dei letti di fiori, cioè l’arte di stendere i fiori sul suolo.
9) La colorazione dei denti, degli abiti, dei capelli, delle unghie e del corpo; cioè la loro tintura, il colore e il modo di dipingerli.
10) La disposizione con arte degli oggetti colorati.
11) L’arte di approntare i letti e di stendere i tappeti e i cuscini per riposare.
12) L’arte di suonare con bicchieri pieni di acqua.
13) L’immagazzinamento e l’accumulazione dell’acqua negli acquedotti, nelle cisterne e nelle riserve.
14) La pittura e la decorazione.
15) La confezione di rosari, collane, ghirlande e corone.
16) La fabbricazione di turbanti e cappelli, di pennacchi, e di guarnizioni coi fiori.
17) La rappresentazione scenica e l’arte teatrale.
18) La fabbricazione di orecchini.
19) La preparazione dei profumi.
20) L’abile disposizione decorativa dei gioielli, e l’arte di sapersi adornare abbigliandosi.
21) La magia o stregoneria.
22) L’agilità o abilità della mano.
23) L’arte culinaria.
24) La preparazione di limonate, di sorbetti, bibite acidule e di estratti spiritosi con profumi e con colori convenienti.
25) La fabbricazione di fiori, pennacchi, ghiande, nodi, ecc. di lana o di filo.
26) La soluzione di enigmi, anagrammi, parole a doppio senso, giochi di parole, e giochi enigmistici.
27) Un gioco consistente nei ripetere dei versi: allorché una persona ha terminato, un’altra deve subito subentrare cominciando con un verso di cui la prima lettera sia uguale all’ultima con cui ha finito la persona precedente; chi non sia capace di trovare il suo verso, è considerato perdente e obbligato a pagare una posta stabilita.
28) L’arte mimica o dell’imitazione.
29) La lettura, che riguarda anche il canto e l’intonazione.
30) Gli scioglilingua con parole di difficile pronuncia. È un esercizio che costituisce un divertimento specialmente per le donne e i bambini; perché capita spesso che, essendo una data frase difficile da ripetersi, nel parlare velocemente le parole vengono mal pronunziate o trasposte.
31) L’uso della spada, del bastone, del bastone di difesa, dell’arco e delle frecce.
32) L’arte di fare deduzioni.
33) I lavori in legno, o l’arte del falegname.
34) L’architettura, o l’arte del costruire.
35) La conoscenza delle monete d’oro e d’argento, dei gioielli, e delle pietre preziose.
36) La chimica e la mineralogia.
37) I riflessi e i colori delle pietre preziose, dei gioielli e delle perle.
38) La conoscenza delle miniere e delle cave.
39) L’arte del giardiniere; l’arte di curare le malattie degli alberi e in generale delle piante; l’arte di saper mantenere bene le piante stesse e di saperne riconoscere l’età.
40) Le regole dei combattimenti dei galli, delle quaglie e dei montoni.
41) L’arte d’insegnare a parlare ai pappagalli e agli stornelli.
42) L’arte di spargere unguenti profumati sul corpo, d’impregnare i capelli di pomate e profumi e di raccoglierli in trecce
43) L’arte di decifrare le scritture private e le varie scritture delle parole.
44) L’arte di parlare alterando la forma delle parole. Questo gioco si fa in varie maniere. Alcuni cambiano il principio con la fine delle parole; altri intercalano delle lettere tra le sillabe di una parola, ecc.
45) La conoscenza delle lingue e dei dialetti provinciali.
46) L’arte di preparare carri di fiori.
47) L’arte di disegnare diagrammi mistici o di preparare incantesimi, o d’intrecciare braccialetti.
48) Gli esercizi d’invenzione poetica, come completare strofe o versetti di cui si conosca una sola parte; o di creare uno, due o tre versi, da far seguire ad altri scelti a caso da differenti poesie, in modo che il tutto risulti una poesia compiuta e con un significato reale; o di ricostruire le parole di una poesia che sia stata scritta irregolarmente, avendo separato le vocali dalle consonanti; oppure di mettere in prosa i versi delle frasi rappresentate con segni o con simboli. In tal modo si può avere un’infinità di simili esercizi.
49) La composizione di poemi.
50) La conoscenza dei dizionari e dei vocabolari.
51) L’arte di mutare e di mascherare l’aspetto di una persona.
52) L’arte di cambiare l’aspetto delle cose, come di far credere seta il cotone e oggetti fini e rari gli oggetti comuni e volgari.
53) Le differenti specie di giochi.
54) L’arte di conquistare l’altrui proprietà per mezzo del muntras o incantesimo.
55) L’agilità negli esercizi giovanili.
56) La conoscenza degli usi di società, e l’arte di ossequiare e far complimenti.
57) La scienza della guerra, delle armi, degli eserciti, ecc.
58) L’arte della ginnastica.
59) L’arte d’indovinare il carattere di un uomo dalla fisionomia.
60) L’arte di scandire o di costruire dei versi.
61) I giochi aritmetici.
62) La fabbricazione di fiori artificiali.
63) La fabbricazione di figure e immagini con l’argilla.
Una donna pubblica, dotata di buone disposizioni, la quale alla bellezza aggiunga altre attrattive, e sia inoltre pratica nelle arti sunnominate, assume il nome di ganika, o donna pubblica di alta qualità; ed ha diritto, in una società di uomini, a un posto d’onore. Sarà sempre rispettata dal re e lodata dai letterati, mentre tutti ne cercheranno i favori, divenendo così un oggetto di considerazione universale.
E anche la figlia di un re, o di un ministro, se possederà le doti di cui abbiamo ora parlato, potrà assicurarsi la preferenza del suo sposo anche se questi avesse migliaia di mogli. S’aggiunga a tutto ciò che qualora una donna si separi da suo marito o cada in miseria potrebbe comodamente guadagnarsi la vita, anche all’estero, con la sola conoscenza di tali arti.
Soltanto il conoscerle costituisce per una donna un’attrattiva, per quanto sia possibile metterle in pratica unicamente in determinate circostanze. Un uomo che conosca queste arti, e che sappia parlare gentilmente e con galanteria, conquista il cuore delle donne anche dopo una brevissima relazione.
IV. – LA VITA DI UN CITTADINO
Un uomo favorito dalla fortuna e possessore di beni acquistati per dono, conquista, operazioni di commercio, risparmi o eredità lasciata dagli antenati, deve diventare capo di famiglia e condurre vita da cittadino. Egli si sceglierà una casa in una città o in un grande villaggio, o nelle vicinanze di gente onesta, o in un luogo molto frequentato. Questa residenza dovrà essere situata vicino a un corso d’acqua e divisa in differenti reparti, destinati a vari usi. Sarà circondata da un giardino e conterrà due appartamenti, uno interno e l’altro esterno. Quello interno sarà occupato dalle donne; l’altro olezzante di profumi finissimi, conterrà un morbido letto, piacevole a vedersi, con sopra una coperta candida, ornato di ghirlande e fasci di fiori freschi, con un baldacchino e due guanciali, uno alla testa e l’altro ai piedi. Non mancherà neppure un divano o letto di riposo, e dietro a esso un armadio ove saranno custoditi gli unguenti profumati per la notte, fiori, vasi di sostanze odorifere, le essenze necessarie per profumare la bocca e scorze di limone comune.
Vicino a questo divano, sul pavimento, occorre una sputacchiera, una cassetta di oggetti di abbigliamento, e un liuto appeso a un dente di elefante, una tavola da disegno, un vaso di profumi, qualche libro e ghirlande di amaranti gialli. Un po’ più lontano dovrà esserci uno sgabello rotondo, un tavolino da gioco e un altro tavolino per giocare ai dadi; fuori dall’appartamento esterno vi saranno uccelliere e una sala separata per filare, scolpire in legno, e per altri simili divertimenti. Nel giardino vi saranno un’altalena girevole e una normale; poi un pergolato di rampicanti coperto di fiori, con un prato per sedersi.
Levatosi di buon mattino, il capo di famiglia, dopo aver soddisfatto le sue esigenze naturali, si laverà i denti, si cospargerà il corpo con moderate quantità di unguenti e profumi, metterà del collirio sulle palpebre e sugli occhi, colorirà le labbra con dell’alackatakat [7] e si guarderà allo specchio. Poi, dopo aver mangiato foglie di betel o di altra cosa che profumi la bocca, attenderà ai suoi soliti affari. Ogni giorno farà un bagno; ogni due giorni si ungerà il corpo con olio; ogni tre si stenderà sul corpo una sostanza che produca spuma [8]; si farà radere la testa, compreso il viso, ogni quattro giorni, e le altre parti del corpo ogni cinque o dieci giorni.
Tutto ciò deve essere puntualmente eseguito, e il cittadino avrà anche cura di far sparire il sudore dalle ascelle. Consumerà i suoi pasti del mattino, del pomeriggio e della sera, come prescrive Sciarayana. Dopo colazione si occuperà d’insegnare a parlare a pappagalli e altri uccelli; poi assisterà a combattimenti di galli, quaglie e montoni. Un tempo limitato sarà occupato dai divertimenti con dei i: pitamada, dei vita e dei viduschaka [9]; in seguito farà la siesta del mezzogiorno. Poi il capo di casa, vestito dei suoi abiti e dei suoi ornamenti, trascorrerà il pomeriggio conversando coi suoi amici. La sera si canterà, e finalmente in compagnia di un amico, attenderà nella propria camera, appositamente decorata o profumata, la venuta della donna che può essersi innamorata di lui, che potrà anche inviargli una messaggera; nel qual caso andrà lui a farle visita. Al suo sopraggiungere, il capo di casa e l’amico le daranno il benvenuto e la riceveranno con argomenti piacevoli e simpatici. E questa sarà l’ultima occupazione della giornata.
Ecco poi i divertimenti e i passatempi che ogni tanto potrà prendersi:
1) Festino in onore delle diverse Divinità.
2) Riunioni di società dei due sessi.
3) Ricevimenti a base di liquori.
4) Pic‑nic.
5) Altri divertimenti di società.
FESTINO
In un certo giorno particolarmente propizio dei cittadini si raduneranno nel tempio della dea Saraswati [10]. Questa sarà una buona occasione di dar prova d’ingegno per i cantanti e gli altri artisti che saranno venuti nella città, e il giorno seguente senza dubbio vi sarà una premiazione. Si potrà anche trattenerli o licenziarli secondo che le loro esibizioni siano o no piaciute alla compagnia. I cittadini dovranno comportarsi allo stesso modo tanto in tempo di miseria quanto in tempo di prosperità, poiché è loro dovere offrire ospitalità agli stranieri che si troveranno tra di loro. E ciò si riferisce, s’intende, anche a ogni altro genere di festino che possa venir celebrato in onore delle diverse divinità.
RIUNIONI DI SOCIETÀ
Quando alcuni uomini di pari età, di uguale ingegno e carattere, con medesimi gusti per quanto riguarda i divertimenti e tutti similmente educati, si riuniscono in compagnia di cortigiane [11] o in una compagnia di cittadini, o in casa di uno di loro, per tenervi una piacevole conversazione, ciò si chiama una riunione di società. Il divertimento preferito è di completare dei versi composti a metà da altri e di provare l’istruzione di ognuno nelle varie arti. Le donne molto belle, di gusti simili a quelli degli uomini, ma capaci di sedurli con le loro attrattive, sono altamente onorate in queste riunioni.
RICEVIMENTI A BASE DI LIQUORI
Uomini e donne devono alternativamente bere nella casa di ciascun membro della compagnia. E allora gli uomini faranno bere alle cortigiane, e berranno loro stessi, liquori come il madhu, l’ereya, il sara e l’asawa, che sono di sapore amaro, e poi altre bevande fatte con scorze di differenti alberi, con frutti e foglie selvatiche.
PASSEGIATE NEI GIARDINI O PIC‑NIC
La mattina, dopo essersi vestiti, gli uomini cavalcheranno nei giardini, accompagnati da cortigiane e seguiti dai domestici. Si dedicheranno a convementi esercizi e a piacevoli distrazioni, quali i combattimenti di quaglie, di galli e di montoni, e altri spettacoli; poi torneranno a casa nel pomeriggio, portando mazzi di fiori.
In estate andranno invece a bagnarsi in un corso di acqua dal quale saranno stati eliminati tutti gli animali nocivi e pericolosi, e che sarà stato fiancheggiato da ogni parte da argini di pietre.
ALTRI DIVERTIMENTI DI SOCIETÀ
Passare la notte giocando a dadi.
Passeggiare al chiaro di luna.
Celebrare una festa in onore della primavera.
Cogliere le gemme e i frutti dell’albero delle Indie.
Mangiare le spighe tenere del grano.
Fare passeggiate nei boschi quando gli alberi si rivestono di nuove fronde. L’Udakakshvedica, o esercizio nell’acqua.
Ornarsi a vicenda coi fiori di alcune piante.
Battersi coi fiori dell’albero kadamba.
Numerosi altri divertimenti ancora, noti in tutto il paese, o tipici di alcune province.
Questi e altri simili divertimenti saranno sempre in uso presso i cittadini.
Saranno gustati particolarmente da un uomo che si diverta solo con una cortigiana, o anche da una cortigiana che si svaghi in compagnia delle domestiche o di cittadini.
Un Pithamarda è un uomo privo di beni, solo al mondo, e del quale l’unica proprietà consiste nel suo mallika [12], in qualche sostanza spumosa, e in un abito rosso. Viene da una bella regione, è abile in tutte le arti e, poiché le insegna, è ricevuto nella società dei cittadini e in casa delle cortigiane.
Un Vita è un uomo che sa godere dei vantaggi della fortuna, compatriota dei cittadini coi quali stringe amicizia, dotato della qualità di capo famiglia, ed è sposato. Onorato dai cittadini e nelle case delle cortigiane, la cui assistenza gli procura da vivere.
Un Vidushaka (detto anche Vaihasaka) cioè che provoca il riso, è un uomo che conosce solo qualche arte ma è ben accetto dovunque perché sa divertire gli altri.
Tali differenti personaggi servono da intermediari nelle dispute e nelle riconciliazioni fra cittadini e cortigiane. Compito che hanno anche i mendicanti, le donne scacciate dalla propria casta, le donne adultere e le vecchie cortigiane abili in tutte le arti.
Così un cittadino che risieda nella propria città o nel proprio villaggio, rispettato da tutti, stringerà relazione e la conserverà con le persone della sua casta che meritino di essere frequentate. Terrà conversazione con loro e cercherà di rendersi gradito; farà loro anche dei piaceri, inducendoli in tal modo con l’esempio, a obbligarsi l’un l’altro. Vi è in proposito qualche versetto, di cui ecco il testo: “Un cittadino che in una società sappia conversare di ogni cosa senza usare esclusivamente la lingua sanscrita o i dialetti del paese, viene rispettato da tutti. Il saggio non deve affiliarsi a una società disprezzata dal pubblico, non governata da nessuna legge e che tende a distinguersi dalle altre leggi. Ma un uomo saggio affiliato a una società di cui gli atti siano graditi al popolo e che ha per unico oggetto il piacere, è altamente rispettato nel mondo.”
V. – DEI DIVERSI GENERI DI DONNE
Quando Kama è praticato dagli uomini delle quattro caste, secondo le regole della Sacra Scrittura (cioè con matrimonio legale) con vergini della propria casta, si ottiene così una posterità legale e una buona reputazione, e, soprattutto, ciò non è contrario alle consuetudini del mondo.
La pratica di Kama con tali donne non ha per scopo altro che il godimento.
Le Nayika appartengono dunque a tre specie: ragazze, donne due volte maritate, e cortigiane. Gonikaputra ritiene che esista una quarta specie di Nayika cioè la donna cui ci si rivolge in una determinata occasione, anche se è già sposata. Queste occasioni speciali si hanno quando un uomo può dire di lei:
a) Questa donna s’offre volontariamente ed è già stata di molti altri. Posso, perciò, considerarla come una cortigiana, anche se appartiene a una casta più elevata della mia. In questo modo non violo i comandamenti di Dharma.
b) Questa donna è due volte maritata e altri prima di me l’hanno avuta. Nessuno m’impedisce di averla anch’io.
c) Questa donna ha guadagnato il cuore del suo grande e potente sposo, ed esercita l’influenza su lui, il quale è l’amico del mio nemico; se dunque risposata si lega a me, otterrà da suo marito che abbandoni il mio nemico.
d) Questa donna mi otterrà i favori di suo marito, il quale, essendo potentissimo, e in questo momento mal disposto verso di me, ha in mente di farmi del male.
e) Legandomi con questa donna, potrò uccidere suo marito e metter così le mani sulle sue immense ricchezze, da me tanto desiderate.
f) L’unione con questa donna non presenta nessun pericolo e mi procurerà una grande fortuna di cui ho bisogno, vista la mia povertà che è tale che non riesco a provvedere a me stesso. Costituirà dunque un mezzo per impossessarmi delle sue grandi ricchezze senza nessuna difficoltà.
g) Questa donna mi ama ardentemente e conosce le mie debolezze. Se rifiuto di unirmi con lei divulgherà in pubblico i miei difetti, mettendomi in cattiva luce e danneggiando la mia reputazione. O, anche, mi potrà accusare di qualche grave colpa senza che io possa dimostrare la mia innocenza, rimanendo così rovinato. O forse allontanerà da me suo marito che è potente e sul quale ha influenza, per farlo mettere dalla parte del mio nemico o lei stessa si alleerà con quest’ultimo.
h) Il marito di questa donna ha violato la castità delle mie mogli; mi vendicherò dunque seducendo le sue.
i) Con l’aiuto di questa donna riuscirò a uccidere un nemico del re che ha cercato asilo presso di lei e che il re mi ha ordinato di far morire.
l) La donna che io amo è sotto il dominio di quest’altra donna. Per mezzo di questa potrò farmi accogliere bene dalla prima.
m) Questa donna mi procurerà una ragazza ricca e bella, che è difficile avvicinare perché sotto l’influenza di un altro.
n) Il mio nemico è l’amico di questa donna. Io potrò farla mettere in relazione con lui e far così nascere causa d’inimicizia fra suo marito e lui.
Per tutte queste ragioni e altre simili, è permesso rivolgersi alle donne d’altri, ma resta inteso che è concesso solo per esse, non per la soddisfazione di un desiderio carnale.
Sciarayana è dell’opinione che, dopo quanto abbiamo detto, esista una quinta specie di Nayika: una donna mantenuta da un ministro, o alla quale costui fa visita di tanto in tanto; o una vedova che favorisca i disegni di un uomo da lei frequentato.
Suvarnanabha aggiunge che una vedova che viva in castità, può venir considerata come una sesta specie di Nayika.
Ghotakamuka afferma che la figlia di una cortigiana, o una domestica, ancora vergini, costituiscono una settima specie di Nayika.
Gonardiya pretende che ogni donna proveniente da buona famiglia, allorché sia in età, sia un’ottava specie di Nayika.
Ma queste quattro ultime specie non differiscono troppo dalle prime quattro, perché non esiste ragione speciale per andare con loro. Per conseguenza Vatsyayana non ne riconosce altro che quattro, le quali, come abbiamo visto, sono: la ragazza, la donna due volte sposata, la cortigiana e la donna verso la quale si è spinti da qualche ragione speciale.
Non si deve invece andare con le donne seguenti:
la lebbrosa;
la lunatica;
la donna scacciata dalla propria casta;
la donna che riveli dei segreti;
la donna che manifesta volgarmente il suo desiderio di rapporti sessuali;
la donna estremamente bianca; la donna estremamente nera;
la donna che abbia cattivo odore;
la donna che sia vostra parente prossima;
la donna con cui abbia legami di amicizia;
la donna che viva asceticamente.
E infine la moglie di un parente, di un amico, di un bramino letterato e del re.
I discepoli di Brabhavya affermano che è permesso di andare con una donna che sia già stata posseduta da cinque uomini; ma pure in questo caso Gonikaputra pensa che si debba eccettuarne le mogli di un parente, di un bramino letterato o di un re. Ecco ora le differenti specie di amici: chi ha giocato con voi nella polvere, cioè l’amico d’infanzia; chi vi è obbligato con qualche favore; chi ha le stesse vostre disposizioni e i vostri gusti; il vostro compagno di studi; chi è a conoscenza dei vostri segreti e dei vostri difetti, e del quale vi sono pure noti i difetti e i segreti; il figlio della vostra nutrice; chi è stato allevato con voi; chi costituisce per voi un amico ereditario. Questi amici debbono possedere le seguenti qualità: devono dire la verità; non devono cambiar di sentimento col tempo; devono favorire i vostri disegni; devono essere costanti; non devono essere avidi; devono essere incapaci di lasciarsi abbindolare da altri; non devono rivelare i vostri segreti. Sciarayana ci narra che i cittadini mantengono relazione coi lavandai, barbieri, mandriani, fiorai, droghieri, mercanti di foglie di betel, bettolieri, mendicanti, pithamarda, vita e vidushaka, come pure con le mogli di tutti costoro.
Un messaggero deve possedere le seguenti qualità: abilità; audacia; conoscenza delle intenzioni degli uomini dal loro aspetto esteriore; mancanza di confusione, cioè di timidezza; perfetta conoscenza di ciò che significano gli atti e le parole degli altri; buone maniere; conoscenze del luogo e del tempo opportuni per compiere differenti cose; lealtà negli affari; intelligenza vivace; rapida applicazione dei rimedi, ossia abbondanza e prontezza di espedienti.
Questa parte si conclude col seguente versetto:
“L’uomo ingegnoso e saggio, che ha vicino un amico e conosce le intenzioni degli altri, come anche il tempo e il luogo opportuni per fare ogni cosa, può assai facilmente trionfare, anche di una donna difficilissima da conquistare.”
PARTE SECONDA
DELL’UNIONE SESSUALE
I – DEI DIVERSI TIPI DI UNIONE SESSUALE
Gli uomini si dividono in tre classi, gli uomini lepre, gli uomini toro e gli uomini cavallo a seconda della grandezza del loro lingam. Anche la donna, secondo la profondità della sua yoni, è una cerva, una giumenta o un’elefantessa. Da ciò segue che vi sono tre unioni uguali, cioè tra persone che si corrispondono in dimensione, e sei unioni inuguali, quando al contrario le dimensioni non si corrispondono. Si tratta dunque di nove casi in tutto: Uguali: Lepre/ Cerva, Toro/Giumenta, Cavallo/Elefantessa; Inuguali: Lepre/Giumenta, Lepre/Elefantessa, Toro/Cerva, Toro/Elefantessa, Cavallo/Cerva, Cavallo/Giumenta.
Nelle unioni disuguali, allorché l’uomo supera la donna in dimensioni, la sua unione con la femmina che, da questo punto di vista, appartiene alla categoria immediatamente dopo di lui, si chiama alta unione ed è di due specie; mentre la sua unione con la donna più lontana da lui per le dimensioni, si chiama altissima unione ed è di una specie sola.
Ma quando è la donna a superare l’uomo, la sua unione con l’uomo che viene immediatamente dopo si chiama bassa unione ed è di due specie; mentre l’unione con l’uomo più lontano si chiama bassissima unione ed è di una specie sola.
In altre parole, il cavallo e la giumenta, il toro e la cerva costituiscono l’alta unione, mentre il cavallo e la cerva formano l’altissima unione. Nell’altro caso l’elefantessa e il toro, la giumenta e il lepre costituiscono la bassa unione, mentre l’elefantessa e il lepre formano la bassissima unione.
Esistono dunque nove specie di unioni secondo le dimensioni. Di queste unioni le migliori sono quelle uguali; quelle di grado superlativo, e cioè le altissime e le bassissime sono le peggiori, le altre sono di qualità media e fra esse le alte sono migliori delle basse.
Esistono poi nove specie di unioni secondo la forza della passione o del desiderio: Uomini/donne: Piccola/Piccola, Media/Media, Intensa/Intensa; Piccola/Media, Piccola/Intensa, Media/Piccola, Medial Intensa, Intensa/Piccola, Intensa/Media.
Qualcuno afferma che un uomo ha piccola forza di passione quando nel momento dell’unione sessuale il suo desiderio è poco vivo, il suo getto è scarso e non può sopportare gli appassionati abbracci della donna. Coloro che hanno un temperamento migliore sono chiamati uomini di passione media, e coloro che sono pieni di desiderio, uomini di passione intensa. E allo stesso modo si suppone che le donne siano suscettibili dei tre gradi di passione sopra elencati.
Infine, secondo il tempo impiegato, esistono tre categorie di uomini e di donne: coloro che impiegano poco tempo; coloro che impiegano un tempo moderato e coloro che impiegano un tempo assai lungo. Come sopra, da ciò risultano nove unioni differenti.
Ma su questo punto, e in merito alla donna, occorre constatare che le opinioni divergono.
Oddalika afferma: “Le donne non eiaculano come gli uomini. Gli uomini soddisfano semplicemente il loro desiderio, mentre le donne, nella percezione del prurito, risentono una specie di godimento che è loro gradito, ma allo stesso tempo non sanno spiegare di che genere di godimento si tratti. Un fatto che dimostra quanto dico è che, nel coito, gli uomini si arrestano spontaneamente dopo l’eiaculazione, mentre non avviene così per la donna.”
Tale opinione tuttavia urta contro un’obiezione, ed è che se l’uomo fa durare a lungo l’atto, la donna ne riceve maggior piacere, mentre se lo fa terminare troppo presto la donna è malcontenta di lui. E questa circostanza proverebbe che anche la donna eiacula. Ma questa opinione non è fondata; poiché se occorre un lungo tempo per calmare il desiderio della donna, e se è vero che durante questo tempo lei prova un vivo godimento, è ben naturale che desideri che il coito duri a lungo. E a questo proposito esiste un versetto, di cui ecco il testo:
Il desiderio e la passione delle donne sono soddisfatti dall’unione con gli uomini e il godimento che ne provano viene chiamato loro soddisfazione.
I discepoli di Babhavya, d’altra parte, dicono che le donne eiaculano continuamente dal principio alla fine dell’unione sessuale; e dev’essere così perché se non vi fosse esistenza di liquido genitale nella donna, non si formerebbe embrione.
E qui si obietta: da principio la passione della donna è media, e fa fatica a sostenere i vigorosi assalti del suo amante; ma gradatamente la sua passione aumenta, finché non ha più coscienza del suo corpo, e soltanto allora sente il desiderio che il coito finisca.
Questa obiezione è tuttavia senza valore, perché anche per le cose ordinarie che si muovano con grande velocità, come una ruota di pentolaio o una trottola, il moto all’inizio è lento, ma a poco a poco diventa rapidissimo. Così avviene per la donna, la quale sente gradatamente aumentare la passione e prova il desiderio di terminare l’unione non appena tutto il liquido è emesso.
Vi è a questo proposito un versetto, di cui ecco il testo:
L’eiaculazione dello sperma dell’uomo avviene solamente alla fine del coito, mentre la donna lo emette continuamente; e quando lo sperma dell’uno e dell’altra è completamente emesso, allora essi provano il desiderio di por fine al coito.
E finalmente Vatsyayana è del parere che la donna emetta il suo fluido nello stesso modo dell’uomo.
Adesso qualcuno potrà chiedere: se l’uomo e la donna sono esseri della medesima specie e concorrono allo stesso risultato, perché ciascuno ha una funzione diversa?
Vatsya risponde che avviene così perché tanto il comportamento, quanto la coscienza del piacere, sono diversi nell’uomo e nella donna. La differenza nel comportamento, per il quale l’uomo è l’agente e la donna il paziente, è dovuto alla natura del maschio e della femmina, altrimenti l’agente potrebbe diventare qualche volta paziente e viceversa. E da questa differenza nella maniera di comportarsi, nasce una differenza nella coscienza del piacere, giacché l’uomo pensa: “Questa donna mi è unità”, e la donna invece: “Io sono unita con quest’uomo.”
Si può osservare: se il modo di comportarsi è diverso nell’uomo e nella donna, perché non esiste una differenza anche nel piacere medesimo che essi risentono, dato che questo è il risultato della maniera di operare?
Ma questa obiezione è senza fondamento, poiché essendo l’agente e il paziente due persone di diverso sesso, esiste in ciò una ragione per la quale agiscono differentemente, ma non esiste ragione per una qualsiasi differenza nel piacere che provano; perché il piacere deriva, naturalmente, per ambedue dall’atto che essi compiono.
Qualcuno potrebbe ancora aggiungere a questo proposito: quando differenti persone sono occupate nello stesso lavoro, vediamo che esse concorrono allo stesso fine od oggetto; mentre, al contrario, nell’unione dell’uomo e della donna, ciascuno persegue il proprio fine separatamente, ciò è illogico. Ma l’osservazione non è giusta, perché vediamo qualche volta due cose compiute nello stesso tempo, come nel combattimento dei montoni, nel quale i due montoni ricevono, ciascuno nello stesso tempo, un colpo sulla testa. Lo stesso accade quando due giocatori si lanciano una contro l’altra due palle. Se si osserva che, in questo caso, gli elementi impiegati sono della medesima specie, si risponderà che, nel caso dell’uomo e della donna, la natura delle due persone è ancora la stessa. E, poiché la differenza nella loro maniera di comportarsi deriva solo dalla loro differenza di conformazione, ne segue che gli uomini provano lo stesso genere di piacere delle donne.
Anche su questo argomento vi è un versetto di cui ecco il testo: “Gli uomini e le donne, essendo della stessa natura, provano lo stesso genere di piacere, ragione per la quale un uomo deve sposare una donna che possa amarlo sempre.”
Essendo dunque provato che il godimento degli uomini e delle donne è dello stesso genere, ne segue che, in rapporto al tempo, si possono verificare nove specie di rapporto sessuale, come se ne verificano nove riguardo alla forza della passione.
E poiché esistono nove specie di unioni riguardo rispettivamente alle dimensioni, alla forza della passione e al tempo, le combinazioni di tutte queste specie ne produrrebbero innumerevoli altre. Deriva da ciò che in ciascuna di queste particolari unioni sessuali, gli uomini devono usare quei mezzi che essi giudicheranno più convenienti per l’occasione.
La prima volta che si verifica l’unione sessuale, la passione dell’uomo è intensa e il tempo impiegato è breve; ma nelle unioni seguenti della stessa giornata accade il contrario. Per la donna, al contrario, la prima volta la sua passione è debole e il tempo che impiega è lungo; ma nelle successive riprese della stessa giornata, la sua passione è intensa e il tempo breve fino a che sia pienamente soddisfatta.
DELLE DIFFERENTI SPECIE DI AMORE
Gli uomini dediti agli studi psicologici sono d’opinione che esistano quattro specie di amore:
1) Amore dovuto a un’abitudine continua.
2) Amore dovuto all’immaginazione.
3) Amore dovuto alla fede.
4) Amore dovuto alla percezione di oggetti esterni.
- L’amore dovuto dalla costante e continua esecuzione di un qualsiasi atto è detto amore acquisito con la pratica e abitudine costanti; come ad esempio l’amore per i rapporti sessuali, l’amore per la caccia, per il bere, per il gioco, ecc.
- L’amore che si sente per tutte quelle cose alle quali non si è abituati, e che trova del tutto la sua origine nel pensiero, è detto amore dovuto all’immaginazione; come ad esempio l’amore che certi uomini, donne ed eunuchi provano per l’amore orale, e quello che ogni persona prova per certi atti come l’abbraccio, il bacio, ecc.
- L’amore reciproco, di cui non sia dubbia la sincerità, quando ciascuno vede nell’altro una metà di se stesso, si dice amore dovuto alla fede per esperienza.
- L’amore dovuto dalla percezione di oggetti esterni è noto a tutti, poiché il piacere che procura è superiore al piacere degli altri generi di amore, i quali non esistono altro che astrattamente per loro stessi.
Ciò che abbiamo scritto in questo capitolo sull’unione sessuale è sufficiente per l’uomo dotto, ma per istruire l’ignorante occorre che questo stesso soggetto sia trattato più a lungo e con maggior ricchezza di particolari.
II DELL’ABBRACCIO
Questa parte dei Kama Shastra che tratta dell’unione sessuale, è anche chiamata “Sessantaquattro” (Sciatushshashti). Alcuni antichi autori affermano che vien chiamata così perché contiene sessantaquattro capitoli. Secondo altri, invece, fu attribuito il nome di “Sessantaquattro” a questa parte, in onore ai Rig Veda, perché l’autore di questa parte stessa si chiamava Pansciala come l’attore che recitava la parte dei Rig Veda detta Dashatapa. Del resto i discepoli di Babhavya affermano che questa parte contiene i seguenti soggetti; l’abbraccio, il bacio, il graffio con le unghie e le dita, il morso, il piacere, la produzione di differenti suoni, la donna che fa la parte di uomo, e l’Oparishtaka o usanza di adoperare la bocca.
Dato che ciascuno di questi soggetti è suddiviso in otto capitoli, e otto per otto fa sessantaquattro, così questa parte venne chiamata “Sessantaquattro”. Ma Vatsyayana afferma che solo per caso le fu attribuito questo nome di “Sessantaquattro” perché questa parte contiene anche altri soggetti, come: i colpi, i gridi, gli atti dell’uomo durante l’amplesso, le diverse specie di amplesso, e altro ancora. E infatti si dice anche, per esempio: quest’albero è “Saptaparna” (con sette foglie); questa offerta di riso è «Pansiavarna», o dai cinque colori, anche se l’albero non ha sette foglie, né il riso cinque colori.
Qualunque ne sia la ragione, questa parte viene chiamata “Sessantaquattro” e noi ci occuperemo subito del primo soggetto; l’abbraccio.
In primo luogo, l’abbraccio, che indica un reciproco amore fra l’uomo e la donna, è di quattro specie: toccante; forante; strusciante; fremente.
L’azione, in ogni caso, è determinata dal senso della parola che la definisce.
1) Quando un uomo, con un qualsiasi pretesto, si mette davanti o di fianco a una donna in modo che il suo corpo tocchi il corpo di lei, si ha l’abbraccio toccante.
2) Quando una donna, in un luogo solitario, si china come per raccogliere qualcosa, e tocca, saremmo anzi per dire fora, un uomo sdraiato o in piedi, con la punta dei seni, di cui l’uomo subito si impadronisce, si ha l’abbraccio forante.
3) Quando due amanti, passeggiando insieme in un luogo qualsiasi, non importa se frequentato o appartato ma nell’oscurità, strusciano il corpo l’un contro l’altro si ha l’abbraccio strusciante
4) Quando, in una medesima situazione, uno di essi preme l’altro con forza contro un muro o un pilastro, si ha l’abbraccio premente.
Questi due ultimi abbracci sono propri a coloro che già conoscono le loro reciproche intenzioni.
Al momento dell’amplesso, sono usate quattro altre specie di abbraccio:
1) Jataveshitaka, o allacciamento del rettile.
2) Virkshadhirudhaka, o arrampicamento sull’albero.
3) Tila Tandukaka, o mescolanza del grano di sesamo e del grano di riso.
4) Kshiraniraka, o abbraccio latte e acqua.
- Quando una donna, aggrappandosi a un uomo come un rettile all’albero, attira la sua testa verso la propria con l’intenzione di baciarlo, ed emettendo un leggero suono come “sutt, sutt”, l’abbraccia guardandolo con amore, tale abbraccio si chiama l’allacciamento del rettile.
- Quando una donna, posando un piede sul piede del suo amante, e l’altro su una coscia di lui, gli passa un braccio attorno alle reni e l’altro sulle spalle, canticchiando a mezza voce come se tubasse, e quasi cerca di arrampicarsi su lui per ottenerne un bacio, questo abbraccio si chiama arrampicamento sull’albero.
Questi due modi di abbracciare si verificano quando l’amante è in piedi.
- Quando gli amanti sono stesi a letto e si abbracciano così strettamente in modo che le braccia e le cosce dell’uno sono allacciate dalle braccia e dalle cosce dell’altro, in una specie di sfregamento reciproco, questo abbraccio si chiama la mescolanza del grano di sesamo e del grano di riso.
- Quando un uomo e una donna si amano con violenta passione e, senza preoccuparsi di farsi del male, si abbracciano quasi l’uno volesse penetrare nel corpo dell’altra, sia che i due amanti siano alzati e la donna sieda sulle ginocchia dell’uomo, sia che essi siano a letto, questo abbraccio si chiama mescolanza di latte e d’acqua.
Questi due modi di abbraccio si verificano al momento dell’unione sessuale.
Queste sono le otto specie di abbraccio che ci ha insegnato Babhravya.
Suvarnanabha ci insegna poi altre quattro maniere di abbracciare semplici parti di un corpo, ed esse sono:
1) Abbraccio delle cosce.
2) Abbraccio del jaghana, ossia della parte fra l’ombelico e le cosce.
3) Abbraccio dei seni.
4) Abbraccio del viso.
- a. Quando uno dei due amanti preme con forza una delle cosce dell’altro o tutte due con la propria o le proprie, si verifica l’abbraccio delle cosce.
- b. Quando l’uomo preme il jaghama, ossia la parte media del corpo della donna, contro il suo e monta su lei per graffiarla con le unghie o le dita, o morderla, o percuoterla, o baciarla, mentre la capigliatura della donna è sciolta e sparsa, si ha l’abbraccio del jaghana.
- c. Quando un uomo applica il suo petto contro i seni della donna e li preme si ha l’abbraccio dei seni.
- d. Quando uno degli amanti posa la bocca, gli occhi e la fronte, sulla bocca, sugli occhi e sulla fronte dell’altro si ha l’abbraccio del viso.
Secondo taluni, anche il massaggio è un abbraccio perché comporta il contatto di due corpi. Ma Vatsyayana pensa che, effettuandosi il massaggio in momenti e con scopo ben differenti, costituendo anche un contatto avente un diverso carattere, non possa essere compreso tra gli abbracci.
A tal proposito vi è qualche versetto, di cui ecco il testo:
“Il soggetto tutto dell’abbraccio è ditale natura che gli uomini che se ne formano un’idea o ne sentono parlare o ne parlano provano solo per questo un desiderio di godimento.”
Alcuni abbracci non ricordati nei Kama Shastra debbono tuttavia essere praticati nel momento del godimento sessuale, se in un modo o nell’altro sono: tali da procurare un accrescimento dell’amore. Le regole dei Shastra possono venire applicate per tutto il tempo in cui la passione dell’uomo è media, ma non appena messa in moto la ruota dell’amore non valgono più né Shastra né regole.
III IL BACIO
Qualcuno ritiene che non vi sia né ordine né tempo fissato per l’abbraccio, il bacio e la pressione o graffio con le unghie o le dita, ma che tutte queste cose debbono verificarsi prima dell’unione sessuale; mentre i colpi e l’emissione di suoni diversi generalmente accompagnano l’unione. Vatsyayana da parte sua pensa che ogni cosa è opportuna in qualsiasi momento, perché l’amore non si preoccupa né di ordine né di tempo.
Durante il primo amplesso è conveniente moderarsi nell’uso del bacio e di tutte le pratiche sino a ora descritte, senza continuarle a lungo, e soprattutto occorre alternarle. Ma negli amplessi successivi bisogna regolarsi in modo del tutto contrario e la moderazione non è più necessaria; si può prolungare a piacimento ogni pratica, e, allo scopo di acuire il desiderio, talvolta conviene usarle anche tutte in una volta.
Il bacio sarà dato sulle seguenti parti: la fronte, gli occhi, le gote, la gola, il petto, i seni, le labbra e l’interno della bocca. Gli abitanti del paese di Lat baciano pure le seguenti parti: le natiche, le braccia e l’ombelico.
Ma Vatsyayana reputa che, se tali genti praticano in questo modo il bacio per eccesso di amore, conformandosi così ai costumi della loro provincia, non a tutti è conveniente imitarli.
Nel caso si tratti di una ragazza, sono in uso tre specie di baci:
1) Il bacio nominale.
2) Il bacio palpitante.
3) Il bacio toccante.
- a. Quando la ragazza tocca semplicemente con la bocca la bocca dell’amante, ma senza far nient’altro, si ha il bacio nominale.
- b. Quando la ragazza collocando un po’ da parte il suo pudore, vuol toccare il labbro che preme la sua bocca, e a tale scopo muove il labbro ma non il superiore, si hail bacio palpitante.
- c. Quando la ragazza tocca le labbra dell’amante con la lingua, e, chiudendo gli occhi, pone le mani in quelle di lui, si ha il bacio toccante.
Altri autori descrivono quattro modi di baciare.
1) Il bacio diretto.
2) Il bacio inclinato.
3) Il bacio rivolto.
4) Il bacio premuto.
- a. Quando le labbra dei due amanti son direttamente e semplicemente a contatto, si ha il bacio diretto.
- b. Quando le teste dei due amanti sono inclinate una verso l’altra e stando in questa posizione si scambiano un bacio, si ha il bacio inclinato.
- c. Quando uno degli amanti fa voltare il viso dell’altro tenendogli la testa e il mento, e soltanto allora dà il bacio, si ha il bacio rivolto.
- d. Quando infine il labbro inferiore è premuto con forza si ha il bacio premuto.
Esiste anche un quinto modo di baciare, che si chiama il bacio molto premuto. Si dà tenendo fra due dita il labbro inferiore dell’amante, poi, dopo averlo toccato con la lingua, si preme fortemente con le labbra.
In fatto di baci si può giocare a chi si impadronisce prima delle labbra dell’altro. Se la donna perde fingerà di piangere, allontanerà l’amante battendo le mani, gli volterà la schiena, quasi cercherà di litigare chiedendo: “Dammi la rivincita.” Se perde di nuovo si mostrerà ancora più afflitta, e quando l’amante sarà distratto o addormentato, lei si impadronirà del suo labbro inferiore mantenendolo fra i denti in modo che non possa sfuggirle, poi si metterà a ridere, farà gran chiasso, scherzerà con l’amante, girerà per la stanza ballando, e dirà ciò che le passerà per la testa aggrottando le ciglia e roteando gli occhi. Questi sono i giochi che accompagnano il bacio; ma questo si può anche unirlo alla pressione o graffio con le unghie o le dita, al morso, alla percussione. Tutte queste pratiche sono familiari soltanto alle persone di passione intensa.
Quando un uomo bacia il labbro inferiore di una donna e questa a sua volta risponde con i bacio del labbro inferiore si ha il bacio del labbro superiore.
Quando uno degli amanti prende fra le sue labbra le labbra dell’altro si ha il bacio serrante. Ma questo bacio può esser dato da una donna soltanto a un uomo senza baffi. E se, durante questo bacio, uno degli amanti tocca con la lingua i denti, la lingua e il palato dell’altro, si ha ciò che si chiama il combattimento della lingua. Similmente può effettuarsi la pressione dei denti contro la bocca dell’altro.
Il bacio può essere di quattro specie: moderato, contratto, premuto e dolce secondo le varie parti del corpo su cui si depone, poiché ciascuna parte del corpo vuole un appropriato genere di bacio.
Quando una donna guarda il viso dell’amante che dorme e lo bacia per manifestare la sua intenzione o il suo desiderio, si ha ciò che si chiama il bacio che infiamma l’amore.
Quando una donna bacia l’amante che accudisca ai suoi affari, o stia facendole dei rimproveri, o guardi un qualsiasi oggetto, in modo da distrarre la sua attenzione, si ha ciò che si chiama il bacio che distrae.
Quando un amante, rientrando tardi la notte, bacia la donna addormentata nel letto, per manifestarle il suo desiderio, si ha il bacio che sveglia. In questa occasione la donna può far finta di dormire, quando entra l’amante, in modo da poter conoscere la sua intenzione e ottenere il suo rispetto.
Quando una persona bacia l’immagine della persona amata riflessa da uno specchio, dall’acqua, o sopra un muro, si ha il bacio che mostra l’intenzione.
Quando una persona bacia con intenzione un bambino seduto sulle sue ginocchia, o una pittura, o una immagine, o una figura, in presenza della persona amata, si ha il bacio trasferito.
Quando di notte, a teatro, o in una riunione di casta, un uomo andando incontro a una donna le bacia un dito della mano, se questa è in piedi, o l’alluce se è seduta, o quando una donna, facendo il massaggio al corpo del suo amante, mette il viso sulla sua coscia quasi volesse dormire, in modo da infiammarlo di passione, e gli bacia la coscia o l’alluce, si ha il bacio dimostrativo.
Su questo soggetto c’è un versetto, che dice così:
“Qualsiasi cosa uno degli amanti fa all’altro questi deve renderla; cioè se la donna bacia l’uomo, l’uomo deve baciarla a sua volta; se lei lo percuote, egli pure deve percuoterla.”
IV DELLA PRESSIONE O SEGNO
Quando la passione diventa intensa è il caso di praticare la pressione o la graffiatura con le unghie, e questo si verifica nelle seguenti occasioni: al momento della prima visita; al momento di partire per un viaggio; al ritorno; in caso di riconciliazione con un amante irritato e, inoltre, quando la donna è ubriaca.
Ma la pressione con le unghie non è praticata altro che dagli amanti, animati da passione assai intensa. E molti, cui piace, uniscono a essa anche il morso.
La pressione con le unghie può essere di otto specie, secondo la forma dei segni che ne derivano:
1) Sonora.
2) A mezza luna.
3) A cerchio.
4) A linea.
5) Ad artiglio di tigre.
6) A zampa di pavone.
7) A salto di lepre.
8) A foglia di loto azzurro.
Le parti dove si effettua la pressione con le unghie sono: la cavità delle ascelle, la gola, i seni, le labbra, i jaghana o parte media del corpo, e le cosce. Ma Swaruanabha pensa che se l’impeto della passione è forte non dobbiamo preoccuparci della parte ove premere.
Le qualità necessarie perché le unghie siano belle sono: che siano brillanti, bene incassate, pulite, interne, convesse. Possono essere di tre specie secondo la loro grandezza: piccole, medie, grandi.
Le unghie grandi, che danno grazia alle mani e attirano, col loro aspetto, il cuore delle donne, sono proprie degli abitanti del Bengala. I popoli delle province meridionali hanno unghie piccole, di cui ci si può servire in varie maniere, ma soltanto per dar piacere.
Le unghie medie, che raccolgono le proprietà delle due altre specie, le troviamo negli abitanti del Maharashtra.
- Quando una persona preme il mento, i seni, il labbro inferiore o il jaghana di un’altra, così dolcemente da non lasciare il segno, ma solo da far rizzare il pelo nel punto del corpo venuto a contatto con le unghie, che nel frattempo fanno esse stesse un piccolo suono, si ha una pressione sonora con le unghie. Questa pressione si usa con una ragazza, allorché l’amante le fa il massaggio, le solletica la testa e vuol turbarla o spaventarla.
- Un segno ricurvo fatto con l’unghia sul collo o sui seni è detto a mezza luna.
- Quando due mezze lune sono impresse una di fronte all’altra, si ottiene un cerchio. Questo segno s’imprime generalmente sull’ombelico, sulle fossette delle natiche, e alla giuntura delle cosce.
- Un segno sotto forma di piccola linea che si può lasciare su qualsiasi parte del corpo è detto semplicemente linea.
- La stessa linea, ma curva e tracciata sul petto, si dice artiglio di tigre.
- Una linea curva tracciata sul petto con tutte e cinque le dita si dice zampa di pavone. Si fa questo segno quasi per vantarsene, giacché è difficile, e ci vuole abilità per riuscire a eseguirlo con eleganza.
- Se i cinque segni con le dita sono fatti intorno alla mammella, si ha il salto della lepre.
- Un segno fatto sul petto o sulle anche sotto forma di foglia di loto azzurro si dice la foglia di loto azzurro.
Quando una persona, in procinto di partire per un viaggio, traccia uno di questi segni sulla coscia o sul petto si ha un segno di ricordo. Si usa, in questa occasione, tracciare tre o quattro linee una di seguito all’altra.
Così termina ciò che riguarda i segni con le unghie. Ma si possono anche far altri segni oltre i descritti, poiché dicono gli antichi autori che sono tanto innumerevoli i gradi di abilità nel far segni fra gli uomini che conoscono quest’arte, quanto innumerevoli sono i modi di tracciare questi segni. E poiché la pressione e il segno lasciato con l’unghia dipendono dall’amore, nessuno può dire con sicurezza quante differenti specie ne esistano. La ragione di questo, secondo Vatsyayana, consiste nel fatto che in amore è necessaria la varietà, perché l’amore deve esser prodotto dalla varietà dei mezzi. Ecco perché le cortigiane, che conoscono una grande varietà di mezzi, sono così desiderabili: e se tale varietà si ricerca in tutte le arti e in tutti i divertimenti, come nel tiro con l’arco e in altri esercizi, a più forte ragione deve ricercarsi in fatto di amore.
Anche a questo proposito abbiamo qualche versetto, di cui ecco il testo:
“L’amore di una donna che serba segni di unghia sulle parti segrete del suo corpo, pure se essi sono indeboliti e quasi scomparsi, si ravviva e si rinnova. Se manca il segno d’unghia per ricordare alla persona il passaggio dell’amore, questo diminuisce, come avviene quando per lungo tempo non v’è unione.”
Quando uno straniero, sia pur da lontano, vede dei segni d’unghia sul seno di una donna, egli è preso da amore e da rispetto per lei.
Così pure un uomo che abbia dei segni di unghia e di denti su certe parti del corpo, riesce a influenzare lo spirito di una donna per quanto tale spirito sia forte. In breve, nulla vale meglio di un segno di unghia odi denti per aumentare l’amore.
V DEL MORSO
Tutte le parti del corpo che è possibile baciare possono anche essere morse, a eccezione del labbro superiore, l’interno della bocca e gli occhi.
Le qualità richieste per i denti sono: che siano uguali, di una lucentezza grata agli occhi, che siano suscettibili di essere colorati, di proporzioni opportune, intatti e fini all’estremità. Sono invece difettosi se appaiono spezzati, scalzati, deboli, grossi e mal piantati.
Ecco le differenti specie di morsi:
1) Il morso nascosto.
2) Il morso gonfiato.
3) Il punto.
4) La linea di punti.
5) Il corallo e il gioiello.
6) La linea di gioielli.
7) La nube spezzata.
8) Il morso del cinghiale.
- a. Il morso che si rivela solo per l’eccessivo rossore della pelle morsa si chiama il morso nascosto.
- b. Quando la pelle è depressa da ambedue le parti si ha il morso gonfiato.
- c. Quando solo una piccola parte della pelle è morsa unicamente con due denti si ha il punto.
- d. Quando piccole parti della pelle sono morse con tutti i denti si ha la linea di punti.
- e. Quando il morso è dato coi denti e con le labbra insieme si dice il corallo e il gioiello. Le labbra sono il corallo, i denti sono il gioiello.
- f. Quando lo stesso morso è dato con tutti i denti si ha la linea di gioielli.
- g. Il morso i cui segni siano inuguali e a forma di cerchio, il che deriva dalla posizione dei denti, si dice nube spezzata. Si fa sui seni.
- h.Il morso consistente in più file di segni, una dopo l’altra, separate da intervalli rossi, si dice morso del cinghiale. Si fa sui seni e sulle spalle. Questi due ultimi tipi di morso sono particolari delle persone animate da intensa passione.
Il morso nascosto, il morso gonfiato e il punto si danno sul labbro inferiore. Il morso gonfiato si dà anche sulla gota, come il corallo e il gioiello.
Il bacio, la pressione con l’unghia e il morso costituiscono l’ornamento della gota sinistra, e da ora in avanti, parlandosi di gota, s’intenderà sempre la gota sinistra.
La linea di punti e la linea di gioielli vanno impressi sulla gota, sotto l’ascella e all’attacco delle cosce, ma la linea di punti sola va impressa sulla fronte e sulle cosce.
Se un uomo segna con le unghie o morde qualcuno degli oggetti seguenti: un ornamento della fronte, un ornamento dell’orecchio, un mazzo di fiori, una foglia di betel, o una foglia di tamala, portati da una donna amata o che le appartengano, ciò significa desiderio di godimento.
Qui terminano le diverse specie di morsi.
In fatto di amore un uomo deve studiarsi di compier sempre cose gradevoli alle donne dei vari paesi.
Le donne delle regioni centrali (cioè fra il Gange e il Djumnah) sono di carattere nobile e non abituate a pratiche spiacevoli; e sono quindi contrarie ai segni con le unghie e ai morsi.
Le donne del paese di Baihika si lasciano conquistare da chi le percuote.
Le donne di Avantika amano piaceri grossolani e non sono di buoni costumi.
Alle donne di Maharashtra piace molto praticare le sessantaquattro arti; pronunciano parole volgari e spiacevoli, desiderano di udirne; sono assetate di godimenti.
Le donne di Pataliputra (cioè la moderna Patna) presentano lo stesso temperamento di quelle di Maharashtra, ma non mostrano il loro desiderio se non in segreto.
Le donne del paese di Dravida, per quanto possano essere toccate e premute nel momento del godimento sessuale, hanno un’emissione di liquido lentissima, cioè sono molto lente nel coito.
Le donne di Vanavasi sono moderatamente appassionate, gustano ogni specie di divertimento, coprono il loro corpo, rimproverano chi usa parlare villanamente e con parole volgari.
Le donne d’Avanti odiano il bacio, il segno con le unghie e il morso; ma desiderano vari modi di unione sessuale.
Alle donne di Maiwa piace l’abbraccio e il bacio, ma senza ferita, e si lasciano conquistare da chi le percuote.
Le donne di Abhira e quelle del paese fra l’Indo e le cinque rive (cioè il Pengiab) vanno pazze per l’Oparishtaka, ossia l’uso della bocca.
Le donne di Aparatika sono molto appassionate e fanno udire leggermente il suono di «sitt».
Le donne del paese di Lat sono ancor più violente nel desiderio e pure loro fanno udire il suono di «sitt».
Le donne di Stri Rajva e di Koshola (Udi) sono piene d’impetuosi desideri, hanno un’abbondante emissione e prendono anche droghe per facilitarle. Le donne del paese di Odra hanno morbido il corpo, son dedite ai divertimenti e ai piaceri dei sensi.
Le donne di Ganda sono di cuore tenero e parlano con molta dolcezza.
Ma a quanto afferma Suvarnanabka, le naturali caratteristiche di una persona qualsiasi sono improntate a qualcosa di più che agli usi generali del paese, per cui, in alcuni casi, non si devono seguire alla lettera gli usi. I diversi piaceri, i divertimenti, gli esercizi, e la moda di un paese finiscono con l’essere seguiti anche in un altro, e in tal caso si debbono considerare come originari del paese stesso.
Fra le pratiche sopra descritte, come il bacio, l’abbraccio, ecc. si deve ricorrere prima di tutto a quelle che servono a eccitare la passione, e poi a quelle che tendono al solo scopo del divertimento e della varietà. Abbiamo a questo proposito, dei versetti di cui ecco il testo:
Quando un uomo morde fortemente una donna, lei deve rendere il morso con violenza doppia. Così per un punto, renderà una linea di punti, e per una linea di punti una nube spezzata; e se si trova per caso in stato di grande eccitazione, inizierà immediatamente una piccola disputa d’amore. Nel tempo stesso prenderà il suo amante per i capelli, gli farà chinare la testa, bacerà il suo labbro inferiore e, ardente di passione, chiudendo gli occhi, lo morderà in varie parti. E anche di giorno e in luogo frequentato quando il suo amante le mostra qualche segno che lei può aver lasciato sul suo corpo, sorriderà a quella vista e, voltandosi per rimproverano scherzosamente, anche lei gli mostrerà quei segni che lui le ha lasciato. Così, dunque, se uomini e donne sanno comportarsi in modo da rimanere soddisfatti gli uni degli altri, il loro amore non subirà diminuzioni, dovesse durare un secolo.
VI – DEI DIVERSI MODI DI GIACERE CON UNA DONNA
Nel caso di un’alta unione, la donna Mrigi (Cerva) dovrà stendersi in modo da allargare la sua yoni; mentre nel caso di una bassa unione, la donna Hastini (Elefantessa) si stenderà in modo da contraria. Ma in un’unione uguale si collocherà invece nella posizione naturale. E ciò che diciamo della Mrigi e della Hastini vale anche per la donna Vadawa (Giumenta). Nel caso di bassa unione, le donne potranno fare particolare uso di droghe perché il loro desiderio sia rapidamente soddisfatto.
Per la donna Mrigi esistono tre modi diversi di distendersi:
1) La posizione molto aperta.
2) La posizione spalancata.
3) La posizione della donna d’Indra.
a. Quando la donna getta indietro la testa, sollevando la parte media del corpo, si ha la posizione molto aperta. In questo caso occorre che l’uomo faccia uso di unguenti per facilitare la penetrazione.
b. Quando la donna alza le cosce tenendole interamente divaricate, si ha la posizione spalancata.
c. Quando al contrario porta le cosce sui lati con le gambe ripiegate sopra, e inizia l’unione in questa posizione si ha la posizione d’Indrani; soltanto la pratica può insegnarla, e tale posizione conviene anche nel caso di un’altissima unione. La posizione serrante è usata nella bassa unione e nella bassissima unione, insieme con la posizione premente, con la legante e con la posizione della giumenta.
Se le gambe dei due amanti sono stese le une contro le altre, e mantenute diritte, si ha la posizione serrante, e può essere effettuata in due modi: di lato o di schiena, secondo il modo in cui i due amanti sono distesi. Nella posizione dilato l’uomo deve invariabilmente distendersi sul fianco sinistro e deve far distendere la donna sul fianco destro, regola che va osservata con qualsiasi tipo di donna.
Se, dopo aver iniziato l’amplesso nella posizione serrante, la donna preme l’amante con le cosce si ha la posizione premente.
Se, al contrario, la donna pone una delle sue cosce in modo da allacciare le cosce dell’amante si ha la posizione legante.
E quando una donna trattiene o costringe il lingam nella sua yoni, si ha la posizione della giumenta. È questa una pratica che soltanto l’esperienza può insegnare, ed è conosciuta specialmente dalle donne del paese di Andra. Questi sono i modi di stendersi, insegnati da Banhrvya. Ma ve ne sono altri indicati da Suvarnanabha e che sono i seguenti:
Quando una donna alza tutte diritte le cosce, si ha la posizione alzante. Quando, alzate le gambe, le pone sulle spalle dell’amante, si ha la posizione spalancante.
Quando le gambe, piegate e contratte, vengono tenute così dall’amante davanti al suo petto, si ha la posizione compressa.
Quando una sola gamba è stesa, si ha la posizione semi-compressa.
Quando una donna metta una gamba sulla spalla del suo amante e stende l’altra, poi mette questa sulla spalla e distende la prima, e così di seguito, alternativamente, si ha ciò che si chiama la fessura del bambù.
Quando una gamba è messa sulla testa e l’altra rimane distesa, si ha ciò che si dice piantare un chiodo. Solo la pratica può insegnarlo.
Quando le gambe della donna sono tenute contratte sul suo stomaco, si ha posizione del granchio.
Quando le cosce sono alzate e poste una sull’altra, si ha la posizione a fardello.
Quando le gambe sono messe una sull’altra, si ha la posizione in forma di loto.
E quando l’uomo, durante l’amplesso, si rotola senza lasciare la donna ma tenendola stretta alle reni, si ha la posizione girante e si impara solo con la pratica.
Secondo Suvarnanabha tutte queste posizioni, siano effettuate distesi, seduti o in piedi, possono essere praticate nell’acqua, riuscendo in tal modo più facili. Vatsyayana pensa invece che l’amplesso nell’acqua non sia conveniente, perché proibito dalla legge religiosa.
Quando un uomo e una donna si appoggiano uno al corpo dell’altro o contro un muro o contro un pilastro, e compiono l’amplesso stando così in piedi, si ha l’unione appoggiata.
Quando l’uomo si appoggia al muro, e la donna, sostenuta sulle mani dell’uomo riunite sotto di lei, gli passa le braccia intorno al collo, stringe le cosce attorno alla sua vita, si muove aiutandosi coi piedi appoggiati al muro contro il quale l’uomo pure si trova, si ha l’unione sospesa.
Quando una donna si pone sulle mani e sui piedi come un quadrupede, e l’uomo monta su lei come un toro, si ha l’unione della vacca. E in questo caso, vi è modo di praticare dalla parte del dorso tutto quel che generalmente si fa dalla parte del petto. Allo stesso modo si ha l’amplesso del cane, della capra, del cervo, il violento assalto dell’asino, l’amplesso del gatto, il salto della tigre, la pressione dell’elefante, lo strofinamento del cinghiale e l’assalto del cavallo. Questi amplessi consistono soltanto nell’imitazione del comportamento di ciascuno di questi animali.
Quando un uomo contemporaneamente gode due donne che l’amano ambedue di pari amore, si ha l’amplesso unito.
E quando un uomo gode contemporaneamente più donne, si ha l’amplesso di una mandria di vacche.
Nello stesso modo si può avere: l’esercizio dell’acqua, o unione di un elefante con più elefantesse il quale, si dice, non può avvenire altro che nell’acqua, l’amplesso di una mandria di capre, di una mandria di cerbiatte, unioni tutte che si operano imitando i diversi animali.
A Gramaneri, parecchi giovani usano godere una sola donna, che può essere anche la moglie di uno di loro, e la godono sia uno dopo l’altro, sia tutti insieme in tal modo: uno la tiene, un altro la gode, un terzo s’impadronisce della bocca, un quarto del ventre, e in tal maniera godono alternativamente di ciascuna parte del corpo di lei. Ciò si può fare quando alcuni uomini si trovino in compagnia di una cortigiana. E anche le donne dell’harem del re possono fare altrettanto quando riescono, per caso, a mettere le mani su un uomo. Finisce qui la trattazione dei diversi amplessi e su questo argomento abbiamo due versetti, di cui ecco il testo:
Una persona ingegnosa deve saper moltiplicare le maniere di compiere l’amplesso, imitando qualsiasi animale o uccello, perché tali amplessi, seguendo gli usi dei diversi paesi e la fantasia personale, generano l’amore, l’amicizia e il rispetto nel cuore di una donna.
[1] Dharma è la conquista del merito religioso; è interamente descritto nel Cap. V. torno III, dell’»History of India» di Talboys Wheelers e negli «Editti di Asoka».
[2] Artha è la conquista della ricchezza, della proprietà, ecc.
[3] Kama è l’amore, il godimento, il piacere sessuale. Sono state conservate queste tre parole nella loro forma originale, come termini tecnici, e si possono definire con le parole «virtù, ricchezza e piacere», tre qualità di cui si parla continuamente nelle Leggi di Manù.
[4] Erano sicuramente dei materialisti che non credevano nell’aldilà.
[5] Presso gli Indù le quattro caste degli uomini sono: i Bramani o sacerdoti; gli Cshatry o guerrieri; i Vaisiy o agricoltori e mercanti; i Sudra o casta degli artigiani. I quattro periodi della vita sono: la vita dello studente religioso, la vita del capo famiglia, la vita dell’eremita e la vita del Sunyasi o devoto.
[6] Bali era un demonio che vinse Indra e ne occupò il trono; ma poi fu detronizzato da Visnù durante una sua nuova incarnazione.
[7] Colore derivato dalla lacca.
[8] Sostanza simile al sapone, allora sconosciuto in India.
[9] Personaggi che generalmente figurano nei drammi indù, le cui caratteristiche saranno spiegate più avanti.
[10] Protettrice delle arti, specialmente della musica e della retorica, paragonabile grosso modo a Minerva. Avrebbe inventato le lingue sanscrite.
[11] Presso gli antichi indù le cortigiane come le etere greche, erano donne di grande intelligenza e cultura, che potevano frequentare la società cosa che era proibita alle donne sposate.
[12] Specie di sedia a forma di T
VII – DEI DIVERSI MODI DI PERCUOTERE
L’atto sessuale può essere paragonato a una lite, a causa dei contrasti d’amore e della sua tendenza a degenerare in una disputa. L’oggetto che si percuote con passione è il corpo, e al corpo appartengono le seguenti parti speciali:
Le spalle, la testa, lo spazio fra i seni, il dorso, il jaghana o parte mediana del corpo, i fianchi.
Vi sono quattro modi di percuotere, e sono i seguenti:
Col dorso della mano, con le dita un po’ contratte, col pugno, col palmo della mano. Le percussioni producono dolore e determinano nel percorso l’emissione d’un suono sibilante, che può assumere diverse caratteristiche, e otto diverse specie di lamenti così definiti:
Il suono Hinn. Il suono urlante, simile al tuono. Il suono tubante. Il suono lamentoso. Il suono Phutt. Il suono Phâtt. Il suono Sûtt. Il suono Plâtt.
Si può anche verificare l’emissione di parole con senso definito quali, ad esempio: «Mamma mia!» e altre che significano proibizione, stanchezza, soddisfazione, desiderio di liberazione, dolore o lode, alle quali si può talvolta aggiungere il verso della colomba, del cuculo, del piccione verde, del pappagallo, dell’ape, del passero, del canarino o della quaglia, suoni tutti molto usati in tale circostanza.
I colpi col pugno debbono essere dati sul dorso della donna, mentre è seduta sulle ginocchia dell’uomo, ed essa deve restituire questi colpi accompagnandoli con invettive come se fosse in collera, emettendo nel tempo stesso dei suoni come il tubante e il lamentoso. Quando l’amplesso è iniziato si potrà percuotere leggermente col dorso della mano lo spazio fra i seni, prima lentamente e poi sempre più in fretta man mano che l’eccitazione aumenta. In questo periodo di eccitazione sarà emesso il suono Hinn, solo o con altri, alternativamente, secondo l’abitudine. Se l’uomo percuote la donna sulla testa, con le dita un po’ contratte si verifica una percussione che si chiama: «Prasritaka» e che vuoi dire appunto: «Battere con le dita un po’ contratte». In tal caso i suoni caratteristici sono il tubante, il Phâtt e il Phutt nell’interno della bocca, e alla fine dell’amplesso il sospirante e il lamentoso. Il suono Phâtt è l’imitazione del rumore che si ottiene spezzando una canna di bambù. Il suono Phutt somiglia invece al rumore di un oggetto che cade nell’acqua. Ogni volta, ricevendo un bacio o una carezza qualsiasi, la donna deve rispondere con un suono sibilante. Si può esser certi, poi, che quando la donna non è abituata alle percussioni, durante l’azione mormora continuamente parole di proibizione, di sazietà, di desiderio, di liberazione o frasi come: «Padre mio!», «Mamma mia!» Intercalate con sospiri, lamenti o urli.
Verso la fine dell’amplesso l’uomo premerà fortemente, col palmo delle mani, il seno, il jaghana e i fianchi della donna, continuando in queste pressioni sino alla fine; e la donna allora emetterà dei suoni come il verso della quaglia o altri. Vi sono, a questo proposito, due versetti di cui ecco il testo:
Le caratteristiche del sesso maschile, secondo l’opinione generale, sono la rudezza e l’impetuosità; mentre la donna si distingue per la debolezza, la tenerezza, la sensibilità, e un’inclinazione a evitare atti spiacevoli. L’eccitamento del desiderio e alcune particolari abitudini possono talvolta condurre a risultati in apparenza contrari, ma la natura finisce sempre col prendere il sopravvento.
Ai quattro sopra citati modi di percuotere si può aggiungere l’uso di un oggetto a spigoli da battere sul petto, di forbici sulla testa, di uno strumento a punta sulle guance e di pinze sui seni e sui fianchi. Si hanno dunque in tutto otto modi di percuotere. Ma queste ultime quattro maniere, del tutto particolari delle popolazioni meridionali, coma si può scorgere dai segni lasciati sul seno di quelle donne, sono condannate da Vatsyayana, perché dolorose e quindi barbare e vili e non si devono perciò usare. Come regola generale, tutto ciò che appare come costume locale non è da seguire senza esame preventivo, e anche nel paese ove l’uso è comune è consigliabile sempre evitarne l’abuso. Si possono citare numerosi esempi dei pericoli cui si va incontro con la pratica ditali percussioni usate nei paesi meridionali. Il re di Pansciala, usando un oggetto a spigoli durante l’amplesso, uccise la sua cortigiana Madhavasena. Shatakarni Shatavahana, re di Kuntala, usando un paio di forbici, tolse la vita alla sua grande regina Malayavati. Naradeva, che aveva una mano deforme, accecò una giovane danzatrice con un oggetto a punta mal diretto.
E si hanno anche due versetti su questo soggetto, di cui ecco il testo:
Riguardo a certe cose, non vi può esser né regola né enumerazione. Non appena iniziato l’amplesso, la sola passione dirige gli atti di due amanti.
Ogni atto appassionato, ogni gesto o movimento che abbia senso di amore e nasca dall’eccitazione nel momento dell’amplesso, non può essere definito. Tutto è irregolare come un sogno. Un cavallo che abbia raggiunto il quinto grado di velocità, continua la propria corsa con uno slancio cieco, senza più badare ai fossi o agli ostacoli che possano sbarrargli il cammino. Così due amanti per la fiamma della passione: l’eccitamento li accieca, e vanno, vanno sempre, furiosamente, senza preoccuparsi di nessun eccesso. Per questa ragione, l’uomo che conosce a fondo la scienza dell’amore, consapevole della propria forza, ma anche della tenerezza e dell’ardore della sua donna, potrà agire in conseguenza. I vari modi di godere non sono adatti a ogni tempo né a ogni persona; ciascuno, prima di metterli in pratica, dovrà tener conto del tempo, del paese e del luogo.
VIII – DELLE DONNE CHE FANNO LA PARTE DI UOMO
Quando una donna si accorge che il suo amante è stanco per un amplesso troppo prolungato, e che non ha interamente soddisfatto il suo desiderio, deve, con il suo permesso, venirgli in aiuto, assumendo la parte di lui. Questo può farlo anche per soddisfare sia la curiosità dell’uomo, sia il proprio desiderio di novità.
Lo si può fare in due modi: la donna, durante l’unione sessuale, fa ruotare su se stesso l’uomo, in modo da continuare l’amplesso senza interrompere il godimento; o anche, più semplicemente, può prendere il posto dell’uomo fin da principio. In tal caso, con la capigliatura sciolta e cosparsa di fiori, sorridente e anelante, poggerà i seni sul petto dell’amante e, abbassando spesso la testa, gli renderà tutto ciò che lui le faceva poco prima, in quanto a percussioni, morsi e tutto. Gli dirà: «Tu m’hai rovesciata, tu mi hai morsa! Ora tocca a me rovesciarti e morderti!». Poi fingerà di vergognarsi, si pretenderà stanca, vorrà finire l’amplesso ma poi invece farà tutto ciò che fa il maschio, e inoltre ciò che qui ora descriveremo.
Tutto quel che un uomo fa per dar godimento alla donna si chiama l’opera dell’uomo e consiste in quanto segue:
Tenendo la donna distesa sul letto, e in certo qual modo quasi del tutto assorta in una piacevole conversazione, comincerà con lo sciogliere gli abiti, e se lei tenterà di ribellarsi ingiuriandolo e resistendo, la farà tacere coprendola di baci. Allora, col suo lingam in erezione, farà leggermente scorrere le mani sul corpo di lei e le maneggerà anche delicatamente certe parti. Se la donna è vergognosa e soprattutto se è la prima volta che si trova con un uomo, farà scivolare le mani fra le cosce di lei, che probabilmente cercherà d’impedirglielo col tenerle strette.
Se si tratta d’una ragazza giovanissima, dovrà, prima ancora, impadronirsi dei suoi seni, che lei probabilmente cercherà di coprire, sia pure con le proprie mani, poi le passerà le braccia sotto le ascelle e sotto il collo. Se invece si tratta di una donna già pratica farà tutto ciò che potrà essere piacevole all’uno e all’altro, secondo le circostanze particolari. Poi le prenderà la capigliatura, tenendole il mento fra le dita per darle un bacio, e nel caso, perché ancora giovane, la fanciulla ne provi vergogna, chiuderà gli occhi. Ma in qualsiasi occasione dovrà bene osservare il comportamento della donna, e dedurre da esso ciò che dovrà fare per renderle grata l’unione sessuale. A questo proposito Suvarnanabha osserva che, pur facendo alla donna ciò che crederà più opportuno durante l’amplesso, l’uomo non dovrà dimenticare d’aver cura di premere le parti del corpo sulle quali essa poserà gli occhi.
I segni di godimento e di soddisfazione che la donna manifesta sono: il corpo si abbandona, gli occhi si chiudono dimenticando ogni pudore, mostrando un ardente desiderio di unire i due organi il più strettamente possibile. Invece i segni dai quali si capisce che lei non gode e non è soddisfatta, sono i seguenti: batte le mani, non consente all’uomo di allontanarsi da lei, sembra abbattuta, morde l’uomo, lo batte, e continua ad agitarsi anche dopo che l’uomo ha finito. In questo caso l’uomo deve toccarle la yoni con la mano e con le dita (come l’elefante fa con la proboscide), prima ancora d’iniziare di nuovo l’amplesso, sino a che l’irritazione sia calmata: e soltanto allora potrà introdurre il suo lingam. Ed ecco specificati gli atti che un uomo dovrà compiere, secondo il loro ordine naturale:
1) Spingere in avanti.
2) Frizionare.
3) Forare.
4) Strofinare.
5) Premere.
6) Dare un colpo.
7) 11 colpo del cinghiale.
8) 11 colpo del toro.
9) La caccia al passero.
- Quando gli organi sono convenientemente e direttamente avvicinati, si ha ciò che si dice spingere in avanti.
- Quando, tenendo il lingam con la mano, si fa girare tutto attorno alla yoni, si ha ciò che si dice frizionare.
- Quando la yoni è abbassata e il lingam, cercando a più riprese di avanzare, ne batte la parte superiore con la punta come se volesse creare un’apertura, si dice forare.
- Quando si fa la stessa cosa sulla parte inferiore, si ha lo strofinare.
- Quando il lingam preme a lungo la yoni, si ha il premere.
- Quando il lingam viene ritirato fino ad una data distanza dalla yoni e poi si fa rientrare con forza, si ha ciò che si dice dare un colpo.
- Quando il lingam strofina solo un lato della yoni, si dice il colpo del cinghiale.
- Quando invece tutti e due i lati della yoni vengono strofinati dal lingam, si ha il colpo del toro.
- Quando il lingam è nella yoni e si agita con un rapido movimento avanti e indietro, senza farlo uscire, si ha la caccia al passero, ed è l’ultimo atto dell’unione sessuale.
Quando una donna fa la parte di uomo deve, oltre le nove operazioni ora descritte, aggiungere le tre seguenti:
1) Il paio di pinzette.
2) La trottola.
3) L’altalena.
- Quando la donna tiene il lingam nella sua yoni, ve lo attira, lo stringe senza lasciarlo uscire per un tempo relativamente lungo, si ha il paio di pinzette.
- Quando, invece, durante l’amplesso, la donna si agita in modo da dare alla parte centrale del proprio corpo un movimento circolatorio, si ha la trottola. Si impara solo con la pratica.
- Se, nello stesso caso, l’uomo solleva la parte mediana del suo corpo mentre la donna agita pure la sua parte mediana col movimento sopra descritto, si ha l’altalena.
Se la donna è stanca, appoggia la sua fronte su quella dell’amante, e rimarrà in tale posizione senza interrompere l’unione degli organi. Quando sarà riposata, l’uomo si volterà riprendendo il suo ruolo e ricominciando l’amplesso. A questo proposito vi sono dei versetti, di cui ecco il testo:
IX – DEL MODO DI COMINCIARE E FINIRE L’AMPLESSO
Il cittadino, in compagnia dei suoi amici e dei suoi servi, riceverà nella stanza del piacere, ornata di fiori e profumata, la donna, che è venuta da lui dopo aver fatto un bagno ed essersi convenientemente vestita, e la inviterà a rinfrescarsi e a bere liberamente. Poi la farà sedere alla sua destra e, carezzandole i capelli, l’abbraccerà delicatamente col braccio sinistro. Si abbandoneranno allora tutti a una piacevole conversazione su vari soggetti, e potranno anche parlare con parole a doppio senso e allusioni, di cose che non siano considerate sconvenienti per una società. Potranno cantare facendo pure della mimica o della musica, parlare di belle arti, incitandosi l’un l’altro a bere. Infine, quando la donna non resisterà più all’amore e al desiderio, il cittadino congederà gli amici, che gli si faranno dattorno, donando a ciascuno fiori, unguenti e foglie di betel, e quando rimarranno finalmente soli i due procederanno nel modo prima descritto. Questo è il modo di cominciare l’atto sessuale.
Alla fine dell’amplesso, invece, gli amanti, modestamente e senza guardarsi in viso, ognuno per proprio conto, si ritireranno, per rivestirsi; tornati poi al proprio posto, masticheranno alcune foglie di betel e il cittadino stenderà di propria mano sul corpo della donna un unguento di puro sandalo e di qualche altra essenza. L’abbraccerà col braccio sinistro, le dirà parole d’amore e le farà bere dell’acqua in una coppa tenuta da lui. Potranno mangiare dolci di zucchero o altra cosa, secondo il loro desiderio, e bere estratti freschi; potranno, secondo i gusti del paese, mangiare minestra, orzo, estratto, dolci, o altra cosa che sia dolce, piacevole e pura. Gli amanti possono anche sedersi sulla terrazza del palazzo o della casa a godere il chiaro di luna e a fare ancora piacevoli conversazioni; e il cittadino, tenendo la donna sulle ginocchia, le mostrerà i diversi pianeti, la stella mattutina, la stella polare, le sette Rishi o l’Orsa maggiore. In tal modo finisce l’unione sessuale. L’amplesso può essere di diverse specie:
1) Amplesso d’amore.
2) Amplesso d’amore susseguente.
3) Amplesso d’amore artificiale.
4) Amplesso d’amore trasferito.
5) Amplesso a similitudine degli eunuchi.
6) Amplesso fallace.
7) Amplesso d’amore spontaneo.
- Quando un uomo e una donna che da diverso tempo si amano e si ritrovano insieme dopo varie traversie; o quando uno di essi torna da un viaggio; quando si riconciliano dopo aver litigato, si ha l’amplesso d’amore. Si effettua secondo la fantasia degli amanti e per tutto il tempo che può far piacere.
- Quando si riuniscono due persone il cui amore è appena nato, si ha l’amplesso d’amore susseguente.
- Quando un uomo pratica l’amplesso eccitandosi da se stesso con le sessantaquattro arti, come il bacio ecc.; o quando un uomo e una donna hanno un rapporto sebbene ciascuno ami un’altra persona, si ha l’amplesso d’amore artificiale. In questo caso occorre impiegare tutti i procedimenti insegnati dai Kama Shastra.
- Quando un uomo, dal principio alla fine dell’amplesso, pur godendo una donna, pensa continuamente di goderne un’altra che ama, si ha l’amplesso d’amore trasferito.
- L’amplesso fra un uomo e una portatrice d’acqua o una domestica di scala inferiore alla sua, e che duri solamente il tempo necessario per soddisfare il desiderio, si chiama amplesso come gli eunuchi. In tal caso occorre astenersi da ogni toccamento esterno, dai baci, e da tutte le altre manipolazioni.
- L’amplesso fra una cortigiana e un contadino, o fra un cittadino e una donna di villaggio o dei sobborghi, si dice amplesso fallace.
- L’amplesso, infine, fra due persone profondamente affezionate, si dice amplesso spontaneo. In tal modo terminano tutte le specie di amplesso, e parliamo adesso delle dispute d’amore. Una donna che ami appassionatamente un uomo non sopporta di sentire pronunciare il nome della propria rivale, né che si parli di lei, né di essere chiamata per distrazione col nome di lei. Se avviene ciò, allora scoppia una grande disputa: la donna piange, va in collera, scioglie i capelli, percuote l’amante, cade dal letto o dalla sedia, e gettando da tutte le parti ghirlande e ornamenti, si butta per terra. L’amante in questo caso deve tentar di calmarla con parole concilianti e nello stesso tempo la rialzerà con attenzione per farla di nuovo stendere sul letto. Ma, senza rispondere alle sue parole, e sempre con crescente collera lei gli curverà la testa tirandogli i capelli, e dopo averlo ripetutamente percosso, una, due e tre volte, sulle braccia, sulla testa, sul petto e sul dorso, si dirigerà verso la porta della camera.
Secondo Dattaka, lei deve, in questo caso, sedersi, con aspetto corrucciato, presso la porta, e piangere, ma senza uscire, per evitare di mettersi dalla parte del torto.
Dopo un po’ di tempo, quando avrà giudicato che l’amante ha fatto tutto quanto era in suo potere per riconciliarsi, lo deve abbracciare, lasciandogli però un vivo desiderio di amplesso.
Quando una donna è a casa sua e ha litigato con l’amante, deve andare da lui, dimostrargli tutta la sua collera, e poi abbandonano.
Ma, in seguito, quando il cittadino gli avrà inviato il Vita, il Vidushaka o il Pithamarda per calmarla, dovrà tornare a casa e passar la notte con l’amante.
In tal modo terminano le dispute di amore, e riassumendo:
Un uomo, che usa i sessantaquattro mezzi insegnati da Babhravya, raggiunge il proprio scopo, assicurandosi il godimento di una donna della migliore società. Potrà, fin che vorrà, dissertare su altri soggetti, ma se non conosce le sessantaquattro arti, non otterrà se non poca stima fra le persone colte. Un uomo, al contrario, digiuno in ogni altra cosa, ma assai al corrente dei sessantaquattro capitoli avrà la supremazia in una società di uomini e di donne.
E come non rispettare le sessantaquattro arti quando si pensi che ricevono il rispetto dei letterati, dei sapienti, e delle cortigiane? E in virtù appunto del rispetto che naturalmente si prova per questi sessantaquattro capitoli, per le attrattive che manifestano, e per i meriti che sanno aggiungere ai vezzi naturali delle donne, gli Asciari le chiamano care alle donne. Un uomo profondo in queste arti è gradito alla sua donna, alle donne degli altri, e alle cortigiane.
PARTE TERZA
DELLA CONQUISTA DI UNA SPOSA
I – DEL MATRIMONIO
Quando una ragazza vergine si sposa con un uomo della propria casta, in conformità alle leggi della Sacra Scrittura, i risultati di tale unione sono: la conquista di Dharma e di Artha, la posterità, il parentado, l’aumento del numero di amici, e un amore senza nubi. Per questo motivo l’uomo deve sapere scegliere una ragazza di buona famiglia, di cui i parenti siano viventi, e che al massimo abbia tre anni meno di lui. È bene che sia di una famiglia molto rispettabile, ricca, in buona posizione, circondata da numerosi parenti e amici. La ragazza deve esser bella, con dote, con segni di buon augurio sul corpo; le unghie, i denti, le orecchie, gli occhi, i seni devono essere regolari; il corpo deve godere di buona salute. Anche l’uomo, naturalmente, deve possedere le stesse qualità. Ma, come dice Ghotakamukha, non bisogna amare una ragazza che si sia già unita con altri, che cioè non sia vergine, perché questa sarebbe un’azione reprensibile.
Per condurre a buon fine il disegno di matrimonio con una giovane come abbiamo descritto, i parenti e gli amici dell’uomo debbono fare ogni sforzo, come pure gli amici di ambo le parti, la cui assistenza può essere reclamata. Tali amici faranno notare ai parenti della ragazza ogni difetto presente e futuro di tutti gli altri suoi eventuali corteggiatori per quanto riguarda sia gli antenati sia la famiglia, e nel medesimo tempo esalteranno fino all’iperbole i meriti del loro amico, nei riguardi degli antenati e della famiglia, in modo da renderlo bene accetto ai parenti e soprattutto a coloro che possono essere in buoni rapporti con la madre della fanciulla. Uno degli amici potrà anche improvvisarsi astrologo per pronosticare la fortuna e la ricchezza futura dell’amico, affermando di aver visto per lui tutti i presagi e i segni di felicità; buona influenza di pianeti, entrata favorevole del sole in questo o in quel segno dello zodiaco, stelle propizie, segni di buon augurio sul corpo. Altri infine potranno destare la gelosia della madre, affermandole che il loro amico ha la probabilità di trovare altrove un’altra ragazza migliore della sua. Conviene poi prendere, o dare, in matrimonio una giovane, quando si è interamente soddisfatti della fortuna, dei segni, dei presagi, delle parole di terzi’ poiché, dice Ghotakamukha, un uomo non deve sposarsi per seguire solo il primo capriccio. Non bisogna sposare una ragazza che dorme molto, che piange, che esce di casa soltanto quando è richiesta in matrimonio, e che è fidanzata [13] a un altro. Si devono evitare anche le donne sotto elencate:
Una donna che sia tenuta nascosta; che ha un nome antipatico; che ha il naso schiacciato; che ha la narice rialzata; che ha lineamenti mascolini; che è curva; che ha le gambe storte; che ha la fronte proninente; che ha la testa calva; che non preferisce la purezza; che è stata corrotta da altri; che è affetta dal Gulma [14]; che è sfigurata in un modo qualsiasi; che è già in piena pubertà; che è un’amica; che è la più giovane di alcune sorelle; che è una Varshakari [15].
Anche una ragazza che ha il nome di una delle ventisette stelle, o il nome di un albero, o di un fiume, si dice che non valga nulla, come pure una giovinetta il cui nome finisce in rol. Ma in realtà secondo l’opinione di alcuni autori, si può esser felici solo sposando una fanciulla alla quale si è affezionati, e quindi si deve sposare solo la donna che si ama. Quando una ragazza ha l’età del matrimonio, i parenti devono vestirla in modo civettuolo, e condurla dovunque possa essere vista da tutti. Ogni pomeriggio, dopo averla adornata, con eleganza, la manderanno, con le sue giovani amiche, ai giochi, ai sacrifici, alle cerimonie nuziali, mettendola in tal modo in evidenza, dato che altro non è se non una mercanzia da vendere. Dovranno accogliere, con buone parole e con attestazioni di amicizia, le persone che faranno visita alla ragazza in vista del suo matrimono. La vestiranno allora con eleganza, sotto un pretesto qualsiasi, e la presenteranno, attendendo che la fortuna si realizzi, e fissando un giorno per decidere il matrimonio. In quel giorno, non appena le persone saranno giunte, i parenti della fanciulla le inviteranno a rinfrescarsi e a desinare, e diranno al prescelto: «Tu tornerai il tal giorno», senza dare immediatamente seguito alla domanda, e rinviando la conclusione a più tardi. E quando un uomo si è in tal modo assicurata la conquista di una fanciulla secondo gli usi del paese, o seguendo l’impulso del proprio desiderio, dovrà sposarla in conformità dei precetti della Sacra Scrittura, secondo l’una delle quattro specie di matrimonio.
Termina così la trattazione del matrimonio, non senza riportare il testo di alcuni versetti:
I divertimenti di società, quali il compimento di versi cominciati da altri, il matrimonio e le cerimonie propiziatorie, non debbono avvenire né con superiori, né con inferiori, ma solo coi nostri pari. Si dice che si ha un’alta alleanza, quando un uomo, dopo avere sposato una fanciulla, è poi costretto a servirla come un domestico, e a servire i parenti di lei, e tale alleanza è biasimata dalla gente per bene. D’altra parte i saggi qualificano bassa alleanza, condannandola, il matrimonio di un uomo che, d’accordo coi suoi parenti, agisce da tiranno verso la moglie.
Ma quando l’uomo e la donna sanno rendersi graditi l’uno all’altro, e i parenti delle due parti li rispettano allo stesso modo, si ha un’alleanza nel vero senso della parola. Un uomo dunque non deve contrarre né un’alta alleanza, per la quale poi sarebbe obbligato ad abbassarsi davanti ai parenti, né una bassa alleanza, che tutti riprovano.
II – DELLA CONFIDENZA DA ISPIRARE A UNA RAGAZZA
Nei primi tre giorni seguenti al matrimonio, l’uomo e la donna dormiranno sul pavimento, astenendosi dai piaceri sessuali, e mangeranno cibi conditi con molte spezie e sale. I sette giorni seguenti faranno il bagno al suono di gioiosi strumenti musicali, si abbiglieranno, mangeranno insieme e accoglieranno con cortesie i parenti e le persone che avranno assistito al matrimonio. Questo modo di condursi è comune alle persone di tutte le caste. La sera del decimo giorno l’uomo comincerà a parlar dolcemente alla giovane sposa, da solo a sola, in modo da ispirarle confidenza. Alcuni autori pretendono che, per conquistarsi il cuore di una fanciulla, l’uomo non debba parlare per i primi tre giorni interi, ma i discepoli di Babhravya osservano che, se un uomo se ne sta tutto muto per tre giorni, v’è da temere che la sposa si stanchi di vederlo inerte come un pezzo di legno, e, spoetizzata, finisca col disprezzarlo, quasi fosse un eunuco. Vatsyayana ritiene che l’uomo debba immediatamente cominciare a guadagnarsi la fiducia della sposa, ma che da principio debba astenersi dai piaceri sessuali. Le donne, essendo di natura dolce, preferiscono esser prese con dolcezza, e se son costrette a subire un tale brutale assalto di un uomo che appena conoscono, talvolta ciò fa nascere in loro un disgusto per l’atto sessuale che può anche estendersi al sesso maschile in generale. Perciò, l’uomo deve avvicinarsi alla giovane sposa con tutti i riguardi che lei desidera, e dovrà usare tutti i mezzi più idonei a ispirarle una fiducia sempre maggiore. Così per la prima volta l’abbraccerà nel modo che più gli piacerà, purché non sia a lungo, e le abbraccerà le parti superiori dei corpo come cosa più facile e più semplice. Se la ragazza è già di una certa età o l’uomo la conosce da qualche tempo, potrà anche abbracciarla allume di una lampada; ma se non la conosce bene, o se la fanciulla è molto giovane, dovrà abbracciarla al buio. Quando la giovanetta avrà acconsentito all’abbraccio, l’uomo le porrà in bocca un tambula, o pezzetto di noce di betel, o qualche foglia di betel, e se lei rifiuta, egli dovrà persuaderla con dolci parole, con preghiere, con giuramenti, poi si inginocchierà ai suoi piedi, perché è provato che, per quanto ombrosa e irritata una donna possa essere, non è mai intrattabile quando vede un uomo ai suoi piedi. Nel momento in cui le darà questo tambula, le bacerà dolcemente e con grazia la bocca, senza emettere nessun suono. Ottenuto tale primo risultato, procurerà di farla parlare, e ve la costringerà rivolgendole domande su cose ch’egli non conoscerà o fingerà di non conoscere e tali da non richiedere altro che brevi risposte. Se lei non parla, non dovrà rimproverarla e tanto meno bruscamente, ma, con modi graziosi, dovrà ripetere le domande; se ancora continua a non rispondere, insisterà coraggiosamente perché, osserva Ghotakamukha, «tutte le ragazze ascoltano ciò che gli uomini dicono loro, senza rispondere con una sola parola». Dinanzi all’insistenza, la giovanetta finirà col rispondere con un moto della testa, mentre se l’uomo la sgridasse bruscamente non ne otterrebbe neanche questo cenno. Quando l’uomo le domanderà se le piaccia e se sia amato, lei tacerà lungamente; infine, costretta dall’insistenza, finirà di accennare di sì con la testa. Se l’uomo già la conosceva prima del matrimonio, dovrà intrattenersi con lei alla presenza di un’amica che faccia da intermediaria e che, avendo la confidenza dei due, manterrà la conversazione delle due parti.
In questo caso la fanciulla sorriderà, tenendo la testa bassa; e se l’amica dirà più di quanto lei desideri, la sgriderà e litigherà con lei. L’amica dirà forse anche qualcosa che la fanciulla non avrebbe voluto fosse detta, aggiungendo: «Lei ha detto…». Al che protesterà esclamando: «Non è vero! Non ho detto questo!» e allora sorriderà e getterà sull’uomo un furtivo sguardo.
Se la fanciulla è già familiarizzata con l’uomo che ha sposato, gli metterà vicino il tambula, l’unguento, o la ghirlanda che lui potrà aver chiesto, o anche potrà nasconderli nei suoi abiti di sopra. Allora l’uomo toccherà i suoi giovani seni, praticando la pressione sonora con le unghie, e se lei tenterà di trattenerlo, le dirà: «Non lo farò più se m’abbraccerai», inducendola in tal modo ad abbracciarlo. Mentre così lei lo abbraccerà, egli le passerà la mano su tutto il corpo, poi, molto dolcemente, se la farà sedere sulle ginocchia, procurando sempre più di conquistare il suo consenso. Se non volesse cedere, potrà anche tentare di spaventarla dicendole: «Guarda che lascerò il segno dei miei denti e delle mie unghie sulle tue labbra e sui tuoi seni; e io stesso farò sul mio corpo simili segni e poi affermerò che sei stata tu a farmeli. Che cosa dirai allora?». In questo modo, pressapoco, nascono la confidenza e il timore nell’animo di una fanciulla, e l’uomo potrà ottenere così ciò che desidera.
La seconda o la terza notte, quando la confidenza sarà maggiore, le toccherà tutto il corpo con le mani e la bacerà tutta; porrà le mani anche sulle cosce e le praticherà un piccolo massaggio, e, se gli sarà possibile, le farà il massaggio anche all’attaccatura delle cosce. Ella tenterà forse d’impedirglielo, ma egli cercherà di persuaderla dicendole: «Che male c’è in questo?» e l’indurrà a lasciarlo fare. Riportato questo piccolo trionfo, potrà allora toccarle le parti segrete, le scioglierà la cintura, gli abiti e, rialzandole le vesti, le farà un massaggio sulle cosce, ma questa volta nude. Tutte queste cose dovrà farle con dei pretesti, ma non dovrà cominciare un vero amplesso. Dovrà prima insegnarle le sessantaquattro arti, parlarle del suo amore e di tutte le speranze che per lungo tempo ha accarezzato nel desiderio di farla sua. Le prometterà di esserle sempre fedele, dissiperà la sua timidezza, farà di tutto per possederla.
Questo è il modo di conquistare la fiducia di una ragazza, ed ecco il testo di alcuni versetti scritti su questo argomento:
Un uomo che si comporta secondo le inclinazioni di una fanciulla, deve tentare di familiarizzarla in modo che possa amarlo concedendogli tutta la sua confidenza. Non è possibile riuscirci, né assecondando totalmente l’inclinazione della giovane, né opponendovisi del tutto, ma solo usando un mezzo termine. E colui che sa farsi amare dalle donne, sa tutelare il loro onore conquistandosi la loro fiducia, può essere sicuro di un amore costante. Ma chi trascura una ragazza perché gli sembra troppo timida, non ottiene se non il suo disprezzo, venendo da lei considerato come una bestia che non sa governare lo spirito di una donna. D’altra parte, una ragazza posseduta con la violenza da un uomo che non sa conoscere il cuore femminile, diviene nervosa, inquieta, triste, e finisce presto col detestare l’uomo che l’ha presa a viva forza. Allora, sentendosi incompresa nel proprio amore e non corrisposta, si lascia cogliere dalla disperazione, diventando nemica del sesso maschile, oppure, se per caso detesta solo e in particolar modo suo marito, finisce col cercare altri uomini.
III – IL CORTEGGIAMENTO
Un uomo povero e dotato di buone qualità, un uomo di origine bassa e dotato di mediocri qualità, un vicino ricco, e un uomo ancora sotto l’influenza del padre, della madre o dei fratelli, non debbono sposarsi senza la certezza di essersi acquistato l’amore e la stima di una ragazza sin dall’infanzia. Così un giovanotto separato dai suoi parenti e che viva nella casa di suo zio, tenterà di conquistare la figlia dello zio, o qualche altra ragazza, anche se sarà stata in precedenza fidanzata ad altro uomo. E tal modo di guadagnarsi il cuore di una giovane, non è riprovevole, dice Ghotakamukha, perché così è possibile conquistare Dharma come con ogni altra specie di matrimonio.
Quando un giovanotto avrà in tal modo cominciato la corte alla ragazza che ama, passerà il suo tempo con lei cercando di farla divertire con giochi adatti all’età e alle condizioni, come cogliere mazzi di fiori, intrecciare ghirlande, fingere d’esser parenti d’una famiglia irreale, cucinare, giocare ai dadi, alle carte, a pari e dispari, a riconoscere il dito di mezzo, ai sei ciottoli, e con altri giochi simili in uso nel paese e che piacciono alla ragazza. Egli organizzerà ancora nuovi giochi, ai quali parteciperanno altre persone, come: a nascondersi, a nascondere oggetti in piccoli mucchi di grano e a ricercarli, a mosca cieca; e vari esercizi ginnici o altro, sempre in compagnia della fanciulla, degli amici e dei servitori. L’uomo dovrà anche mostrare simpatia per quelle donne che la giovinetta giudicherà degne della sua confidenza, e acquisterà anche nuove conoscenze, ma, prima, di tutto, dovrà conquistarsi, con atti cortesi, la simpatia della figlia della nutrice della sua preferita, perché, anche se questa arrivasse a penetrare i suoi disegni, non li ostacoli, e cerchi anzi di facilitare l’unione desiderata, e possa anche, pur conoscendo il vero carattere del giovanotto, parlare delle sue qualità ai parenti della fanciulla.
L’uomo compirà dunque tutto quel che può esser gradito alla ragazza e le procurerà tutto ciò che lei può desiderare di possedere. Le donerà giocattoli non conosciuti alla maggior parte delle sue compagne; le offrirà una bambola di stoffa, di legno, di corno di bufalo, d’avorio, di cera, di pasta o di terra; utensili per cuocere i cibi; figure di legno di uomini o animali; e anche templi di terra o di bambù, consacrati a diverse deità; gabbie per pappagalli, cuculi, stornelli, galli, quaglie o pernici; vasi per acqua di forme eleganti e varie; macchine per lanciare l’acqua; chitarre; piedistalli per immagini, pacchetti, lacca; arsenico rosso, unguento giallo, collirio; infine legno di sandalo, zafferano, noci e foglie di betel. Tutte queste cose le regalerà alla ragazza in varie occasioni, ora in pubblico, ora in privato, secondo le circostanze. In poche parole, farà tutto il possibile per persuaderla ch’egli è pronto a far qualsiasi cosa per lei.
Finirà con l’ottenere un appuntamento in luogo nascosto. Egli allora le spiegherà di averle fatto quei doni in segreto temendo di dispiacere ai parenti di lei o ai propri, e aggiungerà che quei doni altre li avevano molto desiderati. Se gli sembrerà che lei già lo ami, le racconterà storielle divertenti, sempre che lei lo desideri, oppure, se le piacciono i giochi di mano, gliene mostrerà qualcuno così bello da meravigliarla. Se poi sarà curiosa di conoscere qualche cosa delle diverse arti, egli dovrà mostrare subito la sua abilità. Se ama il canto, le farà della musica, e in certi giorni, in cui andranno insieme alle fiere, a qualche festino al chiaro di luna, o quando lei ritornerà a casa dopo un’assenza, le offrirà un mazzo di fiori, ornamenti per la testa o per le orecchie, o anelli, perché tali doni debbono essere fatti soltanto in queste occasioni.
Insegnerà anche alla figlia della nutrice, nella loro totalità, i sessantaquattro modi di piacere praticati dagli uomini, e, con tal pretesto, facendole così sapere di essere esperto nell’arte del godimento sessuale. E durante questo tempo indosserà abiti eleganti e cercherà di mostrare il miglior aspetto possibile, perché le giovani donne desiderano che gli uomini che vivono presso di loro siano belli e ben messi. Il che vuol dire che le donne, per quanto risentano esse stesse l’influenza dell’amore, non compiono nessuno sforzo per conquistare l’oggetto della loro passione, e del resto sarebbe ozioso insistere su questo proposito.
Ecco adesso i segni e gli atti esteriori coi quali invariabilmente si tradisce l’amore di una giovanetta. Essa non guarda mai l’uomo in faccia, e arrossisce quando si sente guardata; con un pretesto qualsiasi gli mostra le sue gambe; lo guarda di nascosto quando egli si allontana; abbassa la testa quando lui le rivolge una domanda, e risponde con parole indistinte e frasi senza nesso; gode di rimanere lungamente con lui; parla alle cameriere con un’intonazione particolare, nella speranza di attirare la sua attenzione, quando è lontana da lui; non vuole abbandonare il luogo in cui si trova l’amato; con un pretesto qualsiasi gli fa guardare parecchi oggetti; gli racconta favole e storie per prolungare la conversazione; bacia e abbraccia alla sua presenza un bambino seduto sulle sue ginocchia; disegna motivi ornamentali sulla fronte delle donne del seguito; fa movimenti vivaci e graziosi quando le donne del seguito le parlano gaiamente in presenza del suo amato; si confida con gli amici di lui, e dimostra per lui rispetto e deferenza; è buona coi domestici di lui, parla con loro, li incita a compiere il loro dovere, come se fosse la loro padrona, e attentamente li ascolta quando parlano del suo amato con qualche altra persona; entra in casa di lui quando ve la invita la figlia della nutrice e, con l’assistenza di lei cerca di parlare e scherzare con lui; evita di essere vista da lui quando non è abbigliata e ornata; gli manda, per mezzo della sua amica, le buccole, i suoi anelli e la sua ghirlanda di fiori, assecondando il desiderio da lui espresso di vederli; porta sempre qua!che oggetto che lui può averle donato; si mostra triste quando i suoi parenti le parlano di qualche altro pretendente, tentando di evitare le persone che ne prendano le parti, o accennino appena a difenderlo.
Vi sono anche a questo proposito alcuni versetti, di cui ecco il testo:
Un uomo che si è reso conto dei sentimenti di una ragazza per lui, e che ha osservato tutti i segni esteriori dai quali questi sentimenti si riconoscono, deve fare tutto il possibile per unirsi con lei. Se si tratta d’una ragazzina, deve conquistarla con giochi infantili, se d’una ragazza di età un po’ avanzata, con la sua abilità nelle arti, e nel caso si tratti d’una ragazza che l’ama, ricorrendo all’aiuto di persone che godano la fiducia di lei.
IV – CIÒ CHE UN UOMO DEVE FARE
Quando accade che una ragazza dimostri il suo affetto coi manifesti segni esteriori a cui abbiamo accennato, l’uomo deve tentar di conquistarla interamente nei seguenti modi:
Durante i giochi ai quali parteciperanno tutti e due, lui le terrà la mano con intenzione. Metterà in pratica su lei i diversi tipi di abbraccio di cui abbiamo parlato. Le mostrerà una coppia di figurine umane tagliate in una foglia di albero, e, a intervalli, altre cose del genere. Negli esercizi di nuoto, egli si tufferà a una certa distanza da lei per poi ricomparirle vicino. Si mostrerà entusiasta delle nuove foglie degli alberi e di altre simili cose. Le descriverà i tormenti sopportati per lei e qualche bel sogno ch’egli abbia fatto per qualche altra donna. Nelle partite o assemblee della sua casta, si siederà presso di lei, e, con un pretesto qualsiasi, cercherà di toccarla; poi tenterà di mettere il proprio piede sul suo, premendole dolcemente ciascun dito e le unghie. Se vi riesce, potrà prendere anche con la mano il suo piede e compiere quanto abbiamo detto sopra; e ogni volta che le farà un dono o ne riceverà uno, coglierà l’occasione per esprimerle tutta l’intensità del suo amore. Lui spruzzerà su di lei l’acqua con cui si è sciacquato i denti, e nel caso si trovi solo con lei in qualche luogo solitario o nell’oscurità, farà, come suoi dirsi, all’amore, ma senza impressionarla in nessun modo. Ogni volta che si troverà con lei o sulla medesima sedia o sul medesimo letto, le dirà: «Devo dirti qualche cosa, ma a te sola in particolare» e se lei acconsente ad ascoltarlo in luogo solitario, le esprimerà il suo amore, maggiormente coi gesti che con le parole. Quando sarà sicuro dell’amore di lei, si dichiarerà malato, e tenterà d’indurla ad andare a casa sua per poterle parlare. Allora le prenderà la mano con intenzione, per portarsela sugli occhi e sulla fronte, e con la scusa di aver bisogno di qualche medicina, la pregherà di preparargliela dicendole: «Tocca a te farmi questo favore, a te e a nessun altro». Quando lei dovrà andare via, la pregherà vivamente di tornare. Tale finzione di malattia dovrà durare tre giorni e tre notti. In seguito, quando la fanciulla avrà preso l’abitudine di visitarlo, egli terrà con lei lunghe conversazioni poiché, dice Ghotakamukha, «per quanto un uomo possa appassionatamente amare una fanciulla, non ne trionfa se non con una grande profusione di parole». Infine, e soltanto quando l’uomo si accorge che la ragazza è interamente presa di lui, potrà cominciare a goderla. E possiamo assicurare che è una semplice chiacchiera l’affermazione che le donne si mostrano meno timide la sera e nell’oscurità, e che in tali occasioni sono più desiderose dell’amplesso e quindi non si oppongono all’uomo, per cui bisogna cercare di possederle solo in quelle ore.
Quando un uomo non potrà da sé solo arrivare allo scopo, dovrà tentare di farsi amare dalla ragazza, ricorrendo all’aiuto della figlia della nutrice o di un’amica in cui lei abbia fiducia, e si comporterà come abbiamo già detto. Potrà anche, all’inizio, mandare una donna del suo seguito a vivere con lei come dama d’onore, e questo faciliterà il compito.
E alla fine, quando sarà sicuro dei sentimenti di lei, che avrà cercato d’interpretare dal modo di comportarsi con lui nelle cerimonie religiose, nelle feste nuziali, nelle fiere, nei festini, nei teatri, nelle assemblee pubbliche, e in altre occasioni simili, dovrà cominciare a goderla quando la troverà sola; poiché Vatsyayana fin dal principio avverte che una donna, se si sa prenderla in luogo e tempo conveniente, non ci darà da lamentarsi della sua infedeltà.
Una ragazza, dotata di buone qualità e ben educata, ma nata in una famiglia di casta inferiore o senza beni di fortuna, e perciò non ricercata dai suoi uguali; o anche un’orfanella, priva di parenti, osservante tuttavia le regole della sua famiglia e della sua casta, quando sia giunta all’età da marito e pensi a formarsi una famiglia, dovrà tentare di conquistare un giovane forte e di bella presenza, o anche uno che lei creda di poter indurre a sposarla per debolezza di spirito anche senza il consenso dei parenti. Dovrà impiegare a tale scopo tutte le astuzie per farsi amare e cercherà ogni occasione per incontrario e vederlo. Anche la madre non trascurerà niente per riunirli per mezzo di amiche e della figlia della nutrice. La ragazza stessa farà in modo di ritrovarsi sola con lui in qualche luogo solitario; gli regalerà fiori, noci di betel, foglie di betel o profumi; gli dimostrerà la propria abilità nella pratica delle arti, del massaggio, della graffiatura, e dei segni con le unghie. Infine l’intratterrà sugli argomenti a lui preferiti, discutendo con lui dei mezzi più idonei per conquistare l’amore di una fanciulla. Però, secondo gli antichi autori, per quanto possa essere ardente l’amore di una ragazza per un uomo, non dovrà mai offrirsi né tentare i primi approcci, per non esporsi a essere disprezzata e rifiutata. Soltanto quando l’uomo dimostrerà il desiderio di voler godere di lei, essa si mostrerà favorevole; quando lui l’abbraccerà non mostrerà nessun cambiamento nel modo di comportarsi, e subirà ogni manifestazione di amore come se ignorasse lo scopo di lui. Se lui tenterà di baciarla, si rifiuterà; quando le chiederà di permettergli l’unione sessuale, consentirà soltanto di farsi toccare le sue parti segrete, e anche ciò con riluttanza; e quali siano le insistenze di lui, non cederà mai con intera spontaneità, ma cercherà di resistere ai suoi sforzi per averla. Solo quando sarà certa di essere amata, quando sentirà tutta la devozione dell’amante, quando avrà la persuasione di essere presto sposata, si abbandonerà totalmente ai desideri di lui, e dopo aver perso la verginità si confiderà con le amiche intime.
Così hanno termine i tentativi che una ragazza farà per conquistare un uomo. Si hanno in merito alcuni versetti di cui ecco il testo:
Una fanciulla molto ricercata dovrà sposare l’uomo che ama e di cui lei intuisce la capacità di darle obbedienza e godimento. Ma se, per interesse, i parenti sposano una ragazza a un uomo ricco senza preoccuparsi del suo carattere e del suo aspetto, oppure la concedono a un uomo che ha più mogli, la donna non si affezionerà mai al marito anche se egli è dotato di buone qualità, se è attivo, obbediente, robusto, sano di corpo, desideroso di piacerle in ogni modo. Un marito gentile, però, sempre padrone di se stesso, per quanto povero e di brutto aspetto, è in ogni caso preferibile a un altro, che sia pur bello e attraente, ma faccia parte del suo amore ad altre donne. Le donne sposate con uomini ricchi, ma con più mogli, in generale non sono affezionate allo sposo e non gli concedono la propria fiducia; e per quanto possano godere in apparenza tutte le felicità della vita, tuttavia ricorrono spesso ad altri uomini. Un uomo di carattere volgare, o caduto in bassa posizione, o che viaggia troppo, non merita di essere sposato; come pure quello che, avendo molte donne e molti figli, o amando con passione gli esercizi ginnici e i giochi, sente raramente il desiderio di andare a trovare sua moglie. Di tutti gli innamorati di una ragazza, sarà il vero marito solo quello che possiede le qualità da lei preferite, e un marito simile eserciterà su lei una vera superiorità perché è il marito d’amore.
V – ALCUNE FORME DI MATRIMONIO [1]
Quando una ragazza non può vedere spesso il suo amante da solo a solo, gli invia la figlia della nutrice, sempre che di questa abbia fiducia e l’abbia già guadagnata ai suoi scopi. Nelle conversazioni con l’uomo, la figlia della nutrice vanterà la nascita della fanciulla, il suo bel carattere, la bellezza, l’intelligenza, l’abilità, lo spirito maturo, e l’affetto per lui, tutto però senza fargli comprendere che parla per incarico della fanciulla di cui è messaggera; ecciterà, in tal modo, nel cuore dell’uomo l’amore per la sua protetta. Alla fanciulla invece parlerà delle eccellenti qualità dell’amante, e particolarmente di quelle che già conosce essere a lei gradite. Parlerà anche, in termini sfavorevoli, degli altri pretendenti della fanciulla, criticando l’avarizia e l’indiscrezione dei loro parenti, e la poca importanza delle loro famiglie. Citerà esempi di ragazze dei tempi antichi, come Sacuntala e altre, le quali, per essersi sposate a uomini della loro casta e di loro scelta, ebbero un’unione continuamente felice. Parlerà di altre ragazze che, per quanto sposate in grandi famiglie, ebbero spose rivali, e ben presto, tormentate da queste, divennero miserabili e furono abbandonate. Le parlerà finalmente della splendida fortuna, della inalterabile prosperità, della castità, dell’obbedienza, e dell’affetto dell’uomo, si sforzerà di rassicurare il suo pudore e di dissipare i suoi timori e i suoi sospetti di qualche disgrazia che lei teme possa nascere dal matrimonio. Lei farà, in poche parole, la parte di messaggera, istruendo la ragazza su tutto quanto sa dell’amore dell’uomo, dei posti che frequenta, degli sforzi che ha fatto per incontrarla, e spesso le ripeterà: «Tutto andrà per il meglio se ti rapirà a viva forza quando non te l’aspetti».
FORME DI MATRIMONIO
Quando una ragazza sarà interamente e apertamente conquistata, si comporterà con l’uomo come se fosse sua sposa. L’uomo allora farà venire del fuoco dalla casa di un bramino e, dopo aver seminato in terra dell’erba Kusha, e offerto un sacrificio al fuoco, la sposerà secondo i precetti, perché secondo l’opinione di antichi autori, un matrimonio consacrato davanti al fuoco non può più essere sciolto. Dopo la consumazione del matrimonio, i parenti dell’uomo si renderanno conto dell’affare, e nel tempo stesso saranno avvertiti anche i parenti della sposa con tutte le precauzioni necessarie perché dimentichino il modo come il matrimonio fu concluso, e concedano quindi il loro consenso. Ottenuto questo, si provvederà a solennizzare la conciliazione con doni graziosi e cortesi maniere. In questo modo un uomo deve sposare una ragazza se vuoi seguire la forma Gandharva del matrimonio.
Se invece una ragazza non sa risolversi, o non vuol confessare di sentirsi pronta al matrimonio, l’uomo raggiungerà il suo scopo con uno dei modi seguenti:
1) Alla prima occasione favorevole, e con un pretesto qualsiasi, dovrà per mezzo di un’amica che conosca bene e di sua piena fiducia e che sia conosciuta anche dalla sua amata, farsi condurre a casa la ragazza a sua insaputa. Ottenuto ciò, dovrà far venire del fuoco dalla casa di un bramino e procederà nel modo che abbiamo già descritto.
2) Se si annuncia come prossimo il matrimonio della giovinetta con altro uomo, egli tenterà con ogni mezzo di screditare tale pretendente agli occhi della madre. Allora, avendo ottenuto dalla madre di condurre la ragazza in una casa vicina, farà venire del fuoco dalla casa di un bramino e procederà come abbiamo già detto.
3) L’uomo dovrà divenire grande amico del fratello della ragazza e fargli dei regali, e se questo fratello è della sua età, e dedito alle cortigiane e agli intrighi con donne d’altri, lo aiuterà in tutti i suoi capricci. Gli racconterà allora quanto sia preso d’amore per la sua sorella, e si sa che i giovani sono pronti a sacrificare qualsiasi cosa, anche la vita, per uomini della loro età, delle stesse abitudini e degli stessi gusti. In seguito si farà condurre dal fratello stesso la ragazza in luogo sicuro e procederà come abbiamo già detto.
4) In occasione di un festino l’uomo farà bere alla ragazza, per mezzo della nutrice di lei, una sostanza inebriante, e se la farà condurre in luogo sicuro con un pretesto qualsiasi. Allora, prima che sia passata l’ebbrezza, possiederà la ragazza, e dopo, davanti al fuoco della casa di un bramino, procederà come abbiamo detto.
5) L’uomo, d’accordo con la figlia della nutrice, rapirà durante il sonno la fanciulla, e dopo averla goduta prima ancora che si sia svegliata, procederà come abbiamo detto.
6) Se la ragazza si recherà in un giardino o in un villaggio dei dintorni, l’uomo assistito dai suoi amici, si precipiterà sui guardiani, e dopo averli uccisi o messi in fuga, rapirà a forza l’amata e procederà come nei casi precedenti. Vi sono a questo proposito dei versetti, di cui ecco il testo:
Per ciò che riguarda le forme di matrimonio, trattate in questo capitolo, è certo che quella che precede è migliore di quella che segue, perché più in armonia coi precetti della religione, e si dovrà ricorrere alla seguente solo quando sia impossibile ricorrere alla prima. Poiché lo scopo di ogni buon matrimonio è l’amore, così le forme di matrimonio Gandharva sono rispettate, anche se vengono praticate in circostanze sfavorevoli, in considerazione dello scopo proposto. Un motivo per preferire la forma Gandharva, è che essa genera la felicità, non dà luogo alle solite conseguenze delle altre forme, perché è essenzialmente il risultato di un amore anteriore al fatto stesso.
PARTE QUARTA
DELLA SPOSA
I MODO DI VIVERE DI UNA DONNA VIRTUOSA
La donna virtuosa, affezionata al marito, deve agire secondo i desideri dello sposo e come se egli fosse un essere divino. Col suo consenso assumerà tutta la cura della famiglia; terrà la casa bene in ordine, disporrà nelle stanze fiori diversi e variamente colorati, farà sì che il pavimento sia sempre pulito, e darà a ogni cosa un’aria di decenza e di proprietà. Attorno alla casa coltiverà un giardino dove terrà, in modo però da essere pronte all’uso, tutte le sostanze necessarie per i sacrifici del mattino, del mezzogiorno e della sera. Essa stessa onorerà nei loro santuari gli Dei Domestici, poiché, osserva Gonardiya, «niente unisce maggiormente il capo della famiglia alla propria sposa che l’osservanza delle regole ora esposte». Riguardo ai parenti, amici, sorelle, domestici di suo marito, lei tratterà ciascuno secondo i propri meriti. Nel giardino pianterà aiuole di legumi verdi, boschetti di canna da zucchero, alcune ficaie, senape, prezzemolo, finocchio, e il xanthochymus pictorius. Vi coltiverà pure alcune varietà di fiori come la trapa bispinosa, il gelsomino, il gasminum grandiflorum, l’amanto giallo, il gelsomino selvatico, la tabernamontana coronaria, il naryworta, la rosa della Cina, e altre varietà. Vi saranno aiuole erbose con l’andropogon schoenantus e la radice profumata della pianta andropogon miricatus. E infine nel giardino vi saranno alberi, sedie, e, nella parte centrale, un pozzo.
La padrona di casa dovrà evitare la compagnia dei mendicanti buddisti odi altro genere, delle donne corrotte e scaltre, delle indovine e delle fattucchiere. Per i pasti, terrà molto conto di ciò che piace o no al marito e di ciò che gli possa far bene o male. Appena sente i suoi passi, quando torna a casa, deve subito alzarsi, pronta a eseguire ciò che domanda, e deve ordinare ai domestici di lavargli i piedi, se pure non glieli lava lei stessa. Ogni volta che uscirà con lui avrà cura di mettersi i suoi ornamenti, e non si permetterà, senza il consenso del marito, di accettare inviti, assistere a matrimoni, a sacrifici, di rimanere in compagnia di amiche, o visitare i templi degli dei. E se per caso desidererà partecipare a un gioco o a un esercizio ginnico qualsiasi, dovrà prima chiederlo a lui; dovrà avere cura di sedersi dopo di lui, alzarsi prima, e di non svegliarlo quando dorme.
La cucina dovrà essere in una parte tranquilla e poco in vista della casa, in modo che gli estranei non possano avervi accesso, e la padrona avrà cura che sia sempre tenuta con pulizia e ordine. Nel caso che il marito si conduca male verso di lei, non lo deve rimproverare eccessivamente, quale possa essere il dispiacere che ne prova. Non avrà mai parole ingiuriose, ma gli rivolgerà rimproveri con parole tuttavia conciliative, tanto se sia solo quanto se sia con amici. E soprattutto non dovrà essere litigiosa, perché dice Gonardiya «non c’è niente che disgusti un marito, quanto questo difetto».
Essa eviterà di sparlare, di essere superba, di borbottare, di fermarsi davanti alla porta a spiare i passanti, di chiacchierare nei passeggi pubblici, di fermarsi a lungo in luoghi solitari e, infine, manterrà sempre tutto il proprio corpo, i denti, i capelli e quanto le appartiene con massima pulizia, eleganza e proprietà. Quando desidererà avvicinarsi in particolare a suo marito, indosserà un abito riccamente ornato, cosparso di fiori dai colori variopinti, e si profumerà. Ma il suo abbigliamento ordinario consisterà in un abito leggero, di tessuto un po’ spesso, con qualche fiore e qualche ornamento e un po’ di profumo, ma non troppo. Deve osservare i digiuni e i voti di suo marito e se lui tenta di dissuaderla, lo persuaderà a lasciarla fare.
In certi periodi di tempo, quando i prezzi saranno migliori, comprerà terra, bambù, legno da bruciare, pelli, vasi di ferro, olio e sale. Comprerà pure, nei più opportuni periodi dell’anno, i profumi, i vasi di wrightea antidyenteria o wrightea a foglie ovali, le medicine e altri oggetti che sempre occorrono, e li manterrà custoditi in luogo sicuro della casa. Nella stagione opportuna comprerà pure e pianterà i semi dei ravanelli, la barbabietola comune, i petonciani, la kusmanda, la zucca, la su rana, la bignonia indica, il legno di sandalo, la premna spinosa, l’aglio, la cipolla e alcuni legumi.
La donna sposata non dovrà mai raccontare agli estranei a quanto ammonta la sua fortuna né i segreti confidatile da suo marito. Cercherà di superare tutte le donne del suo stato in abilità, in buone maniere, nella conoscenza dell’arte culinaria, nel modo di comportarsi con dignità, e nell’attenzione posta per servire il marito. Le spese annuali saranno regolate in base ai guadagni. Il latte avanzato a ogni pasto sarà trasformato in burro. L’olio e lo zucchero saranno preparati in casa, come in casa pure si filerà, si tesserà e vi sarà sempre una scorta di corde, di spago, e di scorze d’albero da intrecciare per far corde. La padrona di casa si occuperà anche della mondatura e della pelatura del riso di cui userà i grani e la paglia. Pagherà i salari ai domestici, sorveglierà la coltivazione dei campi, le mandrie, la costruzione dei carri, e avrà cura delle pecore, dei galli, delle quaglie, dei pappagalli, degli stornelli, dei cuculi, dei pavoni, delle scimmie e dei cervi; e finalmente terrà conto delle entrate e delle spese della giornata. Darà gli abiti ai domestici che avranno ben lavorato, per dimostrar loro che sa apprezzare i loro servizi, oppure ne farà qualche altro uso. Controllerà molto accuratamente i recipienti nei quali si prepara il vino, come pure quelli nei quali lo si conserva, e li scarterà se li giudicherà inservibili. Sorveglierà tutti gli acquisti e tutte le vendite. Accoglierà gentilmente gli amici del marito, offrendo loro fiori, unguenti, incenso, le foglie e le noci di betel. Avrà per i suoceri tutti i riguardi loro dovuti, accondiscendendo sempre alla loro volontà, non contrariandoli mai, parlando loro con poche parole, ma non seccamente, non riderà rumorosamente in loro presenza, e si regolerà con gli amici e coi nemici loro come fossero propri. Non dovrà essere vanitosa né eccessivamente preoccupata dei suoi piaceri. Sarà generosa e farà loro doni nei giorni di festa e in occasione di festini; infine non regalerà mai niente senza il permesso di suo marito.
E qui termina ciò che riguarda il modo di comportarsi di una donna virtuosa.
Durante l’assenza del marito, se questi sarà in viaggio, la donna virtuosa non indosserà se non i soli ornamenti portafortuna, e osserverà i digiuni in onore degli dei. Per quanto ansiosa sia di aver notizie del marito, non dovrà trascurare i suoi doveri di massaia. Dormirà in prossimità delle donne più anziane della casa, e sarà con loro gentile. Avrà cura, tenendoli in buon ordine, degli oggetti cari a suo marito, e continuerà i lavori da lui iniziati. Non andrà dai suoi parenti o dagli amici se non in occasione di festeggiamenti o di lutti; e in tal caso vi andrà coi suoi abiti ordinari, accompagnata dai servitori del marito, e restandovi poco tempo. Con l’approvazione dei più anziani di casa, osserverà i digiuni e le feste. Aumenterà i beni procedendo ad acquisti e a vendite, seguendo in ciò la pratica dei mercanti, e aiutata da domestici onesti da lei sorvegliati. Le entrate saranno accresciute e le uscite diminuite il più possibile, e quando il marito tornerà dal viaggio lo riceverà vestita degli abiti abituali, per mostrargli come si è comportata durante la sua assenza, gli farà dei regali, e gli offrirà le sostanze per i sacrifici agli Dei.
Così ha fine la trattazione del modo come si debba comportare una donna virtuosa durante l’assenza del marito. Abbiamo anche dei versetti, di cui ecco il testo:
La donna, sia essa una fanciulla o una vedova vergine [2] risposata, o una concubina, deve sempre condurre vita casta, deve mantenersi devota al marito e non trascurar nulla per il suo benessere. Le donne che in tal modo agiscono si conquistano Dharma, Artha e Kama, si formano una bella posizione e si assicurano l’affetto del marito.
II – DEL COMPORTAMENTO DELLE SPOSE
Le cause di secondo matrimonio, nella vita di una donna, sono le seguenti:
1) Pazzia o cattivo carattere della donna.
2) Disgusto del marito per lei.
3) Mancanza di figli.
4) Nascita continua di femmine.
5) Incontinenze del marito.
Nei primi tempi del matrimonio, la donna deve far di tutto per conquistare il cuore del marito, mostrandoglisi sempre devota, saggia e di buon umore. Se tuttavia non riesce a dargli dei figli, lei stessa deve consigliare il marito di sposare un’altra donna. E quando la seconda moglie sarà sposata e installata nella casa, lei stessa le darà una posizione superiore alla sua e la considererà come una sorella. Il mattino, la più anziana costringerà la più giovane a vestirsi in presenza del marito, senza essere gelosa delle attenzioni che lui avrà per la seconda sposa. Se la più giovane farà qualche cosa che possa spiacere al marito, non la trascurerà ma le offrirà i suoi migliori consigli. Dovrà trattare i figli di lei come fossero suoi; avrà più riguardo per le domestiche di lei che per le proprie; sarà cortese e buona per gli amidi di lei, e ne rispetterà i parenti.
Se poi le spose sono parecchie, la più anziana farà alleanza con quella che vien subito dopo di lei per rango e per età, e inciterà la moglie che avrà goduto recentemente i favori del marito a disputare con la favorita della giornata. Poi si lamenterà con lei, e dopo aver radunato tutte le altre mogli, le inciterà a denunciarla come donna cattiva e intrigante, senza però compromettersi in niente. Se la favorita si lamenta col marito, la più anziana prenderà le sue parti e la incoraggerà in modo da render più aspra la contesa. Anzi, se la disputa è leggera farà in modo di aggravarla. Ma se dopo tutto questo, lei si accorge che il marito è ancora affezionato alla favorita, allora cambierà tattica, e farà di tutto per ottenere una riconciliazione ed evitare dispiaceri al marito.
E questo per ciò che riguarda il comportamento della sposa più anziana.
La sposa più giovane considererà la più anziana come sua madre e non regalerà niente a nessuno, neppure ai propri parenti, senza averla prima informata. Anzi la terrà informata di tutto ciò che la riguarda, e non si avvicinerà al marito senza il permesso di lei. Non rivelerà a nessuno i segreti che le avrà confidato la più anziana, e avrà cura dei figli di lei più che dei propri. Quando sarà sola col marito, lo accontenterà in tutto senza parlargli del dolore che le procura la presenza di una rivale. Potrà così ottenere segretamente dal marito qualche segno particolare del suo affetto, e gli dirà che non vive altro che per l’amor di lui e per le attenzioni che ne riceve. Non si confiderà con nessuno dell’amore che prova per il marito né dell’amore del marito per lei, sia per orgoglio, sia per la collera che prova, perché una donna che riveli i segreti del marito rischia di essere disprezzata da lui. Quanto al modo di ottenere i favori del marito, Gonardiya afferma che ciò deve essere fatto in segreto per timore della sposa più anziana. Se quest’ultima è ripudiata dal marito o è sterile, la più giovane le dimostrerà simpatia e pregherà il marito di esser buono con lei, ma si sforzerà di sorpassarla conducendo vita di sposa casta.
Finisce qui la trattazione della condotta della più giovane sposa verso la più anziana. Una vedova povera, o di debole natura, che si unisce di nuovo a un uomo, si dice una vedova risposata. I discepoli di Babhravya dicono che una vedova vergine non deve sposare un uomo che potrebbe poi essere obbligata a lasciare sia per il cattivo carattere, sia perché sprovvisto delle qualità essenziali di uomo. Gonardiya pensa che se una vedova si risposa lo fa nella speranza di esser felice; e poiché la felicità dipende soprattutto dalle eccellenti qualità del marito unite all’amore per il piacere sessuale, deve scegliere solo un uomo che possieda tali qualità. Vatsyayana tuttavia pensa che una vedova può sposare chi più le piaccia, chi più le sembri capace di renderla felice.
Al momento del matrimonio, la vedova deve domandare al marito il danaro per le spese della cerimonia, del rinfresco ai parenti, dei regali ai parenti e agli amici, salvo che non preferisca far tutto ciò a spese proprie. Così pure potrà porsi gli ornamenti di proprietà del marito come anche i suoi. In quanto ai doni per i quali si ha speciale attaccamento, da scambiare col marito, non v’è una regola fissa. Se dopo il matrimonio lei lascia il marito di propria volontà, dovrà restituirgli tutto quanto avrà ricevuto da lui, eccetto i regali di affezione scambiatisi. Ma se, al contrario, sia stata scacciata dal marito, non dovrà rendergli niente. Dopo il matrimonio vivrà nella casa del marito come uno dei membri principali; ma tratterà le altre mogli con bontà, i domestici con generosità, e tutti gli amici della casa con familiarità e buon umore. Farà in modo di dimostrarsi più istruita delle altre donne di casa nelle sessantaquattro arti; se avrà disputa col marito, non lo tratterà aspramente, ma, da solo a sola farà tutto ciò che lui desidera e metterà in pratica i sessantaquattro modi di godimento. Userà cortesie alle altre spose del marito, farà regali ai loro figli, li proteggerà, e darà loro ornamenti e giocattoli. Avrà più fiducia negli amici e nei servitori del marito che nelle donne del suo seguito; e infine mostrerà tutta la sua sollecitudine nell’organizzare feste, picnic, festini, e ogni genere di giochi e di divertimenti. Così deve comportarsi una vedova vergine rimaritata. Una donna che non sia amata dal marito e che sia perseguitata dalle altre mogli, sì da soffrirne, deve procurare di allearsi con la favorita del suo sposo per avere il suo aiuto, e l’otterrà insegnandole soprattutto tutte le arti che conosce. Farà da nutrice ai figli di suo marito, e, dopo essersi guadagnata il favore degli amici di lui, gli farà per loro mezzo sapere quanto gli sia devota. In occasione di cerimonie religiose, dei voti, dei digiuni, ella prenderà l’iniziativa, senza tuttavia darsi troppa importanza. Quando suo marito è disteso sul letto non gli si stenderà a lato se non è sicura di procurargli piacere, non gli farà dei rimproveri, né sarà di cattivo umore in sua presenza. Se il marito è in lite con un’altra sposa, lei stessa tenterà la riconciliazione, e se lui desidera vedere segretamente qualche altra donna, si occuperà lei di tutto. Farà in modo di conoscere i lati deboli del carattere del marito, ma non farà capire di conoscerli, e, in generale, si comporterà in modo da farsi considerare come sposa buona e devota.
Solo così deve comportarsi una donna non amata dal marito.
E tutti questi paragrafi ora visti sono interamente adattabili anche alle donne del serraglio del re; non ci resta quindi da parlare se non del re. Le donne impiegate nell’harem, alle quali si attribuiscono i nomi particolari di Kansciukvya [3], Mahallarika [4], e Mahallica [5], devono offrire al re, da parte delle spose, fiori, unguenti e abiti, e il re, dopo averli ricevuti, ne farà dono alla servitù, come altrettanto farà degli oggetti da lui usati il giorno prima. Nel pomeriggio, il re, riccamente vestito, visiterà le donne dell’harem, anch’esse riccamente abbigliate con tutti i loro gioielli. E dopo aver assegnato a ciascuna di esse un posto, e dopo le dovute attenzioni secondo le occasioni o i meriti personali, entrerà con loro in piacevole conversazione. Poi visiterà le vedove vergini risposate, se ce ne sono fra le sue spose, e dopo ancora le concubine e le danzatrici. Queste ultime categorie di donne debbono esser visitate in camere separate e particolari a ciascuna categoria. Quando il re si sveglia dalla siesta del pomeriggio, la donna incaricata d’indicargli quale è la sposa che dovrà passar con lui la notte, si presenterà accompagnata dal seguito della sposa di cui è arrivato il turno regolare, da quello della sposa il cui turno può essere stato omesso per errore, e della sposa che può esser stata indisposta al momento del suo turno. Tutte le donne del seguito depongono dinanzi al re gli unguenti e i profumi inviati da ogni sposa e sigillati col sigillo personale di ciascuna di loro, dicono il nome della donna che invia questi doni e il perché dell’invio e il re allora accetterà l’unguento di una di esse, che sarà subito informata e saprà in tal modo che è arrivato il suo giorno.
Ai festini, alle cerimonie pubbliche e agli esercizi di canto, tutte le spose del re debbono esser trattate con rispetto, e debbono esser, loro offerte delle bevande. Ma non è permesso alle donne dell’harem di uscire da sole, e a nessuna donna estranea all’harem è concesso penetrarvi se non è conosciuta e non ne è noto il carattere. E, infine, le donne dell’harem non dovranno mai compiere lavori troppo faticosi.
Così si deve comportare il re verso le donne dell’harem, e così si devono comportare le donne dell’harem verso di lui.
Un uomo che ha più spose deve agire con lealtà verso tutte. Non si mostrerà indifferente né troppo indulgente per i loro difetti, ma non rivelerà a nessuna l’amore, la passionalità, le imperfezioni corporali, o i difetti segreti di un’altra. Non darà loro occasione di parlargli delle loro rivali, e se una di esse comincerà a sparlare di un’altra, la sgriderà dicendole che anche lei ha precisamente gli stessi difetti di carattere dell’altra. Farà in modo di rendersi piacevole a una con confidenze intime, a un’altra con riguardi speciali, a una terza con qualche adulazione segreta, a tutte, passeggiando con loro nei giardini, divertendole, colmandole di regali, rispettando i loro parenti, rivelando loro dei segreti, e infine cercando di appagarle durante l’amplesso. Una ragazza di buon umore e che si comporti secondo i precetti della Sacra Scrittura si assicura l’affetto del marito vincendo su tutte quante le rivali.
PARTE QUINTA
DELLE MOGLI D’ALTRI
I – CARATTERISTICHE DEGLI UOMINI E DELLE DONNE
Abbiamo visto nel capitolo V della prima parte in quali occasioni si può andare con le mogli altrui; ma prima ancora occorre esaminare la possibilità della loro conquista, i pericoli cui si può andare incontro e tutte le conseguenze derivanti da queste unioni.
Un uomo può andare con le mogli altrui quando si accorge che l’amore per lei va continuamente aumentando in intensità con pericolo della propria vita. Questi gradi d’intensità sono dieci, e si riconoscono ai seguenti sintomi:
1) Amore dell’occhio.
2) Abbraccio spirituale.
3) Pensiero costante.
4) Insonnia.
5) Emaciamento del corpo.
6) Disgusto dei piaceri e dei divertimenti.
7) Perdita del senso del pudore.
8) Follia.
9) Deliquio.
10) Morte.
Alcuni antichi autori affermano che un uomo deve rendersi conto delle disposizioni, della sincerità, della purezza e degli istinti di una fanciulla, come pure dell’intensità e della debolezza delle sue passioni, osservando la forma del suo corpo e certi segni caratteristici. Ma Vatsyayana pensa che, in questo caso, i segni caratteristici possano essere fallaci, e che una donna va giudicata dal modo di comportarsi, dal modo di esprimere i propri pensieri e dai movimenti del corpo. Come regola generale Gonikaputra afferma che la donna s’innamora di ogni uomo bello che vede, come l’uomo di ogni bella donna; ma spesso si rimane ai primi passi per vari motivi. Sono le circostanze che seguono a far decidere una donna. Essa ama senza aver pensiero del giusto e dell’ingiusto, e non cerca di conquistare un uomo per raggiungere uno scopo prefisso. Inoltre, se un uomo l’avvicina per primo, lei se ne allontana spontaneamente anche se si sente, in fondo, disposta a cedergli. Ma se l’uomo insiste e ripete i suoi attacchi per conquistarla, lei finisce col cedere. L’uomo, invece, anche se si sente preso dall’amore, all’inizio domina i suoi sentimenti per considerazioni di moralità e di saggezza, e, per quanto possa pensare alla donna, non cede neppure di fronte ai tentativi di lei per conquistarlo. A volte, al contrario, compie qualche tentativo per conquistare l’oggetto della sua passione, ma se non riesce non se ne occuperà più. E capita, anche, che provi in seguito indifferenza per la donna già conquistata. Il che vuol dire che un uomo non attribuisce importanza a ciò che si può guadagnare con facilità, e desidera solo tutto ciò che si può ottenere con fatica.
Le cause per cui una donna respinge le attenzioni di un uomo sono:
11) Affezione per il marito.
12) Desiderio di figli legittimi.
13) Mancanza di occasione.
14) Indignazione per essere avvicinata da un uomo con troppa familiarità.
15) Differenza di rango sociale.
16) Mancanza di certezza per l’abitudine che ha l’uomo di viaggiare.
17) Sospetto che l’uomo possa essere unito con altra donna.
18) Timore che l’uomo non sappia tener segrete le sue attenzioni.
19) Pensiero che l’uomo è troppo affezionato ai suoi amici, per i quali ha troppa condiscendenza.
20) Paura che non sia persona seria.
21) Specie di vergogna perché si tratta d’un uomo illustre.
22) Timore che sia impotente, o di passione troppo impetuosa nel caso della donna cerbiatta.
23) Specie di vergogna perché è troppo abile.
24) Ricordo di aver vissuto con lui in termini solamente amichevoli.
25) Disprezzo per la sua mancanza di conoscenza del mondo.
26) Diffidenza del suo carattere vile.
27) Indignazione perché lui ha mostrato di non accorgersi del suo amore.
28) Nel caso di una donna elefantessa, supposizione che sia un uomo lepre o di passione debole.
29) Timore che per questa passione gli accada qualche disgrazia.
30) Diffidenza di se stessa e delle proprie imperfezioni.
31) Timore di essere scoperta.
32) Delusione nel vederlo di aspetto meschino o coi capelli grigi.
33) Timore che sia inviato da suo marito per provarne la castità.
34) Supposizione che non sia troppo scrupoloso in fatto di moralità.
Se l’uomo giunge a indovinare la causa, dovrà, qualunque essa sia, cercare fin da principio di eliminarla. Così, la vergogna che possono generare la sua alta posizione o il suo talento, la combatterà dando prova di un amore appassionato. Se la donna adduce la mancanza di occasione o la difficoltà di arrivare fino a lui, egli stesso le indicherà un facile mezzo di accesso. Se la donna ha per lui eccessivo rispetto, lui cercherà di renderla ardita divenendo familiare con lei. Se lei sospetta in lui un carattere vile, le proverà il suo valore e la sua saggezza. All’accusa di negligenza opporrà un eccesso di attenzioni; e al timore in generale, gli incoraggiamenti atti a dissiparlo.
Gli uomini che di solito hanno successo con le donne sono i seguenti:
35) Gli uomini abili nella scienza dell’amore.
36) Gli uomini capaci di raccontare delle storie.
37) Gli uomini che sin dalla loro infanzia sono abituati alla familiarità con le donne.
38) Gli uomini che sanno cattivarsi la fiducia delle donne.
39) Gli uomini che offrono regali.
40) Gli uomini che parlano bene.
41) Gli uomini che agiscono sapendo incontrare il gusto delle donne.
42) Gli uomini che non hanno amato altre donne.
43) Gli uomini che fanno la parte di messaggeri.
44) Gli uomini che conoscono i lati deboli delle donne.
45) Gli uomini che son desiderati dalle donne oneste.
46) Gli uomini che sono in relazione con le amiche della donna che vogliono conquistare.
47) Gli uomini di bell’aspetto.
48) Gli uomini coi quali sono state allevate insieme.
49) Gli uomini dei quali sono vicine di casa.
50) Gli uomini dediti ai piaceri sessuali, senza disprezzare neppure le loro domestiche.
51) Gli amanti delle figlie della propria nutrice.
52) Gli uomini di recente sposati.
53) Gli uomini dediti a tutte le partite di piacere.
54) Gli uomini di carattere generoso.
55) Gli uomini che hanno fama di essere molto forti (uomini torelli).
56) Gli uomini audaci e coraggiosi.
57) Gli uomini che vincono il marito in sapienza, bell’aspetto, liberalità e altre buone qualità.
58) Gli uomini ben vestiti e che fanno gran lusso.
Le donne che possono facilmente essere conquistate sono le seguenti:
59) Le donne che si trattengono spesso sulla porta di casa.
60) Le donne che amano guardare a lungo ciò che avviene per la strada.
61) Le donne che passano il loro tempo a chiacchierare in casa del vicino.
62) La donna che vi tiene costantemente gli occhi addosso.
63) Una messaggera.
64) Una donna che vi osservi con la coda dell’occhio.
65) Una donna il cui marito abbia sposato una seconda moglie senza giusto motivo.
66) Una donna che detesta suo marito e che ne è detestata.
67) Una donna che non ha nessuno che la sorvegli e la mantenga.
68) Una donna che non ha avuto figli.
69) Una donna di cui la famiglia o la casta non sian ben note.
70) Una donna cui sian morti i figli.
71) Una donna che ama troppo la società.
72) Una donna in apparenza troppo affezionata a suo marito.
73) La vedova di un attore.
74) Una vedova.
75) Una donna povera.
76) Una donna che ama i piaceri.
77) La moglie di un uomo con parecchi fratelli più giovani di lui.
78) Una donna vanitosa.
79) Una donna il cui marito sia inferiore per rango e intelligenza.
80) Una donna di cui lo spirito sia turbato dalla pazzia del marito.
81) Una donna che, sposata nell’infanzia a un uomo ricco che non è riuscita ad amare col crescere in età, desidera un uomo più di suo gusto per carattere, intelligenza e saggezza.
82) Una donna maltrattata ingiustamente dal marito.
83) Una donna non rispettata dalle altre mogli, sue uguali in grado e bellezza.
84) Una donna il cui marito sia sempre in viaggio.
85) La moglie di un gioielliere.
86) Una donna gelosa.
87) Una donna cupida.
88) Una donna immorale.
89) Una donna sterile.
90) Una donna accidiosa.
91) Una donna di carattere debole.
92) Una donna con gibbosità posteriore.
93) Una donna nana.
94) Una donna deforme.
95) Una donna volgare.
96) Una donna che emana cattivo odore.
97) Una donna ammalata.
98) Una donna vecchia.
II – MEZZI PER AVVICINARE UNA DONNA
Alcuni antichi sono di opinione che le ragazze si lascino sedurre meno facilmente dall’intromissione di una messaggera, che dall’azione personale dell’uomo; invece le donne sposate cedono più facilmente di fronte alle arti di una terza persona, che all’amante stesso. Vatsyayana, da parte sua, pensa che l’uomo debba ricorrere ai buoni uffici di una terza persona solo quando sia assolutamente impossibile far da sé. Ed è una sciocchezza pensare che le donne di carattere libero e ardito cedano ai tentativi personali dell’uomo, mentre le donne di carattere debole cedano alle arti d’interposte persone.
Ora quando un uomo agisce personalmente deve, prima di tutto, far la conoscenza della donna che ama, nel seguente modo.
1) Farà in modo di essere osservato dalla donna, cogliendo un’occasione naturale, o creando un’occasione speciale. L’occasione è naturale quando uno di loro entra nella casa dell’altro; è speciale quando i due si incontrano presso un amico, un compagno di casta, un ministro, un medico, alle cerimonie nuziali, ai sacrifici, ai festini, ai funerali.
2) Qualunque sia il momento in cui s’incontrano, l’uomo avrà cura di guardare la donna in modo da farle capire le condizioni del suo spirito; arriccerà i baffi, produrrà dei suoni con le unghie, farà tintinnare i gioielli, morderà il labbro inferiore e compirà altri gesti simili. Quando lei lo guarderà, parlerà di lei e di altre donne agli amici e si mostrerà generoso e amico di divertimenti. Se sarà seduto vicino a una donna di sua conoscenza, continuerà a muoversi sulla sedia, aggrotterà la fronte, parlerà lentamente quasi fosse stanco, e ascolterà la vicina con indifferenza. Potrà anche avere, con un bambino o una terza persona qualsiasi, una conversazione a doppio senso, che alluda a una persona qualsiasi ma che in realtà sia diretta alla donna che ama; e in tal modo potrà rivelarle il suo amore, mentre ha tuttavia l’aria di occuparsi più di un’altra persona che di lei. Traccerà segni per terra, con le dita o col bastone, che siano diretti a lei, abbraccerà e bacerà un bambino in sua presenza, gli offrirà con la lingua un miscuglio di noce e foglia di betel, gli prenderà il mento con le dita. Tutto questo in tempo e luogo convenienti.
3) L’uomo accarezzerà un bambino seduto sulle ginocchia della donna, e gli darà un giocattolo che subito gli riprenderà. Potrà anche tener con lei una conversazione su questo bambino, cercando così di entrare a poco a poco nella sua confidenza; e nel tempo stesso studierà il modo di rendersi gradito ai parenti. Una volta fatta la conoscenza, troverà un pretesto per renderle spesso visita nella sua casa, e quando lei è lontana, ma abbastanza vicina da poterlo udire, parlerà su qualche argomento di amore. Aumentata l’intimità, le affiderà in deposito qualche cosa, di cui ritirerà una parte di tempo in tempo; o, meglio ancora, le affiderà profumi e noci di betel perché glieli tenga. Farà poi il possibile per metterla in buona relazione con la propria moglie e farà anche in modo che lei abbia con questa conversazioni in un luogo solitario. Per vederla spesso troverà modo di servirsi del medesimo orefice, del medesimo gioielliere, del medesimo tintore e del medesimo lavandaio della famiglia di lei. Le farà apertamente lunghe visite col pretesto di trattare un affare con lei; e un affare ne porterà un altro, in modo da mantenersi sempre in relazione. Se lei desidera qualche cosa, se ha bisogno di denaro, se vuoi apprendere un’arte qualsiasi, le insinuerà abilmente che egli desidera procurarle ciò di cui ha bisogno, dare il denaro, insegnarle quell’arte. Continuerà a conversare con lei in presenza di altre persone, parlando di ciò che è stato detto e fatto da altri; esaminerà oggetti diversi, gioielli e pietre preziose; in tali occasioni le mostrerà cose che lei potrà non conoscere, e se c’è disaccordo fra loro sulle cose stesse o sul valore, lui tacerà senza contraddirla e si rivelerà del suo parere su tutti i punti.
In tal modo ha fine questo argomento.
Quando una fanciulla si sia familiarizzata con un uomo, come sopra abbiamo detto, e gli abbia manifestato tutto il suo amore con differenti segni esterni e coi movimenti del corpo, lui deve cercare di possederla. Ma poiché le ragazze non hanno l’esperienza dell’unione sessuale, occorre trattarle con grande delicatezza e con grandi precauzioni. Ciò invece non è necessario con altre donne che già conoscono l’unione sessuale. Quando le intenzioni della ragazza non saranno più dubbie e lei avrà messo da parte ogni pudore, lui comincerà a far uso del proprio denaro, e avverranno scambi di vesti, di anelli e di fiori. L’uomo avrà cura che i suoi regali siano belli e cari; la ragazza gli regalerà noci e foglie di betel e se egli deve recarsi a qualche festa, le chiederà il fiore che porta nei capelli o in mano. Se è lui a donare un fiore, dovrà essere bello, profumato e segnato dalle sue unghie e dai denti. A grado a grado dissiperà i suoi timori, e finirà col riuscire a condurla in luogo solitario, ove l’abbraccerà e la bacerà Infine, in occasione di una noce o di una foglia di betel che riceverà o darà, o dello scambio di un fiore, egli le carezzerà le sue parti segrete, dando così alle sue attenzioni una conclusione soddisfacente.
Quando un uomo tenta di sedurre una donna, non deve tentarne alcun’altra contemporaneamente. Ma dopo esser riuscito nel suo intento una prima volta, e dopo averla goduta per un periodo di tempo abbastanza lungo, potrà mantenersi l’affezione della fanciulla, facendole regali che le piacciano, e potrà allora cominciare i tentativi di un’altra conquista. Se un uomo vede il marito di una donna che ama, nei pressi della sua casa, si asterrà dal goderla, anche se fosse facile a conquistare. E un uomo saggio, cui preme la propria reputazione, non penserà mai a sedurre una donna timida, paurosa, di carattere leggero, ben sorvegliata, o che abbia il suocero e la suocera.
III – ESAME DELLO SPIRITO DI UNA DONNA
Un uomo, che tenti la seduzione di una donna, dovrà far l’esame delle sue condizioni di spirito nel modo seguente:
Se lei lo ascolta, senza tuttavia manifestare in alcun modo le sue intenzioni, lui tenterà di conquistarla per mezzo di una terza persona. Se lei lo incontra una volta, e una seconda ancora più elegantemente vestito della prima, o se lei stessa va con lui in qualche luogo solitario, può esser certo che con un po’ di violenza giungerà allo scopo. Una donna che si lascia corteggiare da un uomo senza cedere, neppure dopo una lunga corte, può esser considerata come ingannatrice in amore; tuttavia, in considerazione dell’incostanza dello spirito umano, sarà possibile trionfare anche di una simile donna, mantenendo con lei relazioni strettissime. Se una donna evita le attenzioni di un uomo e, sia per orgoglio, sia per rispetto verso di lui, cercherà di non incontrario e di non avvicinano, sarà più difficile venirne a capo, ma si potrà riuscire anche in questo caso, cercando di stringere una relazione ancora più familiare, o con l’intervento di una terza persona molto abile. Quando una donna accoglie con parole ingiuriose la corte di un uomo, bisogna immediatamente rinunciarvi. Quando una donna respinge un uomo, pur manifestandogli il suo affetto con atti diversi, bisogna insistere. Una donna che, incontrando un uomo in luogo solitario, si lascia toccare col piede, pur avendo l’aria di non accorgersi, può essere vinta con la pazienza perseverante nel modo seguente: se gli capita di trovarla addormentata lui l’abbraccerà col braccio sinistro, e al suo risveglio osserverà bene se lei lo respinge seriamente o solo in modo da far capire che non domanda di meglio che di ricominciare. E ciò che si fa col braccio, si può fare anche col piede. Se l’uomo vince questo primo passo, l’abbraccerà più strettamente; e se lei non vuol restare abbracciata e si alza, ma permette che ciò si ripeta il giorno dopo, lui deve concludere che non sia lontana dal cedere. Se lei non si farà più vedere, l’uomo tenterà di riavvicinarla con un messaggio; e se dopo un po’ di tempo si farà ancora vedere e si comporterà nello stesso modo, lui dovrà pensare che più niente gli impedisca di unirsi con lei. Quando una donna offre a un uomo un’occasione e gli manifesterà il suo amore, egli si farà un dovere di goderla. I modi con i quali una donna manifesta il suo amore sono i seguenti:
1) Si rivolge a un uomo senza che questi le abbia parlato per primo.
2) Si fa vedere da lui in luoghi solitari.
3) Gli parla tremando con parole male articolate.
4) Ha le dita delle mani e dei piedi bagnate di sudore e il viso le splende di piacere.
5) Cerca di fargli il massaggio sul corpo, e gli preme la testa.
6) Facendogli il massaggio, non lavora se non con una mano mentre con l’altra tocca solo certe parti.
7) Si ferma d’un tratto con le mani appoggiate sul corpo, come colpita e sorpresa di qualche cosa, o come spossata dalla fatica.
8) Ogni tanto piega il capo verso le cosce di lui, e se lui la prega di far anche su quelle il massaggio, non dimostrerà nessuna ripugnanza.
9) Pone una mano inerte sul corpo di lui, e per quanto l’uomo gliela stringa fra le sue membra, non la ritira per un certo periodo di tempo.
10) Infine, quando, dopo aver resistito a tutti i tentativi di un uomo per farla sua, va da lui il giorno dopo per fargli di nuovo il massaggio.
Quando una donna non incoraggia l’uomo, ma neppure lo evita e si tiene nascosta in luogo solitario, si potrà vincerla per mezzo di una domestica del vicinato. Se chiamata dall’uomo si comporta nello stesso modo, occorrerà ricorrere a un’abile mezzana; ma se rifiuta di rispondere l’uomo dovrà riflettere, prima di fare un altro tentativo.
Finisce qui l’esame delle condizioni di spirito di una donna.
Un uomo deve cercare d’introdursi per primo nella casa di una donna. Le darà qualche cenno del suo amore, e se, dalle risposte, si accorgerà di essere accolto con favore, si porrà all’opera senza paura per raggiungere lo scopo. Una donna che al primo incontro tradisce il suo amore con segni esterni, potrà esser vinta con facilità. E una donna lasciva che alle prime parole d’amore risponde con parole che tradiscono l’amore, deve essere considerata come vinta sull’istante.
Parlando delle donne in generale, siano esse sagge, semplici o fiduciose, vale sempre il principio che quelle che manifestano apertamente il loro amore sono facilmente conquistabili.
IV – SULLA MEZZANA
Se una donna ha manifestato il suo amore o il suo desiderio con segni o con movimenti del corpo, e in seguito non si lascia vedere se non raramente o non si lascia vedere del tutto, o se è una donna che s’incontra per la prima volta, l’uomo, per giungere a lei, deve servirsi di una mezzana. E la mezzana, dopo essersi insinuata in modo da conquistare la fiducia della donna, comportandosi secondo le inclinazioni di lei, farà di tutto per farle odiare e disprezzare il marito, con il tenere con lei conversazioni artificiose, parlandole di medicine adatte per avere figli, raccontandole varie cose sui vicini, sulle donne degli altri, col solleticare la sua vanità dicendole che è bella, saggia e virtuosa. E le dirà ancora: un peccato che una donna eccellente sotto ogni rapporto, come sei tu, sia tiranneggiata da un simile marito, che non è per niente adatto a te!». Le parlerà della debole passione del marito, della gelosia, dell’ingratitudine, dell’avversione ai divertimenti, della stupidaggine, della meschinità e di tutti gli altri difetti che realmente avrà e che lei avrà cercato di conoscere. Insisterà specialmente su qualche difetto o imperfezione che le sembrerà possa fare più impressione sulla donna. Se la donna è una cerbiatta e l’uomo è un uomo lepre, non vi sarà niente da dire; ma se l’uomo è un uomo lepre e la donna una giumenta o un’elefantessa l’intermediaria farà notare la sproporzione.
Gonikaputra pensa che, se la donna è al suo primo intrigo d’amore, o ha fatto riconoscere il proprio amore con ogni sorta di reticenze, l’uomo debba procurarsi e inviare una mezzana che già la conosca e che sia già con lei in confidenza. Ma torniamo al nostro soggetto. La mezzana parlerà alla donna della devozione e dell’amore dell’uomo e quando vedrà aumentare in lei la fiducia e l’affetto, le parlerà in questi termini: «Ascolta, bella signora, ecco un uomo di buona famiglia, che ti ha visto e che perde la testa. Povero ragazzo! E di natura tanto sensibile, ed è tanto fortemente colpito, che temo non possa superare questo colpo! ». Se la donna ascolta benigna, il giorno seguente la mezzana, che avrà osservato segni di buon augurio sul suo viso, nei suoi occhi e in tutta la conversazione, le parlerà ancora dell’uomo e le racconterà la storia d’Ahalya, di Sacuntala e Dushyanti [6], o altre adatte all’occasione. Vanterà la forza dell’uomo, il suo ingegno, la sua abilità nelle sessantaquattro arti del godimento ricordate da Babhravaya, il suo bell’aspetto, e la sua unione con qualche nobile dama, anche se ciò non è vero. Di più l’intermediaria noterà con cura la condotta della donna a suo riguardo. Saranno segni favorevoli: l’essere accolta con aria sorridente, l’invito a sedersi vicina, l’interessamento per quel che ha fatto, dove è stata, se ha pranzato o se ha dormito. Ma poi la donna andrà anche a trovare la mezzana in qualche luogo solitario, sospirerà lungamente, le offrirà regali, le susciterà il ricordo di qualche bella giornata, e la saluterà dicendole con aria gioviale: «Che cara parlatrice! Perché mi hai detto queste brutte cose?». Poi le farà notare che è peccato avere rapporti sessuali con un uomo, ma le tacerà qualche appuntamento o conversazione che possa già aver avuto con lui, pur desiderando di essere interrogata su questo argomento, e infine riderà della passione del suo innamorato, ma senza considerarla una colpa.
Così ha termine l’argomento che tratta del modo di comportarsi di una intermediaria.
Quando una donna avrà finalmente manifestato il suo amore, la mezzana cercherà d’ingigantirlo portandole pegni d’amore da parte dell’uomo. Ma se la donna non lo conosce personalmente, la mezzana dovrà celebrarne ed esaltarne le buone qualità, e dovrà raccontarle la storia del suo amore per lei.
Oddalaka dice, a questo proposito, che se un uomo e una donna non si conoscono personalmente, e non si sono scambiati segni di affetto, è inutile l’impiego di una mezzana. I discepoli di Babhravya, d’altra parte, affermano che, se si sono scambiati segni di affetto, per quanto non si conoscano personalmente, è il caso di servirsi di una mezzana. Konikaputra afferma che può essere il caso di valersi di una mezzana anche quando non si sono scambiati segni di affetto, se però si conoscono. Vatsyayana, al contrario, stabilisce che, pur non conoscendosi e non essendosi scambiati segni di affetto, possono servirsi di una terza persona di loro fiducia.
La mezzana mostrerà alla donna i regali che l’uomo può avere inviato, come foglie di betel, fiori, profumi, anelli, sui quali l’uomo stesso avrà lasciato l’impronta delle unghie e dei denti. Se le manderà in regalo della stoffa, vi disegnerà le sue mani intrecciate in atto di viva preghiera. La mezzana potrà mostrare alla donna figure ornamentali ritagliate nelle foglie, buccole e corone di fiori ove saranno celate lettere d’amore esprimenti tutto l’ardente desiderio dell’uomo, e in tal modo la persuaderà a ricambiare le gentilezze di lui. Se ciò avviene, lei stessa penserà a far sì che avvenga un appuntamento fra i due.
I discepoli di Babharavya dicono che questo appuntamento deve avvenire al tempo della visita al tempio di una Divinità, o nell’occasione delle fiere, dei festini, delle rappresentazioni teatrali, di matrimoni, di sacrifici, di funerali, quando si va a bagnarsi nel fiume o anche in tempo di calamità naturali, d’incursioni di briganti o di nemici. Konikaputra aggiunge che tali appuntamenti debbono esser fissati di preferenza in casa di donne amiche, di mendicanti, di astrologi e di asceti. Ma Vatsyayana, con molta acutezza, dice che è adatto solo quel luogo che presenti facilità di entrata e di uscita, dove si possano prendere tutte le disposizioni per evitare ogni incidente, e dove l’uomo, una volta entrato, possa a suo piacere uscire senza rischiare incontri pericolosi.
Ecco ora quali sono le varie specie di mezzane:
1) Una mezzana che si prende l’incarico totale dell’affare.
2) Che ne esegue solo una limitata parte.
3) Che reca semplicemente una lettera.
4) Che agisce per proprio conto.
5) La mezzana di una ragazza innocente.
6) Una donna sposata che fa da intermediaria al marito.
7) Una mezzana muta.
8) Una mezzana che fa la parte del vento.
- a. Una persona che, dopo aver osservato la reciproca passione di un uomo e di una donna, li mette in rapporto conducendo avanti l’intrigo per la sola spinta della propria volontà, si dice una mezzana che si assume l’incarico dell’affare. Questo tipo è impiegato quando l’uomo e la donna si conoscono ed hanno già conversato, e in tal caso non è inviata soltanto dall’uomo ma anche dalla donna. Si dà questo nome anche a una persona che, avendo osservato che un uomo e una donna sono adatti l’un l’altra, tenta di unirli per quanto non si conoscano ancora.
- b. Una mezzana che, dopo essersi avveduta che una parte dell’affare è già avviata e che l’uomo ha già iniziato degli approcci, si dice una mezzana che esegue solo una parte limitata.
- c. Una persona che si limita a portare messaggi fra due amanti che difficilmente possono incontrarsi, si dice una portatrice di lettera o di messaggio. Si dice anche di una donna che sia inviata da uno dei due amanti per avvertire l’altro dell’ora e del luogo di un appuntamento.
- d. Una donna che, andata da un uomo, gli confessa di aver goduto, in sogno, con lui nell’unione sessuale; che gli esprime il suo sdegno perché sua moglie l’ha insultata avendola chiamata col nome di una rivale anziché col suo; che gli dona un oggetto qualsiasi su cui ha impresso i segni dei denti o delle unghie; che gli rivela di conoscere di essere da lui desiderata da lungo tempo e gli domanda chi sia più bella fra lei o la moglie, si dice una mezzana che agisce per proprio conto. L’uomo non deve concedere nessun appuntamento e deve parlare con lei soltanto in segreto. Si dà questo nome anche a una donna che, dopo aver promesso di agire per conto di un’altra, conquista al contrario l’uomo per se stessa, dando scacco all’altra. Così anche un uomo che, facendo da mezzano per un altro, senza conoscere prima la donna, la conquista per se stesso, causando lo scacco dell’amico.
- e. Una donna che abbia la confidenza di una giovane sposa, e che, possedendone tutti i segreti, conosce il modo di comportarsi del marito, potrà insegnarle l’arte per farsi amare dallo sposo, abbigliandola in modo da manifestare il suo amore, insegnandole quando deve adirarsi o fingere di adirarsi, e poi, dopo averle fatto dei segni di unghie e di denti sul corpo, la potrà esortare a chiamare il marito e a mostrargli questi segni per eccitarlo in tal modo al godimento. Una tale donna si chiama la mezzana di una fanciulla innocente. In questo caso, il marito risponderà a sua moglie per mezzo della stessa persona.
- e. Quando un uomo si vale della propria moglie per conquistare la fiducia di una donna che vuol sedurre, inviandola da lei perché le vanti la propria saggezza e la propria abilità, si ha il caso di una donna sposata che serve da mezzana al proprio marito. In tal caso la donna corteggiata farà conoscere all’uomo i suoi sentimenti per mezzo della moglie di lui.
- f. Quando un uomo manda una ragazza o una domestica da una donna con un pretesto qualsiasi, e nasconde una lettera in un mazzo di fiori, o fa sulla messaggera un segno con le unghie o coi denti, questa ragazza o cameriera che sia si dice mezzana muta. In tal caso l’uomo deve attendere la risposta per mezzo della stessa persona.
- g. Una persona che porta a una donna un messaggio a doppio senso, o relativo a fatti passati, o tali che nessun altro possa interpretarlo, si dice mezzana che fa la parte del vento. Anche in questo caso la risposta è portata dalla stessa persona.
Questi sono i vari tipi di mezzana.
Una donna astrologa, una domestica, una mendicante o un’artista sono molto pratiche del mestiere di mezzana, e sanno con facilità conquistarsi la fiducia delle donne. Questi tipi di donne conoscono l’arte più raffinata per eccitare, a volontà, l’inimicizia fra due persone, o esaltare i meriti di una persona che prendono a proteggere, o descrivere tutta la perizia di altre donne nell’amplesso. Sanno parlare con frasi pompose dell’amore di un uomo, della sua bravura nei piaceri sessuali, della passione che altre donne, anche più belle, provano per lui, e far apparire vere tutte le ragioni portate per dimostrare che l’uomo non può uscire dalla sua casa. Una mezzana, attraverso la sua conversazione, può riuscire a unire un uomo e una donna, anche quando la donna non ci pensa affatto, e quando un uomo non spera perché considera il caso superiore alle sue pretese. E può anche ricondurre a una donna un uomo che se ne sia allontanato per una ragione qualsiasi.
[1] Differiscono dalle quattro forme di matrimonio trattate nel I capitolo e sono usate solo nel caso in cui una ragazza sia conquistata nei modi di cui ai capitoli III e IV.
[2] Probabilmente si allude alle ragazze sposate da bambine e rimaste vedove prima della consumazione del matrimonio.
[3] Nome dato anticamente alle donne di servizio della «Zenana» del re, perché tenevano sempre il seno coperto con una stoffa chiamata «Kansciuki». Tutte le domestiche dovevano coprire il seno, mentre le regine lo tenevano scoperto. Si ha una testimonianza certa di questa usanza nelle pitture del sepolcro di Ajunta.
[4] Significa «donna superiore» rivestita cioè di autorità sulle altre domestiche dell’harem.
[5] Donne che avevano anch’esse un certo grado di autorità fra le spose dell’harem. Queste donne sono state più tardi sostituite dagli eunuchi.
[6] Protagoniste della mitologia indiana.
V – L’AMORE DELLE PERSONE CHE ATTENTANO ALLE SPOSE ALTRUI
I re e i ministri non frequentano le case dei cittadini, e le loro azioni sono costantemente sorvegliate, osservate e imitate dalla moltitudine; esattamente come gli animali, che si alzano quando si alza il sole e vanno a dormire quando il sole tramonta. Le persone che hanno una carica debbono dunque evitare di compiere in pubblico qualsiasi atto biasimevole, incompatibile con la loro posizione e degno di censura. Ma se un tale atto è considerato necessario, debbono usare tutti i mezzi idonei e che ora descriveremo.
Il più importante uomo del villaggio, l’ufficiale del re ivi preposto, e l’uomo il cui lavoro consiste nello spigolare il grano [1], possono sedurre le donne del villaggio rivolgendo loro una semplice domanda, tanto che si dà a questo genere di donne il nome di lussuriose.
L’unione degli uomini sopra menzionati con queste donne avviene in date occasioni, come nel caso di un lavoro non pagato, dell’immagazzinamento del raccolto nei granai, della pulizia delle case, del lavoro dei campi, della compera del cotone, della lana, del lino, del filo, e nella stagione delle compere, delle vendite e dello scambio di diversi generi, come anche al tempo in cui si compiono diversi altri lavori. Allo stesso modo i sorveglianti del parco delle vacche si godono le donne adibite al servizio del parco. Gli ufficiali adibiti alla sorveglianza delle vedove, delle donne senza appoggio, e di quelle che hanno abbandonato il marito, hanno con tali donne rapporti sessuali. I più abili riescono nel loro intento aggirandosi di notte nei pressi del villaggio. Vi sono anche uomini di villaggio che hanno rapporti con le mogli dei loro figli, poiché si trovano la maggior parte del tempo soli con loro. Infine i sorveglianti dei mercati hanno molte relazioni con le donne dei villaggi, perché esse sono spesso al mercato per i loro acquisti.
- Durante il festino dell’ottava luna, cioè verso la metà del brillante mese di Nargashirska, come pure durante il festino al chiaro di luna del mese di Kartika, e durante il festino primaverile di Scetra, le donne delle città visitano le donne dell’harem reale, nella reggia. Queste visitatrici, essendo conosciute dalle donne dell’harem, sono ammesse negli appartamenti particolari, vi passano la notte in conversazione, in esercizi e in divertimenti di loro soddisfazione e se ne vanno la mattina dopo. In tale occasione, una cameriera del re, già sapendo qua! è la donna che il re desidera, senza farsene avvedere avvicinerà questa donna e la inviterà a visitare le curiosità del palazzo. Prima ancora della festa può aver reso noto a questa donna che in tale occasione le avrebbe mostrato tutte le cose interessanti del palazzo. Ed effettivamente le farà vedere la pergola dei rampicanti, a forma di cavallo, un padiglione col pavimento tutto incrostato di pietre preziose, un pergolato di uva, il palazzo sull’acqua, i passaggi segreti praticati nei muri del palazzo, le pitture, gli animali da caccia, le macchine, gli uccelli, le gabbie dei leoni e delle tigri. Poi, rimaste sole, le parlerà dell’amore del re per lei, della fortuna che può venirgli dalla sua unione col re, assicurandola di un segreto assoluto. Se la donna accetta, la ricompenserà con regali degni del re e, dopo averla accompagnata fino a una certa distanza, la congederà con grandi manifestazioni di affetto.
- Può anche verificarsi il caso che le mogli del re, avendo avuto occasione di conoscere il marito di una donna desiderata dal re, invitino questa donna a visitarle nell’harem. Allora una domestica del re si comporterà come già abbiamo detto.
- O, anche, una delle donne del re farà la conoscenza della donna desiderata dal re inviandole una persona del seguito e invitandola nell’harem. Quando, dopo alcune visite, questa donna avrà preso confidenza, il re la sedurrà col mezzo di cui abbiamo parlato.
- O, anche, una delle mogli del re inviterà la donna desiderata per mostrarle l’arte in cui eccelle. Una volta nell’harem sarà circondata come abbiamo già detto.
- O, anche, una mendicante, d’accordo con la moglie del re, dirà alla donna desiderata, il marito della quale potrà aver perso i suoi beni, o avrà qualche cosa da temere da parte del re: «Questa moglie del re ha dell’influenza su lui, che è di buona indole. Occorre dunque rivolgersi a lei. M’incarico io di farti entrare nell’harem, e lei saprà allontanare ogni pericolo da parte del re». Se la donna accetta, la mendicante la condurrà due o tre volte nell’harem, e la moglie del re le prometterà la sua protezione. E quando la donna, allettata dalla buona accoglienza e dalle promesse, tornerà di nuovo, una domestica la circonderà come sopra si è detto.
- Quanto si è detto a proposito della moglie di un uomo che abbia qualche cosa da temere da parte del re, si può anche dire della moglie di uno che so!leciti qualche favore dal re, che sia povero, che non sia soddisfatto della sua posizione, che voglia acquistar fama, che sia oppresso dai membri della sua casta, che voglia offendere i compagni di casta, che faccia la spia del re, o che abbia qualsiasi scopo da raggiungere.
Infine, se una donna vive con un uomo che non è suo marito, il re può farla arrestare e ridurla in schiavitù per il suo delitto, e metterla poi nell’harem. O anche il re ordinerà a un ambasciatore di litigare col marito della donna desiderata, e poi farà imprigionar questa donna come moglie di un nemico del re, e la farà poi entrare nell’harem.
In questo modo ha fine la trattazione del modo di conquistare segretamente la moglie altrui. Questi intrighi però sono generalmente posti in opera solo nel palazzo del re, perché un re non deve mai entrare nell’abitazione di un’altra persona. Rammentiamo in proposito Abhira re dei Kotta, che fu ucciso da un lavandaio mentre si trovava in casa sua, e Jayasana, re dei Kashi, che, in una simile occasione fu trucidato per ordine dei suoi cavalieri.
Secondo il costume di alcuni paesi, i re hanno spesso l’abitudine di fare l’amore con la moglie di altri.
Nel paese degli Andri le spose novelle seguono la consuetudine di presentarsi all’harem del re con ricchi doni, il decimo giorno di matrimonio, e dopo essere state possedute dal monarca, sono congedate. Nel paese di Vatsagulmas le mogli dei primi ministri vanno di sera a render visita al re ponendosi a sua disposizione. Nel paese di Vaidharbi le belle mogli degli indigeni passano un mese nell’harem del re con il pretesto dell’affetto per la sua persona. Nel paese degli Aparataki i cittadini danno in dono le loro belle mogli ai ministri e al re. E infine dal paese dei Sorashtri, le donne della città e della campagna si recano, individualmente o a gruppi, nell’harem reale per il piacere del re.
Anche su questo soggetto abbiamo due versetti, di cui ecco il testo:
I procedimenti sopra descritti, e altri simili ancora, sono i mezzi impiegati dal re verso le mogli. Ma un re cui stia a cuore il benessere del suo popolo non deve mai metterli in pratica. Un re che ha trionfato dei sei nemici dell’umanità diventa il padrone del mondo.
VI – LE DONNE DELL’HAREM REALE
Le donne dell’harem reale non possono incontrare né vedere nessun uomo, tanto sono guardate rigorosamente; tuttavia i loro desideri non possono essere soddisfatti, essendo uno solo l’uomo comune a tante spose. Per questa ragione esse finiscono col soddisfarsi fra loro in diversi modi come ora diremo.
Vestono da uomo le figlie delle loro nutrici o delle loro amiche, o le loro stesse domestiche, e tentano di raggiungere lo scopo valendosi di bulbi, radici, o frutti aventi la forma di lingam; o anche si coricano sopra una statua con ii lingam in erezione. Alcuni re, che sanno comprendere e compatire, fanno uso di medicamenti in modo da poter godere più donne in una notte, anche quando per propria natura non sono portati a eccessi. Altri fanno l’amore soltanto con le loro favorite; e altri invece giacciono con ciascuna moglie a turno. Questi sono i mezzi di godimento che prevalgono nei paesi dell’est, e quanto si dice per la donna vale anche per l’uomo.
Tuttavia, aiutate dalle donne del seguito, le donne dell’harem ricevono nei loro appartamenti molto spesso uomini vestiti da donna. Queste domestiche, e anche figlie delle nutrici, hanno l’incarico di ricercare uomini che vogliono penetrare nell’harem e li persuadono parlando loro della grande fortuna che li attende, della facilità con cui si entra nel palazzo, della negligenza delle sentinelle e della condiscendenza dei sorveglianti verso le spose reali. Ma queste donne non debbono mai ricorrere alla menzogna per persuadere un uomo a penetrare nell’harem, perché potrebbero con molta probabilità causare la sua perdita. Per parte sua, l’uomo farà meglio a rinunciare a penetrare nell’harem, perché numerosi sono i pericoli ai quali si troverà esposto. Ma se assolutamente vuole entrarci, deve assicurarsi in primo luogo se esiste una facile uscita, se è da tutte le parti circondato dal giardino, se le sentinelle sono o no negligenti, se il re è assente; dopo, quando le donne dell’harem gli fanno cenno, osserverà attentamente i luoghi da cui passa ed entrerà per quella strada che gli sarà indicata. Se la cosa è possibile, passeggerà ogni giorno in vicinanza dell’harem, entrerà con vari pretesti in confidenza con le sentinelle, si mostrerà gentile con le domestiche che possano essere al corrente dei suoi disegni. Infine darà l’incarico di mezzana a una donna che abbia accesso nell’harem, e cercherà di riconoscere gli emissari del re. Se nessuna donna ha accesso nell’harem, si apposterà in qualche luogo dal quale possa scorgere la donna che ama e che vuoi possedere. Se questo luogo è guardato da una sentinella, si vestirà da cameriera della donna che nello stesso posto viene o passa. Quando la donna guarderà, le manifesterà il suo amore con gesti e segni, le mostrerà pitture, oggetti a doppio senso, corone di fiori, anelli. Starà bene attento alla risposta, resa con segni o gesti, e tenterà poi di penetrare nell’harem. Se è sicuro che la donna dovrà venire in qualche luogo particolare, l’attenderà e penetrerà nel palazzo con lei al momento opportuno, mescolandosi alle sue guardie; altrimenti ricorrerà ad altri mezzi, come nascondersi in un letto ripiegato, in una copertura da letto, rendersi invisibile per mezzo di applicazioni esterne come quella di cui si dà la ricetta:
Brucia insieme, senza lasciar sfuggire ii fumo, il cuore di un icneumone, o topo di Faraone, il frutto di zucca lunga (tumbi) e gli occhi di un serpente; mescola le ceneri e aggiungi una uguale quantità di acqua. Se si mette sugli occhi questa miscela un uomo può andare e venire dappertutto senza essere scorto da nessuno.
Vi sono anche altri mezzi insegnati dai bramini di Duyana e dai Jogashiri.
Un uomo può entrare nell’harem durante le feste dell’ottava luna, nel mese del Nargashirha, e durante le feste al chiaro di luna, quando i sorveglianti sono interamente presi dalle occupazioni delle feste.
Ecco a proposito i principali consigli:
L’entrata e l’uscita dall’harem può per lo più effettuarsi quando s’introduce o si fa uscire qualche oggetto in palazzo, al momento delle feste, quando i sorveglianti sono sovraccarichi di lavoro, quando una delle spose reali cambia residenza, quando le spose del re si recano ai giardini o alle fiere o rientrano in palazzo, e infine, quando il re è assente per un lungo pellegrinaggio. Le donne dell’harem si confidano reciprocamente i loro segreti, e avendo tutte un unico scopo, si aiutano a vicenda. Un giovane che riesca a possederle tutte, e a rimanere nel loro favore, potrà continuare l’intrigo finché questo resterà segreto.
Nel paese degli Aparataki, le spose del re sono poco sorvegliate, e molti giovani penetrano nell’harem mediante l’aiuto delle donne che vi hanno accesso. Le donne del re di Ahira fanno i loro affari con le sentinelle dell’harem, che si chiamano Kshtriya. Le spose del re dei Vatsagulmi fanno entrare nell’harem insieme con le loro messaggere anche gli uomini che fan loro piacere. Nel paese di Vaidarbhi, i figli delle spose reali hanno accesso nell’harem e possono godere le donne a eccezione della madre. Nello Striraiya, le donne dell’harem si abbandonano ai compagni di casta e ai loro parenti Nel Ganda, le mogli del re sono alla mercé dei bramini, degli amici, dei domestici e degli schiavi. Nel Samdhava, i domestici, i fratelli di latte, e altri uomini del genere godono le donne dell’harem. Nel paese dei Vanya e dei Kalya, i bramini, col consenso del re, entrano nell’harem sotto il pretesto di regalare fiori alle dame reali, parlano con queste attraverso una cortina e finiscono poi col possederle. E infine le donne dell’harem del re dei Prascya tengono nascosto nell’harem un giovanotto per ogni nove e dieci donne.
Così fanno le spose altrui.
Per questa ragione ogni marito occorre sorvegli la propria casa. Antichi autori dicono che un re deve scegliere per sentinelle uomini ben notoriamente esenti da desideri carnali. Ma tali uomini, anche se sono loro stessi liberi dai desideri della carne, possono introdurre altri uomini nell’harem sospinti dal timore o dall’avidità di guadagno. Il che fa dire a Gonikaputra che i re debbono scegliere come guardiani dell’harem uomini esenti dal desiderio carnale, dal timore e dall’avarizia. Ma Vatsyayana osserva che possono entrare anche uomini che sappiano usare l’influenza di Dharma, per la qual cosa bisogna scegliere uomini inaccessibili ai desideri della carne, al timore, all’avarizia e a Dharma.
I discepoli di Babhravya consigliano che un marito faccia unire sua moglie in amicizia con altra donna, la quale gli riporti tutti i segreti, e lo tenga informato della castità della moglie. Ma Vatsyayana risponde che uomini male intenzionati riescono sempre con le donne, e che un marito non deve esporre la sua innocente sposa a corrompersi per la compagnia di una donna non casta. La castità di una donna può perdersi per una delle seguenti cause: frequentazione assidua delle società e delle compagnie; mancanza di ritegno, impudicizia del marito; mancanza di precauzione nelle relazioni con altri uomini; assenze frequenti e prolungate del marito; soggiorno in paese straniero; distruzione, da parte del marito, del suo amore e della sua delicatezza di sentimento; compagnie di donne dissolute; gelosia del marito.
Abbiamo a questo proposito dei versetti, di cui ecco il testo:
Un uomo abile, che ha appreso nei Shastra il modo di sedurre le spose altrui, non è però mai ingannato dalle proprie spose. Nessuno tuttavia deve far uso ditali mezzi, perché non sempre riescono e spesso originano disastri e alla distruzione di Dharma e Artha. Questo libro, che ha per scopo il benessere dei cittadini e insegna loro il modo di sorvegliare le proprie spose, non deve servire per corrompere le spose degli altri.
PARTE SESTA
DELLE CORTIGIANE
I – MANIERE DELLE CORTIGIANE
Nei rapporti sessuali con gli uomini, le cortigiane trovano la soddisfazione del desiderio e nel tempo stesso il loro sostentamento. Se una cortigiana accoglie un uomo per amore, l’atto è naturale, ma se al contrario l’accoglie sospinta dal desiderio del guadagno, l’atto è artificiale o forzato. Tuttavia anche in questo caso essa deve regolarsi come se effettivamente fosse animata dall’amore, per la ragione che gli uomini si affezionano alle donne che sembrano amarli. Nel mostrare il suo amore la cortigiana dovrà sembrare del tutto disinteressata, e per il suo credito futuro si asterrà dal farsi consegnare denaro con mezzi sleali.
Una cortigiana bene vestita, adorna dei suoi gioielli, deve rimanere seduta sulla porta di casa, e, senza tuttavia porsi molto in evidenza, guarderà nella strada facendo in modo di esser vista dai passanti, perché deve riflettere che in fondo rappresenta un oggetto da esporre in vendita. Farà amicizie con persone che possano aiutarla a seminare discordia fra uomini e donne, e procurerà di affezionarsele per ripararsi da eventuali disgrazie, per accumulare ricchezze, per garantirsi da cattivi trattamenti e dagli insulti delle persone con cui possa avere a che fare. Queste persone sono:
Le guardie della città o la polizia; gli ufficiali della corte di giustizia; gli astrologi; gli uomini poveri o interessati; i sapienti, i professori delle sessantaquattro arti; i Pithamarda o confidenti; i Vita o parassiti; i Vidushaka o buffoni; i mercanti, di fiori; i profumieri; i mercanti di sostanze spiritose; i lavandai, i barbieri, i mendicanti. E anche altre persone che le possono essere utili per il ‘raggiungimento dei suoi fini.
Gli uomini che una cortigiana può trattare per guadagnare denaro semplicemente, sono i seguenti:
Gli uomini che posseggono una propria rendita; i giovani; gli uomini liberi da ogni legame; gli uomini che si trovano al servizio del re; gli uomini che hanno sicuri mezzi di sussistenza; che si stimano belli; cui piace vantarsi; eunuchi che vogliano farsi passare per uomini; un uomo che detesta i suoi simili; che per natura è generoso, che ha influenza sul re o sui ministri; che è sempre felice; che è fiero della sua fortuna; che disobbedisce agli ordini dei suoi maggiori; un uomo sul quale i membri della propria casta tengono gli occhi addosso; il figlio unico di un padre ricco; un asceta internamente turbato dal desiderio; un uomo coraggioso; un medico del re; vecchie conoscenze.
E, sia per amore, sia per convenienza, procurerà anche di arrivare a uomini dotati di eccellenti qualità, quali i seguenti:
Uomini di alta nascita che conoscono bene il mondo e che posseggono il senso dell’opportunità; i poeti; i narratori di belle storie; gli uomini eloquenti; gli uomini energici, abili nelle varie arti, previdenti, perseveranti, devoti, non collerici, generosi, affezionati ai propri parenti, amanti della società, sani di corpo, robusti, non dediti al bere, infaticabili negli esercizi di amore, socievoli, amanti delle donne, abili nel conquistarle senza abbandonarsi totalmente a loro, possidenti, non invidiosi e non sospettosi.
Queste sono le buone qualità di un uomo. La donna deve anche distinguersi per i seguenti caratteri:
Deve essere bella, piacevole e aver sul corpo segni di buon augurio. Possedere il gusti delle buone qualità e della ricchezza. Trovar piacere nelle unioni dovute all’amore, aver carattere fermo, e per quanto riguarda l’unione sessuale, procurerà di unirsi con uomini della sua categoria. Esser sempre desiderosa di acquistare esperienza e sapere, ma non essere avara e possedere il gusto delle riunioni di società e delle arti.
Le qualità generali per ogni donna sono:
Intelligenza, carattere dolce e buone maniere; condotta regolare; carattere riconoscente; previdenza, attività; senso di ordine, senso dell’opportunità, correttezza nel parlare; risata corretta, mancanza di malignità, di collera, di avarizia, di stupidità; conoscenza dei Kamasutra e abilità nelle arti che da questi derivano. L’assenza di alcuna ditali qualità costituisce i difetti delle donne. Le cortigiane debbono poi evitare le seguenti categorie di uomini:
Uomo colpito da consunzione; di temperamento malato; con vermi in bocca e il cui alito ha l’odore degli escrementi umani; che ama la moglie; che parla duramente, che è sospettoso, avaro, senza pietà, ladro, sciocco, dedito alla stregoneria; l’uomo al quale sia indifferente essere rispettato o no; che sia eccessivamente pudico o che possa esser corrotto con denaro anche dai propri nemici.
Autori antichi ritengono che, nel ricercare gli uomini, le cortigiane seguono uno qualsiasi dei seguenti scopi: amore, paura, denaro, godimento, desiderio di vendetta, curiosità, dolore, abitudine, Dharma, celebrità, compassione, desiderio di trovare un amico, vergogna, somiglianza dell’uomo con qualche persona amata, ricerca di felicità, desiderio di rompere un’altra relazione, conformità di categoria nei riguardi dell’unione sessuale, coabitazione nello stesso luogo, costanza, povertà. Ma Vatsyayana afferma fin da principio che la ricchezza, la ricerca del benessere e l’amore sono le sole spinte della cortigiana verso gli uomini.
Una cortigiana non deve sacrificar danaro per l’amore, dato che il denaro è uno dei suoi scopi principali. Ma nel caso di paura, ecc. essa dovrà avere una particolare considerazione alla forza e alle altre qualità del suo amante. Inoltre, per quanto possa essere invitata da un uomo a unirsi con lui, non deve immediatamente consentire, perché gli uomini hanno una speciale tendenza a disprezzare tutto quello che ottengono con facilità. Da principio lei invierà a lui gli incaricati del massaggio, i cantori, i buffoni che terrà al suo servizio, o, in mancanza, i Pithamarda o confidenti, per sondare i sentimenti dell’uomo. Saprà così se l’uomo è puro o impuro, ben disposto o no, capace di affezione o indifferente, generoso o avaro, e nel caso lo trovi di suo gusto, cercherà di affezionarselo per mezzo dei Vita o di altre persone. Dopo di ciò, il Pithamarda le condurrà l’uomo a casa col pretesto di assistere a un combattimento di quaglie, di galli, di montoni, di udire il maina (specie di stornello) o di assistere a uno spettacolo, o alla pratica di un’arte, oppure potrà anche condurre la donna nella casa dell’uomo. Una volta a casa sua, lei gli donerà un oggetto tale da eccitare la sua curiosità e del quale gli spiegherà l’uso a cui è particolarmente destinato. Lo divertirà a lungo narrandogli delle storie e facendo cose piacevoli. Quando sarà uscito, gli invierà spesso una domestica capace di tenere un’allegra conversazione, e nel tempo stesso qualche piccolo regalo. Qualche volta andrà a trovarlo con la scusa di un affare e sempre accompagnata da un Pithamarda.
Finisce così la trattazione del modo per una cortigiana di affezionarsi l’uomo che desidera.
Abbiamo anche qui dei versetti, di cui ecco il testo:
Quando un uomo galante si presenta a casa sua, la cortigiana gli offrirà foglie e noci di betel, ghirlande di fiori, e unguenti profumati; poi, mostrandole la propria abilità nelle arti, terrà con lui una lunga conversazione, dovrà anche offrirgli regali, scambiare con lui oggetti, e allo stesso tempo fargli comprendere la sua esperienza negli esercizi sessuali. Quando sarà unita col suo amante, la cortigiana si studierà di piacergli con doni, con la conversazione, con la sua abilità nel variare i modi di farlo godere.
II – LA CORTIGIANA CHE VIVE MARITALMENTE
Quando una cortigiana convive con un amante come se fosse sposata con lui, deve comportarsi in modo casto e soddisfarlo in tutto. In poche parole, il suo dovere è di dargli il piacere, senza attaccarsi a lui, ma in tutto condursi come se gli fosse realmente affezionata.
Ecco dunque la maniera di procedere. Avrà una madre che dipenderà da lei, ma che ella presenterà terribilmente avara e preoccupata di ammassar danaro. Se non ha madre ne fa rappresentare la parte a una vecchia nutrice o a una donna di sua fiducia. La madre o la nutrice si presenterà mal disposta verso l’amante. E la donna, intanto, si mostrerà incollerita, abbattuta, timorosa, e vergognosa, ma non obbedirà mai alla madre o alla nutrice. Dirà poi alla madre che l’amante è indisposto e andrà a visitarlo, come pure ecco tutte le altre cose che dovrà fare per conquistarsi il favore dell’uomo.
Manderà una domestica a chiedergli fiori di cui avrà fatto uso il giorno precedente per servirsene lei in segno di affetto; gli farà chiedere anche il miscuglio di foglie e noci di betel che non avrà usato; mostrerà stupore per la perizia di cui egli avrà dato prova durante l’atto sessuale e nei diversi modi di godimento usati; imparerà da lui i sessantaquattro modi di godere enumerati da Babhavya; userà quei sistemi che lui le avrà insegnato nell’amplesso conformandosi alla sua fantasia; non rivelerà ad altri i suoi segreti; gli confiderà i propri desideri e i propri segreti, dissimulerà la collera; non si mostrerà indifferente verso di lui nel letto per tutto il tempo in cui terrà il viso rivolto verso di lei; lo toccherà in qualunque parte del corpo, secondo il suo capriccio; lo bacerà e l’abbraccerà durante il sonno: lo guarderà ansiosamente quando sarà pensieroso o penserà a tutt’altro che a lei, non sarà né del tutto indifferente né eccessivamente commossa quando lo incontrerà o quando, dalla strada, lui la vedrà sulla terrazza della sua casa; odierà i suoi nemici; amerà le persone a lui care; si mostrerà gaia e triste secondo che egli sarà gaio o triste; esprimerà il desiderio di conoscere sua moglie; non starà a lungo in collera; fingerà di sospettare che i segni di unghia o dei denti che lei gli avrà fatto siano stati fatti da un’altra donna; non gli manifesterà il suo amore con le parole, ma solo con gli atti; sarà silenziosa quando lui dorme, è ubriaco o malato; ascolterà attentamente il racconto che le farà delle proprie buone azioni e in seguito le ripeterà a sua lode; gli risponderà con vivacità e gaiezza quando lo vedrà sufficientemente familiarizzato, ascolterà ciò che lui racconterà, eccetto per quanto riguarda le sue rivali; esprimerà sentimento di dolore e di abbattimento se egli sospira, è inquieto o sviene; dirà: «lunga vita! » se egli starnutisce; si dichiarerà malata o desiderosa di essere incinta se proverà della noia; si asterrà dal lodare le buone qualità di qualche altra persona, e di criticare coloro che hanno gli stessi difetti dell’amante; porterà qualsiasi oggetto le abbia regalato; eviterà d’indossare i propri gioielli, e non mangerà quando lui sarà sofferente, malato, scoraggiato, e lo consolerà partecipando al suo dolore; domanderà di accompagnarlo se dovrà lasciare il paese volontariamente o perché bandito dal re; esprimerà il desiderio di non sopravvivergli; gli dirà che l’unica speranza, l’unico suo voto è di viver sempre unita con lui; offrirà agli dei i sacrifici già promessi, quando lui acquisterà ricchezza o soddisfazione, o quando si sarà rimesso da una malattia; si adornerà ogni giorno coi gioielli donatile da lui; metterà il suo nome e il nome della famiglia di lui nelle sue canzoni; porrà la sua mano sulle reni, sul petto e sulla fronte di lui, e cadrà spasimando dal piacere che avrà provato nel contatto con lui; si siederà sulle sue ginocchia e vi si addormenterà; desidererà un figlio da lui; lo dissuaderà dai voti e dai digiuni, dicendogli: «Lascia su di me i peccati!»; osserverà con lui i voti e i digiuni se non riuscirà a dissuaderlo dall’osservarli; gli farà presente che i voti e i digiuni sono difficili a essere osservati anche da lei, e questo tutte le volte che avrà con lui una discussione su tale soggetto; si occuperà della fortuna propria e della fortuna di lui senza distinzione; non si presenterà nelle assemblee senza di lui, e ve lo accompagnerà se egli ne esprime il desiderio; userà oggetti adoperati da lui, e mangerà quanto gli avanzerà; rispetterà la sua famiglia, il suo carattere, la sua abilità nelle arti, la sua casta, il suo paese natale, i suoi amici, le sue buone qualità, la sua piacevole indole, lo pregherà di cantare o di fare altra cosa, se lui ne sarà capace; lo andrà a trovare senza alcun timore e senza aver paura del freddo, del caldo o della pioggia; parlando dell’Aldilà lo assicurerà che anche lì sarà la sua amante; regolerà i suoi gusti e le sue azioni sui desideri di lui; si asterrà dalla stregoneria; litigherà continuamente con sua madre in merito alle visite da fare all’amante, e se la madre la trascina in altro luogo, minaccerà di avvelenarsi, di lasciarsi morir di fame, di trafiggersi con un’arma qualunque, o d’impiccarsi; infine cercherà d’ispirare in lui tutta la fiducia possibile nel suo amore e nella sua costanza; e pur ricevendo da lui del denaro, eviterà ogni discussione d’interesse con sua madre. Se l’uomo si mette in viaggio, gli farà giurar di tornare presto, e, in sua assenza, trascurerà i voti di adorazione alle Divinità, e non indosserà altri ornamenti che quelli che portano fortuna.
Se la data del ritorno è passata, cercherà di conoscere il tempo vero da presagi certi, dall’opinione dei vicini, dalla posizione dei pianeti, della luna e delle stelle. In occasione di qualche divertimento o di un sogno di buon augurio, dirà: «Possa presto essergli riunita!»; e se si sente malinconica o ha un presagio di cattivo augurio, ordinerà qualche cerimonia per propiziarsi la divinità. Quando l’uomo sarà ritornato, adorerà il dio Kama [2] e offrirà anche doni alle altre divinità; poi, dopo essersi fatta portare dagli amici un vaso colmo d’acqua, onorerà il corvo che mangia le offerte che facciamo ai Mani dei parenti morti. Dopo la prima visita pregherà l’amante di compiere certi riti, cosa che certamente compirà se le è abbastanza affezionato. E si dice che un uomo sia abbastanza affezionato a una donna quando il suo amore è disinteressato; quando persegue lo stesso fine della sua amante; quando non ha nessun sospetto; e quando non discute le richieste di denaro.
Abbiamo su questo soggetto due versetti, di cui ecco il testo:
La potenza di amore delle donne non è nota neppure a coloro che sono l’oggetto del loro affetto, a causa della delicatezza, dell’avarizia e dell’acutezza di spirito naturale del sesso femminile.
Le donne non sono mai conosciute sotto il loro reale aspetto, sia che amino gli uomini, sia che agli uomini divengano indifferenti, sia che sappiano dar godimento o che li abbandonino o che riescano a carpire tutta la ricchezza da loro posseduta.
III – MODI PER GUADAGNARE IL DENARO
Il denaro lo si ottiene da un amante in due maniere: con mezzi legali e naturali, o con artifici. Alcuni antichi autori son d’avviso che se una cortigiana può ottenere dal suo amante tanto denaro quanto le bisogna per la sua vita, non deve usare artifici. Ma Vatsyayana stabilisce che, se è in condizioni di accumular denaro coi mezzi naturali, con l’artificio ne otterrà il doppio, e conseguentemente userà l’artificio per estorcer denaro in tutti i modi. Gli artifici per farsi regalare denaro da un amante sono i seguenti:
1) Domanderà denaro in ogni occasione; per comprare alcuni oggetti, qualche ornamento, cibi, bibite, fiori, profumi, vesti; e lei poi non farà l’acquisto o lo farà a prezzi inferiori.
2) Gli vanterà la sua intelligenza.
3) Fingerà di essere obbligata a far dei regali in occasione di feste che abbiano per oggetto voti, giardini, alberi, templi, o riserve.
4) Gli inventerà che andando da lui le guardie del re o i ladri le hanno rubato i gioielli.
5) Gli affermerà che la sua proprietà è stata distrutta dal fuoco e la sua casa è rovinata, che i suoi domestici sono stati negligenti.
6) Confesserà di avere smarrito i suoi ornamenti e quelli dell’amante.
7) Gli farà conoscere, per mezzo di terza persona, tutte le spese sopportate per andarlo a visitare.
8) Farà dei debiti a nome del suo amante.
9) Litigherà con la madre per qualche spesa fatta per l’amante e non approvata dalla madre.
10) Non andrà a qualche festa o partita di piacere non potendo offrire agli amici doni, dopo aver informato l’amante dei ricchi doni che avrà altra volta ricevuto dagli stessi amici.
11) Non compirà alcuni riti religiosi col pretesto che non ha denaro per festeggiarli.
12) Impegnerà degli artisti a far qualche cosa a conto dell’amante.
13) Manterrà medici e ministri con qualche scopo.
14) Assisterà amici e benefattori sia nell’occasione di feste, sia nell’avversa fortuna.
15) Osserverà i riti domestici.
16) Pretenderà di dover pagare le spese del matrimonio del figlio di una sua amica.
17) Dovrà soddisfare qualche voglia durante la gravidanza.
18) Si fingerà malata e caricherà la spesa delle medicine.
19) Dovrà aiutare un amico nell’indigenza.
20) Venderà qualche gioiello per fare un regalo all’amante.
21) Fingerà di vendere una parte dei suoi ornamenti, dei suoi mobili, dei suoi utensili da cucina a un mercante che sarà stato prima avvertito della parte che deve fare.
22) Avrà bisogno di comprare utensili da cucina di valore più grande di quelli comuni, per poterli distinguere facilmente e per non confonderli con gli altri di qualità inferiore.
23) Si ricorderà le prime generosità dell’amante e ne farà sempre parlare dalle amiche e dalle donne del seguito.
24) Parlerà all’amante dei benefici ottenuti da altre cortigiane.
25) Davanti a queste, descriverà i suoi benefici come più grandi dei loro anche se non è vero, alla presenza dell’amante.
26) Si opporrà apertamente alla madre, se questa vorrà che abbandoni l’amante per altri uomini conosciuti prima e più generosi.
27) Farà notare all’amante la generosità dei suoi rivali.
E così terminano i modi di guadagnare il denaro.
Una donna deve sempre essere a conoscenza delle condizioni di spirito, dei sentimenti e delle disposizioni dell’amante a suo riguardo, basandosi sui cambiamenti di carattere, sul modo di comportarsi e sul colore del viso.
La condotta di un amante che si raffredda è la seguente:
- Dà a una donna meno di quanto le sia necessario per vivere e, qualche volta, anche cose diverse da quelle domandate.
- Le fa promesse che non mantiene.
- Le annuncia di voler fare una cosa e poi ne farà un’altra.
- Non soddisfa i suoi desideri.
- Dimentica le promesse, o fa il contrario di ciò che aveva promesso.
- Parla coi suoi domestici in modo misterioso.
- Passa la notte in un’altra casa, con il pretesto di aver da fare per un amico.
- E infine parla in segreto con le donne del seguito di un’altra donna precedentemente conosciuta.
Ora, quando una cortigiana si accorge di un cambiamento nelle disposizioni dell’amante, deve subito mettere le mani su tutto quanto possiede di più prezioso, e prima che egli possa indovinare le sue intenzioni farà portar via tutto da un supposto creditore come pagamento di un debito immaginario. Poi, se l’amante è ricco e l’avrà sempre trattata bene, avrà per lui il medesimo rispetto, ma se è povero e senza mezzi, se ne libererà come non lo avesse mai conosciuto.
I mezzi per liberarsi di un amante sono i seguenti:
1) Farà sembrare le abitudini e i vizi dell’amante come insopportabili e odiosi, sorridendo a fior di labbra e battendo i piedi.
2) Gli parlerà di un affare che lui non conosce.
3) Non si dimostrerà ammirata per il suo sapere e anzi lo criticherà.
4) Umilierà il suo orgoglio.
5) Cercherà la compagnia di uomini a lui superiori, in sapienza e saggezza.
6) In varie occasioni gli farà capire il suo sdegno.
7) Criticherà gli uomini che mostrano gli stessi difetti di lui.
8) Si mostrerà scontenta per i generi di godimento da lui usati.
9) Non si farà baciare sulla bocca.
10) Gli proibirà di toccarla nel suo jaghana, o parte del corpo fra l’ombelico e le cosce.
11) Mostrerà disgusto per le ferite fattele con i denti e le unghie.
12) Non si stringerà a lui quando l’abbraccerà.
13) Resterà immobile durante l’amplesso.
14) Cercherà invece l’unione sessuale quando lui è stanco.
15) Riderà della sua affezione per lei.
16) Non risponderà ai suoi abbracci.
17) Si allontanerà da lui quando vorrà abbracciarla.
18) Farà finta d’aver sonno.
19) Uscirà per una visita, o andrà a raggiungere una compagna quando lui dimostrerà il desiderio di restare tutto il giorno con lei.
20) Fingerà di capire male le sue parole.
21) Riderà senza motivo, o se lui dice qualche spiritosaggine, riderà di un’altra cosa.
22) Guarderà di traverso le sue domestiche, e farà rumore con le mani quand’egli parlerà.
23) L’interromperà nel mezzo di una narrazione mettendosi lei stessa a raccontare delle storie.
24) Divulgherà i suoi difetti e i suoi vizi, dichiarandoli incurabili.
25) Dirà alle domestiche di lui parole calcolate per pungere nel vivo il cuore dell’amante.
26) Avrà cura di non guardarlo quando le parlerà.
27) Gli domanderà cose ch’egli non potrà darle.
28) E finalmente lo allontanerà. Abbiamo su questo soggetto due versetti, di cui ecco il testo:
Il dovere di una cortigiana consiste nell’avere relazioni con uomini che le convengono e dopo maturo esame; nell’affezionarsi l’uomo col quale si è unita; nel farsi regalare molto denaro dall’uomo che le è affezionato; e nell’allontanarlo dopo averlo spogliato di tutta la sua ricchezza.
Una cortigiana, che conduce così la vita di una donna sposata, non ha l’impaccio di un gran numero di amanti, e con tutto ciò può procurarsi ugualmente abbondanza e ricchezza.
IV – NUOVA UNIONE – CON UN ANTICO AMANTE
Quando una cortigiana abbandona un amante dopo avergli consumato tutta la fortuna, deve pensare a una nuova unione con un antico amante. Ma andrà a ricercarlo soltanto se è di nuovo arricchito, o se ha ancora beni di fortuna e se le è ancora affezionato. E se per caso in tale momento quest’uomo vive con un’altra donna, rifletterà bene prima di agire. Un tal uomo non può essere se non in una delle seguenti situazioni:
1) Può avere abbandonato la prima amante di sua spontanea volontà, e può averne abbandonata anche un’altra.
2) Può essere stato abbandonato da tutte e due le donne.
3) Può averne abbandonata una di sua volontà ed essere stato abbandonato dall’altra.
4) Può averne lasciata una e può vivere con un’altra.
5) Può essere stato allontanato dalla prima, e può aver abbandonato di sua volontà la seconda.
6) Può essere stato abbandonato dalla prima e può vivere con un’altra.
- a. Ora, se l’uomo ha abbandonato le due donne di sua volontà, non è il caso di ricercano, data l’incostanza del suo carattere e la sua indifferenza per le belle qualità delle due donne.
- b. Se l’uomo è stato abbandonato da ambedue, ma dalla seconda per la speranza di ricevere una maggiore quantità di denaro da un altro uomo, allora è il caso di ricercarlo, perché se è ancora affezionato alla prima amante sarà più prodigo di prima, sia per vanità, sia per far dispetto alla seconda. Ma se è stato abbandonato per la sua povertà o per la sua avarizia, non è il caso di ricercano.
- c. Nel caso in cui l’uomo abbia abbandonato la prima e sia stato abbandonato dalla seconda, se accetta di riunirsi con la prima e si mostrerà molto generoso è il caso di non rifiutano.
- d. Nel caso in cui l’uomo abbia abbandonato la prima e viva con un’altra, la prima, se desidera riprenderlo, deve prima di tutto informarsi se è stata abbandonata nella speranza di trovare in un’altra donna qualche qualità eccezionale, e se, non avendo trovato quanto desiderava, è disposto a ritornare a lei e a darle molto danaro in considerazione della sua condotta e della affezione che ancora gli porta. Oppure cercherà di sapere se è disposto a riconoscere le qualità della prima amante e a compensarla più largamente per queste stesse qualità. Infine esaminerà se si tratta di un uomo di carattere debole, che ha il desiderio di avere parecchie donne, che ha amato una donna povera, o che non ha mai fatto niente per la donna con la quale viveva. Tutto considerato vedrà se è o no il caso di riunirsi a lui.
- e. Se l’uomo è stato abbandonato dalla prima, ed ha invece lasciato di sua volontà la seconda, la prima amante si assicurerà se egli prova ancora affezione per lei e se è disposto perciò a spendere molto denaro; o se, pur apprezzando le sue qualità, è preso dall’amore per un’altra donna; o se, essendo stato abbandonato da lei prima di aver soddisfatto i suoi desideri sessuali, non desidera tornare a lei per vendicare l’offesa subita; o se non pensa di tornare alla sua intimità e confidenza per riprenderle il denaro che le ha dato e rovinarla; o, infine, se non ha l’intenzione di farle troncare la relazione con l’attuale amante per poi abbandonarla anche lui. Se, tutto considerato, lei crede che egli abbia intenzioni pure e oneste, può riunirsi a lui, ma se lo sospetta di cattive idee è meglio vi rinunci.
- f. Nel caso in cui un uomo sia stato abbandonato da una donna e viva con un’altra, e lui stesso faccia tentativi per tornare con la prima, questa rifletterà bene prima di agire, e mentre l’altra è occupata a cercare di tenerlo, lei tenterà a sua volta, pur rimanendo nell’ombra, di riconquistarlo, facendo entro di sé i seguenti ragionamenti:
1) Se l’ho abbandonato ingiustamente, senza nessuna ragione, ora che si è rivolto ad altra donna, debbo far di tutto per ricondurlo a me.
2) Se parlasse con me una sola volta, romperebbe con l’altra.
3) Grazie al mio antico amante potrò umiliare l’orgoglio del mio amante di oggi.
4) divenuto ricco, ha una bella posizione e una carica al servizio del re.
5) È separato da sua moglie.
6) È attualmente indipendente.
7) Non vive con suo padre e suo fratello.
8) Facendo la pace con lui metterà le mani su un uomo ricchissimo, che solo il mio amante attuale impedisce di venire da me.
9) Giacché sua moglie non lo rispetta, mi sarà facile farlo separare.
10) L’amico di quest’uomo ama una mia rivale che mi detesta cordialmente; sarà un’occasione per tentare di separar l’uomo dalla sua amante.
11) Infine getterò del discredito sulla sua persona, perché tornando a me si mostrerà incostante.
E quando la cortigiana si è risolta a riprendere l’amante, invierà a lui il suo Pithamarda o altro domestico per fargli sapere che se l’ha abbandonato è stato solo per colpa della madre, ma che lei l’ha sempre amato come il primo giorno, e che ha unicamente dovuto cedere alla volontà della madre; che soffre della sua unione presente, e detesta il suo nuovo amante. Questi messi cercheranno d’ispirargli fiducia parlandogli dell’amore di lei, e di qualche particolare d’amore di cui è vivo il ricordo. Questo fatto gli ricorderà qualche speciale piacere ch’egli avrà potuto gustare con lei, come, ad esempio, il modo di baciarla, o qualche modo tutto suo nell’amplesso.
Quando una donna può scegliere fra due amanti, di cui uno era già stato suo e l’altro gli è estraneo, gli Asciaria (saggi) consigliano di preferire il primo perché conoscendo i suoi gusti e il suo carattere, per l’osservazione e lo studio già fatto, le sarà facile piacergli e contentarlo. Altri invece pensano che un antico amante che ha già consumato una gran parte della sua fortuna, non può o non vuole dissiparne ancora, e perciò merita meno considerazione di un estraneo.
Però si possono dare dei casi contrari alla regola generale, secondo la diversa natura degli uomini. Abbiamo anche su questo argomento dei versetti, di cui ecco il testo:
Una nuova unione con un antico amante può essere desiderabile per separare un uomo da una donna o per produrre un effetto desiderato sull’amante attuale.
Quando un uomo è eccessivamente innamorato di una donna, teme sempre di vederla in contatto con altri uomini: allora diviene cieco, non scorge i difetti di lei, e la colma di denaro per non essere abbandonato.
Una cortigiana deve mostrarsi gentile con l’uomo che le è affezionato e abbandonare quello che la trascura. Se mentre vive con un uomo, le arriva un messaggero da un altro, può o rifiutarsi di trattare con lui oppure fissargli comunque un giorno stabilito per la visita, ma non deve abbandonare l’uomo col quale vive e che le è affezionato.
Una donna saggia, prima di unirsi di nuovo con un antico amante, deve assicurarsi che questo nuovo legame le arrecherà la felicità, il guadagno, l’amore e l’amicizia.
V – ALCUNI GENERI DI GUADAGNO
Se una cortigiana può realizzare ogni giorno una cospicua somma, grazie a una sua clientela numerosa, non è consigliabile che si prenda un amante; in tal caso deve fissare il prezzo per una notte dopo aver considerato il luogo, la stagione, i mezzi del cliente, le sue buone qualità, il suo bell’aspetto, e paragonando il suo prezzo a quello di altre cortigiane. Potrà informare della sua tariffa gli amanti, gli amici, le sue conoscenze. Se però incontra la fortuna d’ottenere un forte guadagno da un solo amante, deve unirsi a lui e viverci maritalmente. Secondo i Saggi, se una cortigiana ha la possibilità di ricavare lo stesso guadagno da due amanti diversi, deve scegliere quello che le dà ciò di cui ha bisogno. Ma Vatsyayana consiglia di preferire colui che regala oro, perché l’oro non può essere ripreso come un altro oggetto, è facile a riceversi, e perché offre il mezzo per procurarci tutto ciò che si desidera. Fra tutte le seguenti cose: oro, argento, rame, bronzo, ferro, vasi, mobili, letti, abiti per sopra e per sotto, sostanze profumate, olio, grano, bestiame, ecc. la prima, cioè l’oro, è superiore a tutte le altre. Se la conquista dei due amanti comporta la stessa fatica, o se si vuole ottenere la stessa cosa da ciascuno di essi, converrà sentire il consiglio di un’amica, oppure converrà rimettere la decisione allo studio delle qualità personali di ciascuno o dei segni di buona o cattiva fortuna che avranno addosso. Se dei due amanti uno è affezionato e l’altro è generoso, i Saggi dicono che conviene preferire il generoso, Vatsyayana dice che è preferibile l’affezionato perché può divenire generoso; infatti anche un avaro regala il denaro, se è preso da passione per una donna, mentre un uomo semplicemente generoso non saprà amare. Ma se fra quelli che sono innamorati, c’è un povero e un ricco, darà la preferenza a quest’ultimo. Se dei due amanti uno è generoso e l’altro è pronto a fare un piacere qualsiasi, i Saggi consigliano di preferire quest’ultimo, ma Vatsyayana consiglia il generoso perché l’altro crede di non dover più nulla, una volta che il servizio è reso, mentre il generoso dimentica di aver dato appena ha dato. E anche in questo caso la cortigiana potrà regolarsi in base alle probabilità di guadagno che potrà ricevere con l’uno o con l’altro. Se uno dei due amanti è riconoscente e l’altro generoso, i Saggi dicono che si deve preferire il generoso, ma Vatsyayana consiglia il riconoscente, perché gli uomini generosi sono generalmente altezzosi, bruschi e senza riguardi, e anche dopo esser stati per lungo tempo uniti a una cortigiana se le scoprono un difetto, o se una donna sparla di loro, non tengono conto dei servizi passati e l’abbandonano bruscamente. Un uomo riconoscente non rompe invece da un momento all’altro, ma ha riguardo per tutto ciò che lei ha fatto pur di piacergli; quindi anche in tal caso la scelta deve basarsi sulle possibilità per l’avvenire.
Quando una cortigiana ha contemporaneamente l’occasione di soddisfare la richiesta di un amico e il modo di guadagnare denaro, i Saggi dicono di preferire quest’ultimo caso. Ma Vatsyayana pensa che il denaro si può trovare domani come oggi, mentre se si scontenta un amico si può suscitare il suo rancore. Anche in questo caso, quindi, la scelta sarà determinata dalla probabilità di miglior successo. E allora la cortigiana dirà all’amico, ad esempio, che potrà soddisfare il giorno dopo il suo desiderio essendo attualmente occupata; e così non perderà l’occasione di guadagnar del denaro.
Se si presentano contemporaneamente il modo di guadagnare denaro e l’occasione di evitare un disastro, i Saggi consigliano ancora di preferire il guadagno, ma Vatsyayana dice che il denaro ha un’importanza limitata, mentre un disastro, una volta evitato, non torna più. In questo caso, tutt’al più, ciò che deve decidere alla scelta è l’entità del disastro.
I guadagni delle più distinte e ricche cortigiane saranno così impiegati:
A costruire templi, magazzini di riserva e giardini, a dare mille vacche a diversi bramini, a praticare il culto degli dei e a celebrare feste in loro onore, e infine a compiere tutti i voti che sono in loro potere.
I guadagni delle altre cortigiane saranno invece impiegati come segue:
A comprare un abito bianco per tutti i giorni, a procurarsi il nutrimento necessario per soddisfare la fame e la sete, a mangiare ogni giorno un tambula profumato, cioè un miscuglio di noci e foglie di betel, a portare ornamenti ricamati d’oro. I Saggi dicono che queste spese rappresentano il guadagno di tutte le classi medie e inferiori di cortigiane, ma Vatsyayana pensa che i loro guadagni non possono essere calcolati né fissati in nessun modo, dato che dipendono dal luogo, dal costume del popolo, dalla loro fisionomia e da tante altre cose.
Se una cortigiana vuole impedire a un uomo di andare con un’altra donna, o se vuole separarlo da una donna con la quale si è unito, o vuoi privare una donna dei guadagni che ne ricava, o se crede che innalzerebbe la propria posizione, che ne ricaverebbe grandi profitti, e che si renderebbe desiderabile da tutti unendosi a un dato uomo; o anche se desidera procurarsi il suo aiuto per evitare una disgrazia, o lo desidera per vera affezione, o se pensa di riuscire a far torto a qualcuno per mezzo di lui, o ha riguardo a qualche favore ricevuto prima da questo uomo, oppure è spinta verso lui dal desiderio, non gli deve domandare, in ognuno di questi casi, altro che una piccola somma di denaro, e anche in modo molto riguardoso e amichevole.
Se una cortigiana ha l’intenzione di abbandonare un amante per assumerne un altro, o se ha ragione di supporre che l’amante l’abbandonerà presto per tornare alle proprie mogli, o sa che ha dissipato tutto il suo avere ed è rimasto senza denaro, o che il padre, il tutore, il fratello lo verranno presto a riprendere, o che il suo stesso amante è sul punto di perdere la propria posizione, o infine che è di carattere volubile, in ciascuno di questi casi cercherà di ricevere da lui tutto il denaro possibile.
D’altra parte, se una cortigiana sa che il suo amante è sul punto di ricevere ricchi doni, o di ottenere una carica dal re; o di ereditare una fortuna; o che attende fra breve tempo un bastimento carico di mercanzie o che possiede grandi partite di grano odi altre derrate, cercherà di mantenerselo caro.
Abbiamo su questo soggetto alcuni versetti, di cui ecco il testo:
In considerazione dei benefici presenti e del suo benessere avvenire, una cortigiana deve evitare gli uomini che hanno guadagnato con molta fatica le proprie ricchezze, come anche coloro che sono diventati egoisti e duri ottenendo i favori del re.
Farà invece di tutto per unirsi con personaggi fortunati e generosi, o con chi sarebbe pericoloso evitare od offendere in qualche modo. Anche a costo di sacrifici si unirà con uomini energici e generosi, e che, una volta soddisfatti, le doneranno molto denaro, anche per un piccolo favore, o per poca cosa ricevuta.
VI – GUADAGNI E PERDITE DELLE CORTIGIANE
Capita spesso che, nonostante uno lavori per ottenere un guadagno, o speri di ottenerne, tutti gli sforzi finiscono in una perdita.
Le cause di perdita sono:
Mancanza d’intelligenza; amore eccessivo; eccesso di orgoglio; eccesso di egoismo; eccesso di semplicità; eccesso di fiducia; eccesso di collera; pigrizia; indifferenza; influenza cattiva; circostanze accidentali. Queste perdite hanno per risultato: Spese senza compenso; rovina futura; perdita di un guadagno ch’era per esser realizzato; inasprimento del carattere; misantropia; alterazione della salute; perdita dei capelli e altri accidenti.
Ora il guadagno è di tre tipi: guadagno di fortuna, di merito religioso, di piacere; e la perdita pure è di tre tipi: perdita di fortuna, di merito religioso, di piacere. Se nel momento in cui uno lavora per un guadagno si aggiungono altri guadagni, questi si dicono: guadagni accessori. Se il guadagno è incerto si dice che si ha un semplice dubbio. Se vi è dubbio fra due speranze, ignorando quale delle due si realizzerà, si ha un dubbio misto. Se facendo una data cosa si ottengono due risultati, si ha una combinazione di due risultati; e se la stessa cosa produce più risultati, si ha una combinazione di risultati multipli.
Eccone degli esempi, tenendo presente che i guadagni e le perdite sono di tre specie.
- a) Quando, vivendo con un gran personaggio, una cortigiana acquista una ricchezza presente, e allo stesso tempo si lega con altre persone in modo da assicurarsi il futuro benessere e un aumento di ricchezza, si ha il caso di un guadagno accompagnato da un altro guadagno.
- b) Quando una cortigiana riceve denaro da altre persone che non sono il suo amante, i risultati sono: rischio di perdere il benessere futuro che le avrebbe procurato l’amante; rischio di perdere l’affetto di un uomo che le è sinceramente affezionato; disprezzo di tutti e, infine, rischio di unirsi con qua!che uomo di bassa condizione, che le farà rovinare l’avvenire. Questo si chiama guadagno di ricchezza accompagnato da perdita.
- c) Quando, vivendo con un uomo, una cortigiana guadagna semplicemente denaro, si ha il caso di un guadagno di ricchezza non accompagnato da altro guadagno.
- d) Quando una cortigiana, a sue spese e senza positivo risultato di guadagno, si lega con un alto personaggio o con un ministro avaro, con lo scopo di evitare qualche disgrazia, o di rimuovere qualche ostacolo alla realizzazione di un grosso guadagno, questo è il caso di una perdita di ricchezza accompagnata da probabile guadagno avvenire.
- e) Quando una cortigiana è gentile, anche con suo scapito materiale, con un uomo avarissimo, o con un uomo ingrato abituato a conquistarsi i cuori, senza ne risulti per lei, in fin dei conti, un beneficio qualsiasi, questa perdita si chiama perdita di ricchezza non accompagnata da alcun guadagno.
- f) Quando una cortigiana è gentile verso uomini come quelli ora descritti, ma che sono anche favoriti del re, crudeli e potenti, e ciò senza un buon risultato, ma anzi col rischio di esser messa sulla paglia da un momento all’altro, questo si chiama perdita di ricchezza accompagnata da altre probabili perdite.
In tal modo i guadagni e le perdite, come anche i guadagni e le perdite accessorie di merito religioso o di piacere, sono state esposte ai nostri lettori in modo che ne possano far derivare tutte le possibili combinazioni.
E così finisce la trattazione dei guadagni e delle perdite e dei guadagni e perdite accessorie.
Dobbiamo ora parlare dei dubbi che sono pure di tre specie: dubbi sulla ricchezza, sul merito religioso, sui piaceri. Ed eccone degli esempi.
- a) Quando una cortigiana non è certa di ciò che un uomo possa darle o possa spendere per lei, si ha il dubbio sulla ricchezza.
- b) Quando una cortigiana è in dubbio di far male ad allontanare un amante al quale abbia portato via tutta la sua ricchezza, questo si dice dubbio sul merito religioso.
- c) Quando una cortigiana non può possedere un amante come vorrebbe e non sa se potrà mai godere totalmente un uomo circondato dalla famiglia, o un uomo di bassa condizione, si ha il dubbio sul piacere.
- d) Quando una cortigiana ignora se un personaggio potente, ma male intenzionato, potrà causarle una perdita nel caso in cui gli mancasse di deferenza, si ha il dubbio sulla perdita di ricchezza.
- e) Quando una cortigiana dubita di perdere il suo merito religioso abbandonando un uomo a lei affezionato, senza concedergli il minimo favore, causando così la sua disgrazia in questa vita e nell’altra, si ha il dubbio sulla perdita di merito religioso.
- f) Quando una cortigiana ignora se dichiarando apertamente il suo amore all’uomo amato questi non le tolga il suo affetto e teme di perdere la soddisfazione dei suoi desideri, si ha il dubbio sulla perdita dei piaceri. In tal modo hanno termine le osservazioni sui dubbi.
DUBBI MISTI
- a) Un legame con un estraneo di cui s’ignorano le intenzioni, e che può essere stato introdotto da un amante o da altra persona, può dar luogo a un guadagno o a una perdita; perciò questo è il caso di un dubbio misto sul guadagno, o la perdita di ricchezza.
- b) Quando una cortigiana, in seguito alla preghiera di un uomo o per sentimento di pietà, ha rapporti sessuali con un bramino letterato, con uno studente religioso, un sacrificatore, un devoto o un asceta, che possono, uno o l’altro, essere presi da amore per lei fino a esserne malati, lei corre rischio o di perdere o di guadagnare merito religioso; questo è un dubbio misto sul guadagno o la perdita di merito religioso.
- c) Se una cortigiana, nel giudicare un uomo, ascolta semplicemente le parole di terzi, le ciarle, e va a trovano senza assicurarsi prima se possiede o no le buone qualità richieste, rischia di guadagnare o di perdere del piacere, secondo che quest’uomo sarà buono o cattivo; questo si chiama dubbio misto sul guadagno o la perdita di piacere.
Uddalika ha descritto come segue le combinazioni dei due risultati:
- a) Se, vivendo con un amante, una cortigiana ne riceve e denaro e godimento, si presenta appunto la combinazione di due risultati, o meglio un doppio guadagno.
- b) Se una cortigiana vive con un amante a sue proprie spese, non solo senza averne nessun profitto, ma l’amante le riprende anche tutto ciò che può averle prima regalato, si ha una doppia perdita.
- c) Se una cortigiana ignora se un nuovo amante le sia affezionato, e anche nel caso le sia affezionato, se le darà profitto, si ha un doppio dubbio sul guadagno.
- d) Quando una cortigiana ignora se rinnovando l’amicizia con un nemico, questi vorrà renderle del male per soddisfare il suo rancore, o se, sia pure affezionandosi, in un momento di collera possa portarle via quanto le abbia regalato, si ha il doppio dubbio sulla perdita.
Babhravya ha così descritto i guadagni e le perdite doppie:- a) Quando una cortigiana ha possibilità di ricevere denaro da un uomo recandosi a trovano e parimente da un altro senza bisogno di visitarlo, si ha un guadagno da due parti o combinazione di due risultati.
- b) Quando una cortigiana deve far delle spese per andare a trovare un uomo, ma rischia anche una perdita sicura non andandolo a trovare, si ha la perdita da due parti.
- c) Quando una donna ignora se un uomo dal quale deve andare le regalerà qualche cosa senza fare lei stessa delle spese, o se, trascurandolo, otterrà qua!che cosa da un altro uomo, si ha un dubbio da due parti sul guadagno.
- d) Quando una cortigiana ignora se, andando a spese sue a visitare un vecchio nemico, questi le riprenderà quanto può averle donato, o se, non andandovi, si attirerà qualche disgrazia, si ha il dubbio da due parti sulla perdita.
E combinando nei vari modi possibili i casi sopra descritti si hanno sei risultati misti:- a) Guadagno da una parte e perdita dall’altra.
- b) Guadagno da una parte e dubbio di guadagno dall’altra.
- c) Guadagno da una parte e dubbio di eredità dall’altra.
- d) Perdita da una parte e dubbio di guadagno dall’altra.
- e) Dubbio di guadagno da una parte e dubbio di perdita dall’altra.
- f) Dubbio di perdita da una parte e perdita dall’altra.
Una cortigiana, dopo aver ben soppesato tutto ciò che abbiamo detto e dopo essersi consigliata con gli amici, dovrà agire in modo da assicurarsi un guadagno, la probabilità di grossi guadagni, e la garanzia contro qualche disgrazia. Il merito religioso e il piacere possono pure originare combinazioni separate come la ricchezza, e tutte e tre possono essere combinate fra loro in vario modo sì da causare nuove combinazioni. Quando una cortigiana ha rapporti con parecchi uomini deve cercare di ricevere da ciascuno denaro e godimento. Così in tempi determinati farà annunciare da sua madre a varie persone, di aver fissato un giorno a quell’uomo che si sente di soddisfare in qualsiasi desiderio che specificherà.
Quando dei giovani l’avvicinano tutti pieni di desiderio, dovrà ben riflettere al profitto che potrà ritrarne.
Le combinazioni di guadagno e perdita da ogni parte sono: guadagno da una sola parte e perdita da tutte le altre; perdita da una sola parte e guadagno da tutte le altre; guadagno da ogni parte e perdita da ogni parte.
Una cortigiana deve anche ben riflettere sui dubbi sul guadagno e sulla perdita, per quanto riguarda la ricchezza e il merito religioso e il piacere.
In tal modo termina l’esposizione sul guadagno e la perdita, sul guadagno e la perdita accessoria e sui dubbi.
Le diverse specie di cortigiane sono: l’operaia; la donna che ha abbandonato la famiglia; la donna che vive sulla sua bellezza; la cortigiana di professione.
Queste specie di cortigiane sono in relazione con varie specie di uomini, ed esse debbono sempre aver presenti i mezzi di estorcere loro danaro, di piacere, di separarsene, e di riunirsi. Debbono tener presenti i guadagni e le perdite, i guadagni e le perdite accessorie e i dubbi.
Finisce qui la trattazione delle cortigiane.
Abbiamo su tal soggetto due versetti, di cui ecco il testo:
Gli uomini cercano il piacere mentre le donne cercano il denaro; esse dunque debbono studiare questa parte dell’opera che tratta dell’arricchimento.
Vi sono delle donne che cercano l’amore, ve ne sono altre che cercano il denaro; le une cerchino d’imparare nelle prime parti dell’opera tutto quel che riguarda l’amore, le altre troveranno in questa i mezzi usati dalle cortigiane per guadagnare il denaro.
PARTE SETTIMA
DEI MODI DI AFFEZIONARSI LE PERSONE
I – L’ABBIGLIAMENTO LA SEDUZIONE LE MEDICINE
Se una persona non riesce a ottenere l’oggetto dei suoi desideri coi mezzi già descritti, occorre allora ricorrere ad altri mezzi.
In generale un bell’aspetto, le buone qualità, la gioventù, la generosità sono i mezzi principali e più naturali per piacere agli altri. Ma non possedendo totalmente tutto ciò, è necessario ricorrere ai mezzi artificiali o all’arte, ed ecco quindi qualche ricetta che può esser utile:
a) Un unguento composto di tabernamontana coronari, di costus speciosus o arabicus e di flacurtia cataphracta, si impiega come unguento da abbigliamento.
b) Si formi, con le sostanze sopra citate, una polvere fine e la si metta sul lucignolo di una lampada sulla quale si brucia l’olio di vetriolo azzurro; il pigmen166 to nero che ne risulta, o nero di lampada, applicato sulle ciglia, ha la virtù di far sembrare piacevoli.
c) L’olio di hogweed, l’echite putescens, la pianta sarnia, l’amaranto giallo e la foglia di ninfea, applicati sul corpo, hanno la stessa virtù. d) Un pigmento nero proveniente dalle stesse piante produce il medesimo effetto.
e) Mangiando polvere di nelumbrium speciosum, di loto azzurro e di mesna roxburghii, con burro chiarificato e miele, un uomo si rende piacevole.
f) Le sostanze ora dette, mescolate con tabernamontana coronaria e con lo xanthochymus pictorius, e ridotte in unguento hanno la stessa virtù.
g) Un osso di pavone o di iena, coperto d’oro e attaccato alla mano destra, rende simpatico un uomo.
h) Il medesimo effetto si otterrà attaccandosi alla mano una corona fatta di grani di giuggiola, o di conchiglie e incantata con gli incanti ricordati nei Veda Artharvana, e con gli incanti di persona pratica delle scienze magiche.
i) Quando una domestica arriva all’età della pubertà, il padrone dovrà tenerla nascosta e quando, a causa delle difficoltà di avvicinarla, perché è rinchiusa in casa, gli uomini la desidereranno con maggior passione, egli la concederà a colui che le assicurerà ricchezza e felicità.
Questo è un mezzo per aumentare agli occhi degli altri l’amabilità di una persona.
Allo stesso modo quando la figlia di una cortigiana arriva all’età della pubertà, la madre riunirà un certo numero di giovani della stessa età, dello stesso carattere e della stessa educazione della figlia e dichiarerà di concederla in matrimonio a chi le farà alcuni doni che specificherà. Poi terrà la fanciulla nascosta il più possibile, e la madre la darà in matrimonio a quell’uomo che farà i regali richiesti. Se non sarà possibile ottenere tutto dall’uomo, la madre stessa aggiungerà qualche oggetto di sua proprietà e lo dichiarerà regalato dal fidanzato. O anche, la madre potrà consentire alla figlia di unirsi all’uomo privatamente, fingendo di non sapere nulla, e di avere saputo il fatto più tardi, per poi dare il suo consenso all’unione.
La figlia potrà anche rendersi simpatica ai figli dei ricchi cittadini, sconosciuti a sua madre, seducendoli cercando d’incontrarli nelle ore delle lezioni di canto, nei posti dove si fa musica, nelle case di estranei; poi pregherà sua madre, per mezzo di un’amica o di una cameriera, di permetterle di unirsi a quello che le piacerà di più. La ragazza, in tal modo, dovrà osservare gli obblighi del matrimonio per un anno, dopo di che potrà fare ciò che vorrà. Ma anche dopo l’anno, se il marito la chiamerà di tempo in tempo a passare la notte con lui, lei lascerà il guadagno del momento per recarsi da lui. Questo è il matrimonio temporaneo usato per le figlie delle cortigiane, ed è uno dei modi di rendersi amabili. Tale sistema è usato anche per le figlie delle ballerine, che saranno concesse soltanto a uomini capaci di esser loro utili.
Finisce qui la trattazione del modo di piacere agli altri.
Vari sono i modi per sottomettere gli altri alla propria volontà.
- a) Se un uomo strofina il lingam con un miscuglio di polvere si stramonio, pepe lungo, pepe nero e miele, e compie un atto sessuale con una donna, riesce a sottometterla interamente alla sua volontà.
- b) L’applicazione di un miscuglio di foglie della pianta vatodbhranta, di fiori gettati sopra un cadavere umano nel momento in cui si sta per bruciano, e di polvere d’osso di pavone, ha lo stesso effetto.
- c) I resti di un nibbio morto di morte naturale, ridotti in polvere e mischiati con cowach e miele, hanno pure lo stesso effetto.
- d) Strofinandosi con unguento tratto dalla pianta emblica myrabolans si acquista il potere di conquistare le donne a piacere.
- e) Si spezzino finemente i germogli della pianta Vajnasunhi, si immergano in un miscuglio di arsenico rosso e di zolfo, si facciano seccare per sette volte; applicando sul lingam questa polvere mescolata con miele, si è sicuri di sottomettere alla propria volontà una donna appena posseduta. Oppure si brucino di sera questi germogli, e se dietro il fumo sprigionato si scorgerà una luna d’oro, si può esser certi di riuscire con qualunque donna. O ancora, si mescoli questa polvere con escrementi di scimmia e si getti il miscuglio su una ragazza vergine. Si può esser sicuri che la fanciulla non sarà concessa in matrimonio a nessun altro.
- f) Si preparino dei pezzi di arris-root con olio di mango e si lascino per sei mesi in fondo a un foro praticato nel tronco dell’albero sisu; se ne formi poi un unguento da applicare sul lingam; è un mezzo per soggiogare le donne.
- g) Si bagni un osso di cammello nel succo della pianta eclipta prostala, poi si bruci e si pongano i residui in una scatola fatta pure con osso di cammello. Se si spalma questo residuo, mischiato ad antimonio, sulle ciglia, servendosi di una pinza fatta pure con osso di cammello, si dice che è una sostanza pura, sana per gli occhi, e che ha la virtù di sottomettere gli altri. Lo stesso effetto lo produce un pigmento ottenuto invece con osso di falco, di pipistrello e di pavone.
- Così ha termine questo argomento.
E ora ecco il modo di aumentare il vigore sessuale. - a) Un uomo acquista vigore sessuale bevendo latte zuccherato, radice della pianta uchchata, pepe, sciaba e liquirizia.
- b) Del latte zuccherato nel quale sia fatto bollire un testicolo di montone accresce il vigore.
- c) Lo stesso risultato si ottiene con succo dell’hedysarum gangeticum, del kuili e del kshirika, mischiato con latte.
- d) Il grano del pepe lungo, del sanseviera roxburghiana e dell’hedysarum gangeticum, il tutto impastato con latte, dà uguale risultato.
- e) Secondo antichi autori, se un uomo macina i grani o le radici di trapa bispinosa, di kasurika, di gelsomino selvatico, e di liquirizia con del kshirakapoli (specie di cipolla) e pone la polvere nel latte con zucchero e ghee (burro chiarificato), poi, dopo aver fatto bollire il miscuglio su un fuoco moderato, beve lo sciroppo ottenuto, sarà in grado di godere un gran numero di donne.
- f) Se un uomo mescola del riso con uova di passero, poi, dopo aver fatto bollire il tutto nel latte, vi aggiunge del ghee e del miele e ne beve quanto è necessario otterrà pari risultato.
- g) Se un uomo prende delle scorze di grani di sesamo, li mescola con uova di passero, poi, dopo averle fatte bollire in latte zuccherato, a ghee, a frutti di trapa bispinosa e di kasurika e dopo aver aggiunto farina di frumento e di fave, beva questa composizione, si afferma che può esser certo di giacere con un’infinità di donne.
- h) Si mescoli insieme ghee, zucchero e liquirizia in uguali quantità, poi si aggiunga succo di finocchio e latte. Questo composto è un nettare reputato santo, prezioso per il vigore sessuale, preservativo della vita, e gustoso al palato.
- i) Si beva uno sciroppo di asparagus racemosus, di shvadoshtra e di guduchi, di pepe lungo e di liquirizia, bollito nel latte con miele e ghee in primavera: ha lo stesso effetto dei precedenti.
- l) Si bolla nel latte l’asparagus racemosus e la shvadoshtra con frutti frantumati di premna spinosa; pure questo composto ha lo stesso effetto. m) Ghee bollito, o burro chiarificato, bevuto la mattina in primavera, ha fama di essere sano, fortificante e gustoso.
- n) Si mescoli, in parti uguali, dei grani di sho adoshtra e dei fiori di orzo e se ne mangi ogni mattina, appena alzati, una quantità del peso di due palas circa; se ne otterrà lo stesso effetto.
Anche a questo proposito abbiamo dei versetti, di cui ecco il testo:
I mezzi per eccitare l’amore e il vigore sessuale sono insegnati dalla scienza medica, dai Veda, dalle persone iniziate alle arti magiche, dai parenti degli amici intimi. Non si devono tentare mezzi di dubbia efficacia che logorano il corpo, o che richiedano la morte di animali, o che ci mettano a contatto con cose impure. I mezzi da adottare sono solo quelli sani, efficaci e approvati dai bramini e dagli amici.
II – ESPERIENZE E RICETTE VARIE
Quando un uomo è incapace di soddisfare una donna Hastini, o elefantessa, deve ricorrere a diversi modi per svegliare in lei il prurito. Prima di tutto le strofinerà la yoni con la mano o con le dita, e non inizierà l’amplesso se non è già eccitata e non dimostrerà di provarne piacere. Questo è uno dei modi di eccitare una donna. Oppure farà uso di certi apadravya, oggetti speciali che si mettono in cima o tutto attorno al lingam per aumentarne la grossezza e la lunghezza, in modo da riempire la yoni. Secondo Babhravya, tali oggetti devono essere fatti d’oro, argento e rame, ferro, avorio, corno di bufalo, legni di diverse qualità, stagno, piombo: devono essere in tutto idonei a suscitare la forza sessuale. Vatsyayana tuttavia ci dice che ciascuno può fabbricarsene secondo la propria fantasia. Ecco le differenti specie di apadravya:
1) il bracciale (valaya) deve risultare della stessa grandezza del lingam e la superficie esterna deve essere cosparsa di asperità;
2) la coppia (sanghati) è formata da due bracciali;
3) il braccialetto (scùndaka) è fatto di tre o più braccialetti congiunti insieme, finché arrivino alla lunghezza di lingam richiesta;
4) il braccialetto semplice; formato di un semplice fil di ferro avvolto attorno al lingam segnando la sua grossezza;
5) il kantuka o jalaka, tubo aperto alle due estremità e forato in tutta la sua lunghezza, ruvido o disseminato di bozze alla superficie esterna, di cui le dimensioni sono calcolate sulla yoni. Si attacca alla cintura. Se non si ha questo oggetto sotto mano si farà uso di un tubo preparato con legno di pomo o col fusto tubolare della pianta di zucca, o con una canna bagnata con olio o succhi di piante, che si attacca parimente alla cintura con dei cordoni. Dei pezzetti di legno ben lisci e legati insieme, possono ottenere lo stesso risultato. Gli oggetti di cui abbiamo parlato si possono adoperare contemporaneamente al lingam, o anche da soli e in suo luogo. Gli abitanti dei paesi meridionali credono non sia possibile un vero piacere sessuale se il lingam non è perforato, e perciò se lo fanno forare come si forano i lobi delle orecchie a un bambino per mettergli le buccole. Ora se un giovane vuol perforarsi il lingam deve farlo con uno strumento molto acuto, poi rimaner nell’acqua per tutto il tempo in cui esce il sangue. La sera avrà un rapporto sessuale piuttosto attivo per pulire il foro. Dopo ciò continuerà a lavare la ferita con decotti e a ingrandirla con pezzi di canna e di wringhtia antidysenterica che allargheranno a poco a poco il foro praticato. Si può anche lavare con liquirizia e miele, e usare, per ingrandire, il fusto dl frutto del simapatra. Infine ungere il foro con un po’ di olio. Questo foro praticato attraverso il lingam può servire per fissarvi degli apadravya di varie forme come il cerchio, la berretta di legno, il fiore, il bracciale, l’osso d’avione, lo stimolo da elefante, la collezione delle otto palle, la treccia di capelli e altri oggetti simili, che derivano il loro nome dalla forma e dall’uso a cui servono, o dalla maniera di servirsene. Tutti questi apadravya devono presentarsi ruvidi all’esterno, secondo lo scopo particolare.
Ecco ora i modi di rinforzare il lingam.
Quando un uomo desidera rinvigorire il lingam, deve strofinarlo con certi insetti che vivono sugli alberi, poi, dopo averlo cosparso di grasso per dieci volte consecutive, lo strofinerà nuovamente coi medesimi insetti. Continuando così otterrà un graduale ingrossamento del lingam, e allora dovrà stendersi su un letto pensile e lasciar pendere il lingam da un foro praticato nel letto. Dopo di ciò dovrà far scomparire il dolore causato dal gonfiore per mezzo di decotti freschi. Tale ingrossamento, che si chiama suka, e che si verifica spesso negli abitanti del paese di Dravida, dura per tutta la vita. Se si strofina il lingam con le seguenti sostanze: la pianta physalis flexuosa, la sawara-hadanka, la jalasuka, il frutto della pianta delle uova, il burro di latte di bufala, la pianta hasti-sciarma, il succo della pianta vajra-rasa, risulterà un ingrossamento che permane sei mesi.
Si potrà ingrossare il lingam strofinando con olio bollito su fuoco moderato, a cui si aggiungano semi di melograno e di cocomero, e il succo della pianta valuka o della pianta hasti-sciarma e della pianta delle uova.
Altri sistemi, oltre quelli descritti, si potranno imparare dalle persone pratiche e sicure, come pure riportiamo le seguenti esperienze e ricette:
- a) Se un uomo getta su una donna un miscuglio formato di polvere della pianta lattiginosa da siepe, della pianta kautala, della radice macinata della pianta lanjalika e d’escrementi di scimmia, questa donna non amerà altro uomo.
- b) Se un uomo forma una specie di gelatina col succo dei frutti della cassia fistula e dell’eugenia jambolnia, mescolandola con polvere della pianta soma, della vernonia anthelmintica, dell’eclipta prostata, e della lokopa-jihirka e l’applica sulla yoni di una donna con la quale ha poi un rapporto sessuale il suo amore per questa donna cesserà sul momento.
- c) Simile effetto otterrà un uomo che abbia commercio con una donna la quale sia bagnata in latte di bufala mescolato con polvere della pianta gopalika, della bana-padika e dell’amaranto giallo.
- d) Un unguento composto di fiori della noclea cadamba, della susina, della eugenia jambolnia, usato da una donna, è tale da farla detestare dal marito.
- e) Delle ghirlande formate con gli stessi fiori, portate da una donna, producono il medesimo effetto.
- f) Un unguento formato col frutto della asteracantha longifolia (kokilakska) fa contrarre la yoni di una donna Hastini o elefantessa e tale contrazione dura una notte.
- g) Un unguento formato con le radici macinate del nelumborium speciosum e del loto azzurro, e con la polvere della pianta physalis flexuosa mista a ghee e miele, dilata la yoni della donna Mrigi o cervia.
- h) Un unguento composto col frutto dell’emblico myrabolans schiacciato nel succo lattiginoso della pianta da latte, della pianta soma, della calotropis gigantea, e nel succo del frutto della vernonia anthelmintica, farà imbiancare i capelli.
- i) Il succo delle radici della pianta madayantaca, dell’amaranto giallo, della pianta aujanika, della clitoria ternatea, e della stidasknaparni, impiegata come lavanda, farà crescere i capelli.
- i) Un unguento composto con le stesse radici bollite nell’olio, e usato nelle frizioni, annerisce i capelli, e fa tornare quelli caduti.
- m) Se si immerge per sette volte della lasca, fino a saturazione, nel sudore del testicolo di un cavallo bianco, e si applica poi sopra un labbro rosso, questo diverrà bianco.
- n) Il colore delle labbra potrà ritornare per mezzo della madayantica e altre piante sopra ricordate al paragrafo i.
- o) Una donna che ode un uomo suonare un cannello immerso nel succo della pianta bahupadikar, della tabernamontana coronaria, del costus speciosus o arabicus, del pinus deodora, dell’euphorbia antiquorum, e delle piante vajra e kantaka, diventa una schiava.
- p) Se si mescola acqua con olio e ceneri di un’erba qualsiasi, a eccezione dell’erba kusha, quest’acqua prende il colore del latte.
- r) Se si macinano insieme il myrabolans giallo, la prugna, la pianta shrawana, e la priyangu, e si applica tale polvere su vasi di ferro, questi divengono rossi.
- s) Se, dopo aver accesa una lampada piena di olio estratto dalle piante shrawana e priyangu, e di cui lo stoppino è composto di tela e di strisce di pelle di serpente, vi si pongono vicino lunghi pezzi di legno, questi assumono l’aspetto di altrettanti serpenti.
- t) Bere il latte di una vacca bianca che ha un vitello bianco con sei piedi, è di buon augurio, dà una grande fama, e conserva la vita.
- u) Le benedizioni propiziatorie dei venerabili bramini hanno lo stesso effetto.
E come conclusione, abbiamo i seguenti versetti:
In tal modo ho scritto in poche parole la Scienza dell’Amore, dopo aver letto i testi di antichi autori, e dopo aver osservato i vari modi di godimento qui menzionati.
Colui che ben conosce i veri principi della scienza, si consiglia con Dharma, Artha e Kama, con la propria esperienza, e con gli insegnamenti altrui, e non agisce mai semplicemente secondo la propria fantasia. In quanto agli errori della Scienza di Amore che in quest’opera ho ricordato, con la mia autorità di autore li ho immediatamente censurati e proibiti.
Un atto non può mai essere giustificato dicendo che la scienza lo autorizza, perché occorre ricordare che, nell’intenzione della scienza, soltanto in casi particolari sono applicabili le sue regole. Dopo aver letto e meditato le opere di Babhravya e di altri antichi autori, e dopo aver bene studiato le regole dettate da questi, Vatsyayana ha composto i Kamasutra, seguendo i precetti della Sacra Scrittura, e, per il bene del mondo, quando, conducendo la vita di studente religioso era completamente assorto nella contemplazione della Divinità.
Quest’opera non è stata scritta per essere un semplice strumento di soddisfazione dei nostri propri desideri. Una persona che, conoscendo il vero principio di questa scienza, coltiva con amore Dharma, Artha Kama e tiene in considerazione le usanze del popolo, è sicuro di giungere a essere padrone dei sensi.
E, per concludere, una persona intelligente e prudente che si occupi di Dharma, di Artha e di Kama, senza divenire lo schiavo delle passioni, riuscirà in tutto quello che potrà intraprendere.
[1] Si dice così di un uomo che sa fare ogni lavoro ed è mantenuto dal villaggio intero.
[2] Il dio indiano dell’amore.